Non sono d’accordo con chi afferma che Atalanta-Inter sia terminata con il giusto punteggio.
4-1 per la Dea, per quello visto in campo, non è a mio avviso un risultato che rispecchia l’andamento della gara. Il match sarebbe potuto tranquillamente terminare con gli orobici in rete per 7/8 volte, forse anche qualcosina in più. 
Nel primo tempo la squadra di casa ha letteralmente dominato i nerazzurri meneghini. Meglio (poco a dire il vero) lo si è intravisto nella seconda frazione per la compagine di Spalletti.  Ma sinceramente parlando il finale sarebbe potuto (e forse dovuto) essere ancor più rotondo per il Papu Gomez e compagni.
Troppo cattivo io? Non penso. Credo di essere realista affermando che all’Inter sia quasi andata bene, perché davvero a Bergamo l’imbarcata poteva essere ancora peggiore di quello che è accaduto.
Detto questo però, per valutare con cognizione di causa la stagione sin qui disputata dalla Beneamata, ci si deve rapportare al quadro e al contesto generale della situazione. 
E allora qui faccio solo i complimenti al mister di Certaldo e ai giocatori nerazzurri. Alzi la mano quel tifoso del Biscione che questa estate non avrebbe firmato per essere terzo in solitaria in classifica e al secondo posto del girone della morte in Champions League, dopo aver battuto in casa il Tottenham e vinto in Olanda ad Eindhoven. 
Siamo sinceri. È bello sognare. Ma gli obiettivi realistici dei nerazzurri sono l’arrivo tra le prime quattro della graduatoria della Serie A, e il far bene nella competizione più importante a livello continentale. E qui non è che ci possono essere dubbi, se o ma. C’è un riscontro oggettivo. Quello dei risultati, che dicono che l’Inter sia assolutamente in linea con il suo progetto di crescita.
Perdere a Bergamo in quel modo dà fastidio a tutti. Ai tifosi, ai giocatori, a Spalletti. Ma 90 minuti non cancellano le precedenti sette vittorie consecutive in campionato. E basta ribaltare la situazione per accorgersi che quanto scritto sia banale ma lecito. Certo, si dovrà trattare solo di un incidente di percorso, di un episodio.
Ma sarebbe ingiusto scordarsi della lezione di gioco mostrata a Roma con la Lazio, della superiorità netta nel Derby col Milan, della voglia e della garra dimostrate nell’Europa che conta.
Eh sì, perché essere in corsa in due competizioni (che poi saranno tre) conta. Entrano in scena dettagli fisiologi e mentali differenti da chi invece ne partecipa solo ad una. Come l’Inter dello scorso anno. Che però a differenza della passata annata il suo upgrade (sebbene non definitivo) lo ho già fatto. Anche se qualcuno sembra non essersene accorto.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 16 novembre 2018 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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