La Coppa Carnevale è dell'Inter. I ragazzi di Vecchi, in onore delle festività, si travestono da grandi e riconsegnano al club il trofeo che mancava dal 2011. Mentre l'ultima vittoria della Prima squadra a Bergamo era arrivata nel 2008 e domenica è stato sfatato il tabù. Seguendo lo stesso filo del discorso, Guarin s'è vestito da grande centrocampista e tutta la squadra è tornata a indossare gli abiti di vera Inter, da troppo tempo dimenticati in naftalina. Giudizio affrettato? Forse. O forse no. La certezza è che è tutta un'altra Inter rispetto a quella timorosa e impacciata troppe volte vista in queste ultime stagioni.

Vero, ci sono state Inter che hanno illuso, ma tutti erano concordi che si fosse alla fine di un ciclo. Stavolta è diverso. Mercato di alto profilo, prospettive ancora più rosee (il solo accostare al club di Thohir un nome come quello di Yaya Touré fa tremare i polsi) e in panchina un allenatore che – con tutto il rispetto per i predecessori – sembra esattamente aver capito dove andare a parare. Ci saranno intoppi, ostacoli, battute d'arresto, però il quadro d'insieme delinea uno scenario impensabile fino a qualche settimana fa.

Ha fatto bene l'aria carnevalesca, talvolta ingannevole, spesso rivelatrice. Perché, come si suol dire, in ogni scherzo c'è sempre un fondo di verità. E la verità è che l'Inter continua a sfornare giovani di altissimo livello, perché dominare in campionato e portare a casa la Viareggio Cup vincendo tutte le partite non è questione comune. Bonazzoli è solo il diamante più splendente di una serie di preziosi custoditi nel forziere del vivaio nerazzurro. Merito alla società che si è affidata a persone competenti, in grado di allestire uno staff di prim'ordine.

Giovani che, chi più chi meno, si sono già affacciati sul palcoscenico dei grandi, come Bonazzoli, appunto, ma anche Puscas, Donkor, Palazzi, Camara. L'ottica di lavoro di Ausilio anche per la Prima squadra non muta, nonostante si stia pian piano alzando il tiro a livello di obiettivi. Shaqiri, Brozovic e Santon, vista la giovane età, rappresentano il presente, ma anche il futuro dell'Inter. E tutto l'ambiente sembra rinato: più sano, meno schizofrenico. Non a caso anche le sconfitte vengono assorbite senza isterismi. Merito di Mancini, soprattutto, tornato più maturo e in grado di trasferire la sua tranquillità a tutto il gruppo. Guarin ne è l'esempio lampante: da disastro a trascinatore. Una metamorfosi repentina, frutto di un lavoro tecnico, ma soprattutto mentale.

E lo sforzo fatto per il colombiano è un po' quello che si sta provando a fare per tutta l'Inter: rinascere dalle proprie ceneri. Il ciclo si è chiuso, è alle spalle ormai definitivamente. Il passaggio, non solo presidenziale, è arrivato e ha portato con sé normali assestamenti. La sensazione è che ora si sia davvero voltato pagina. Con la speranza che più che una maschera carnevalesca, questa diventi la vera nuova faccia dell'Inter.  

Sezione: Editoriale / Data: Mar 17 febbraio 2015 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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