Sembra ormai sicuro che la Serie A riprenda a fine maggio/inizio giugno. D’altronde gli interessi economici del mondo calcio sono enormi. E quindi, volenti o nolenti, si tornerà in campo. Per quello mi riguarda ribadisco quanto sostenuto nelle precedenti settimane. La salute prima di tutto: se ci fosse anche solo il minimo rischio di contagio, non si dovrebbe andare avanti. Cosa importa una, o più partite di pallone a cospetto della vita umana? Nulla. Niente. Zero. Su questo siamo tutti d’accordo, non c’è dibattito. E se anche ci fosse, mi vergognerei a pensarla in modo differente. Come si dice però: "The show must go on”. Chi prenderà la decisione finale avrà un nome e un cognome. Perciò immagino che farà tutte le ricerche del caso. Sentirà i migliori professionisti del settore e alla fine si prenderà le proprie responsabilità, conscio del fatto che un eventuale sarebbe imperdonabile. A ciascuno il suo lavoro. E io, che di professione svolgo quella del giornalista sportivo, devo per forza pensare a come sarà a il nuovo/vecchio campionato 2019-20. Ecco, credo che tutto quanto sostenuto nelle mie ospitate televisive, nei collegamenti radio e nei vari editoriali per questo testata online durante i mesi precedenti alla pandemia, non valga praticamente nulla. Mi spiego meglio.

Non è che voglia cambiare idea a convenienza. Ma converrete con me che il Coronavirus ha cambiato la storia del mondo. E anche quella del torneo nazionale di calcio. Se prima infatti la Serie A era una sfacchinata lunga 9 mesi, adesso non sarà più così. Ci saranno 90 giorni di fuoco in cui davvero potrà succedere di tutto. Se è normale, e del tutto umano, che nell’arco di una lunga stagione ogni squadra di vertice possa avere una pausa o un momento no, in cui si fatica a portare a casa il risultato, ora non potrà non essere più così. Tutto (o quasi) sarà di fatto sarà concentrato negli ultimi tre mesi. Certo, conteranno anche i punti conquistati in precedenza. Sono sicuro che l’ultima in classifica non vincerà il campionato e che quelle in vetta non retrocederanno. Ciò è palese. Ma sicuramente ci saranno delle sorprese e degli stravolgimenti in atto sull’attuale graduatoria. Proprio perché non sarà più una prolungata maratona, bensì uno sprint finale. E qui saranno fondamentali allenatori, giocatori e soprattutto preparatori atletici.

Il punto è: dare tutto adesso per provare a sbaragliare le carte e a capovolgere le sorti di inizio annata, con la conseguente possibilità di avere problemi nella stagione successiva, o utilizzare la restante parte di campionato per preparare al meglio il campionato 2020/21? Su questo non saprei bene come esprimermi. Fosse per me cercherei una soluzione intermedia. Ma non potendo scendere in tecnicismi, proprio perché non sono un medico, aspetto di vedere l’evolversi della situazione. Per un campionato chiaramente falsato. Qualunque sia l’esito finale, dato che è innegabile che ciò che poteva essere, non sarà. Non per colpa di arbitri, di infortuni o di partite giocate al 50%, sia chiaro. Ma del Covid-19.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 24 aprile 2020 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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