Intervistato dal Corriere dello Sport, Xavi, ex colonna del Barcellona, ha parlato della sua idea di calcio, degli incroci con l'Inter e della sfida di Champions di domani tra il suo ex club e i nerazzurri. "Io preferisco che a tenere il pallone sia la mia squadra perché si soffre quando lo hanno gli altri (ride, ndr). Amo un gioco di possesso, fatto di passaggi e verticalizzazioni, di pressione alta per riconquistare la sfera. Voglio dominare la gara", dice l'ex capitano blaugrana
 
Sembra il manifesto ideologico di Guardiola. 
"Pep è un amico e un grande allenatore. Ho lavorato per alcuni anni con lui e non nascondo né che lo stimo tantissimo né che mi ha influenzato. Anche voi italiani però come grandi tecnici siete messi molto bene". 
 
A chi si riferisce? 
"A Sarri. Ho studiato il suo calcio e mi piace parecchio: sia quando era al Napoli sia adesso al Chelsea vuole sempre avere il pallone, dominare il gioco. In Italia non ha vinto, ma magari lo farà a Londra. Lo meriterebbe per come lavora, per la fluidità della manovra che riesce a esprimere. Ha grandi idee e sa come metterle in pratica. Prendete l’acquisto di Jorginho: lui davanti alla difesa poteva mettere un fenomeno come Kanté, ma voleva sviluppare un certo tipo di calcio in fase di possesso e di circolazione, così ha trovato spazio per il francese e Jorginho. Adesso il suo Chelsea è spettacolare". 

Altri allenatori italiani che stima? 
"Ancelotti e Conte. Ancelotti ha personalità, conosce il calcio di tutta Europa, è bravo nell’organizzazione difensiva, ma gli piace anche la qualità in avanti. L’ho conosciuto meglio quando era al Real, ma si è confermato un vincente ovunque è andato. Sono convinto che farà bene anche al Napoli e che mercoledì (domani, ndr) per il Psg non sarà facile". 
 
Passiamo a Conte. 
"Le sue squadre sono toste e lui trasmette energia solo a guardarlo. La sua carriera parla da sola. Juventus, Nazionale e Chelsea: non ha mai sbagliato". 
 
In Italia ha vinto Mourinho che è stato acerrimo rivale del suo Barcellona quando allenava il Real, ma che nel 2009-10 le ha inflitto una delle più cocenti delusioni della carriera: l’eliminazione dalla Champions nella semifinale Inter-Barça. 
"Le ricordo bene quelle due partite. All’andata a San Siro il primo tempo eravamo in controllo e passammo in vantaggio, ma l’arbitro Benquerença non ci aiutò molto e l’Inter prese campo. Loro furono bravi a pressarci alti e a rubare qualche pallone pericoloso, ma alcune decisioni del direttore di gara… Nel ritorno a Barcellona facemmo noi il match, dall’inizio alla fine, soprattutto dopo l’espulsione di Thiago Motta. La remuntada dopo il 3-1 dell’andata sembrava possibile e invece Eto’o fece il terzino in maniera splendida, Milito fu encomiabile e tutti i nerazzurri si sacrificarono. Essere eliminati dopo aver dominato fu una pena. Dopo il gol di Piqué pensavo a un finale diverso e invece…". 
 
Fu il trionfo di Mourinho e la sua esultanza sul prato del Camp Nou è rimasta nella storia. 
"Mourinho è un allenatore molto difensivo e giocare contro la sua Inter non era facile. Il suo calcio è quello e lo ha messo in pratica anche al Chelsea e al Real. Cura tutti i dettagli, chiude ogni varco e non ti concede molto". 
 
In pratica, per usare un’espressione dello Special One, “parcheggia il pullman sulla linea di porta”. 
"A me piace un’altro tipo di calcio. Non è una critica nei suoi confronti, ma non mi diverto a giocare in quel modo e le mie squadre non avranno mai quel tipo di atteggiamento".

Ricorda i suoi duelli in campo con Zanetti, adesso vice presidente dell’Inter? 
"Come no… In quelle due semifinali e in altre gare in cui ci siamo trovati di fronte con le nazionali Javier si è sempre dimostrato un giocatore straordinario, fisicamente uno dei migliori della storia. Tutto il mondo lo rispetta e lo ricorda per quello che ha fatto". 
 
Barcellona-Inter di domani che sfida sarà? 
"Come quella del 2010, più o meno. Il Barça farà l’incontro e l’Inter si difenderà per poi ripartire in velocità con Icardi e Perisic. I miei ex compagni sono favoriti e vedrete che domineranno il possesso per mettere in difficoltà gli avversari. Se cerchi solo di non subire, uscire indenne dal Camp Nou non è facile".  
 
Non avere di fronte l’infortunato Messi però sarà un bel vantaggio per Spalletti. 
"Un grandissimo vantaggio perché Leo è il più forte con cui ho giocato, l’unico che può fare la differenza da solo e in qualsiasi momento". 
 
Più di Cristiano Ronaldo? 
"Sì, senza dubbio. Per me Messi è il più forte del mondo. Anzi, il più forte della storia". 

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Sezione: Copertina / Data: Mar 23 ottobre 2018 alle 08:38 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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