In questo momento sono attraversato da sensazioni contrastanti. Non so se essere sorpreso negativamente per l’andamento della partita contro il Vaslui, oppure se esaltarmi per la reazione d’orgoglio della squadra di Stramaccioni. Qualche mese fa avrei optato per la prima soluzione, oggi preferisco la seconda. Diciamo che preferisco concentrarmi sulla metà piena del bicchiere. Diciamo anche, però, che un po’ tutti noi tifosi a un certo punto abbiamo davvero temuto il peggio, una catastrofe europea di inimmaginabili proporzioni, al livello di quella rischiata contro l’Hajduk (pur giocando meglio e concedendo meno).
I romeni ci hanno messo paura, nonostante la loro timidezza tecnica e tattica.

Abbiamo sofferto troppo, ma ci può stare in situazioni d’emergenza. Assenze preventivate e inferiorità numerica quasi all’alba del match hanno complicato tremendamente l’impegno dell’Inter. Rispetto al ritorno perso a San Siro contro l’Hajduk, almeno, non ho intravisto tracce di deconcentrazione. Non è questa la causa della prestazione sottotono, ai limiti della pelle d’oca, degli uomini di Stramaccioni. Hanno pesato tremendamente i fattori sopra citati, dopotutto il tecnico lo sapeva che tante defezioni avrebbero influito e non si aspettava l’espulsione di Castellazzi. Ma al contempo era sicuro del carattere di chi sarebbe sceso in campo. In parte, ha avuto risposte positive. Ma solo in parte.

La soluzione di continuità tra l’Inter grigia del primo tempo e quella più vivace della ripresa ha un nome e cognome: Fredy Guarin. Diamine, deve essere cieco chi ancora non considera questo giovane centrocampista colombiano un top player. La società il suo campione l’ha acquistato in questa sessione di mercato. Certo, cronologicamente Guarin è arrivato a gennaio, ma i soldini Moratti li ha sborsati poche settimane fa. Circa 12 milioni, mica noccioline. Tanti per le finanze nerazzurre, pochi valutando le potenzialità, solo in parte espresse, di questo giocatore in grado di fare reparto da solo. Entra lui, si sveglia la squadra. Una scossa benefica che, ben coadiuvata dall’infinito Zanetti, ha evitato all’Inter una serata da incubo.

“È il nostro primo grande acquisto”: così ieri sera mi ha risposto Strama a una domanda sull’impatto di Guarin. Normale che per l’allenatore sia fondamentale, così come è scontato che, in caso di sua assenza, l’Inter rischia di perdere tanto. Un po’ come la Juventus con Pirlo, il Napoli con Cavani, la Roma con De Rossi. Tutti top player, guarda caso. Ieri sera se n’è andato Maicon, sapevamo che sarebbe successo ma speravamo che l’appropinquarsi del gong del mercato avrebbe scongiurato questo pericolo. Come si dice in questi casi, ‘nun è successo’. Pazienza. Grazie a Maic e a Julio, che ieri ha salutato i tifosi, in un momento grondante di commozione. Ma la loro Inter non c’è più. Oggi c’è l’Inter di Guarin, ripartiamo da lui.

Capitolo mercato: il vice Milito arriverà o no? Difficile a dirsi, Floccari potrebbe essere la soluzione giusta ma la strada non è propriamente spianata. L’importante è non farsi attrarre dall’effetto Groupon: acquistare solo perché c’è un’offerta irrinunciabile, pur non essendo un articolo di cui sentivamo il bisogno. Può andar bene per un rasoio elettrico o una cena etnica, non per un calciatore. È stato finora un mercato saggio, come auspicava Moratti. Inutile, proprio all’ultimo, portare a Milano qualcuno di cui non abbiamo realmente bisogno solo perché ci viene offerto. La qualità non te la regala nessuno…

Sezione: Editoriale / Data: Ven 31 agosto 2012 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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