Roberto Mancini ha rilasciato una lunga intervista anche a World Football, programma radiofonico di BBC World Service. Queste le parole del tecnico nerazzurro, che parte da una disamina del campionato italiano: "La Serie A è un campionato molto difficile, quest'anno ci sarà bisogno di aspettare tre o quattro mesi perché si definiscano i valori, ma dopo una decina di partite le squadre migliori emergeranno. Dopo quattro anni di vittorie e dopo aver perso tre giocatori importanti si poteva prevedere una partenza difficile per la Juventus, ma alla fine lotterà comunque per il titolo. Quando può contare su tutti i suoi giocatori, la Juve rimane la migliore squadra in Italia. E per domenica recupereranno Claudio Marchisio e Alvaro Morata".
Juventus e Roma hanno gli impegni europei, l'Inter no. Quanto può essere un vantaggio per i nerazzurri? "Preferiremmo giocare in Champions, certo; però penso che non esserci possa essere effettivamente un vantaggio. Magari non adesso, ma a dicembre-gennaio probabilmente può essere meglio per noi qualora riuscissimo a restare al vertice. Vincere lo scudetto? Perché no, ci speriamo. E' possibile, abbiamo una buona squadra con buoni giocatori. Le prossime partite saranno molto importanti".
Domenica la Juventus arriva a San Siro, che sarà tutto esaurito per l'occasione: "È il derby d'Italia, la partita più importante del campionato; spero sia un bel match, noi siamo secondi, loro a metà classifica, anche per loro è una partita importante. L'Inter non vince a San Siro contro la Juventus da cinque anni, spero sia arrivato il nostro momento, perché se saremo in grado di battere la Juventus potremmo indirizzare bene la stagione". C'è anche un parallelo tra le due esperienze all'Inter: "Qualcosa è cambiato dalla prima volta che sono stato allenatore, ora è un club diverso, ma l'Inter è uno dei più grandi club del mondo e l'obiettivo dev'essere sempre lo stesso. Vogliamo stare al top, provare a vincere il campionato e partecipare alla Champions League tutti gli anni. Molte squadre sono cambiate, ma l'Inter è l'Inter".
Ma quali cose sono davvero cambiate? "Prima il presidente era Massimo Moratti e il club era come una famiglia. Ma oggi è difficile per una sola persona avere tutto in mano, perché ogni società ha bisogno di tanti soldi. E quindi c'è bisogno di tanta gente che lavori in maniera differente. Club come Bayern Monaco, Manchester United e Real Madrid gestiscono una marea di denaro. In Italia non è così, ma ormai è tempo di cambiare. L'Inter è la seconda squadra che lavora in questa direzione, che è simile al modello inglese: è difficile che solo una persona metta tutti i soldi necessari per la gestione della squadra". Mancini sostiene inoltre che la scelta di affidarsi a proprietà straniere da parte di Inter e Roma "è la soluzione ideale. Spero che altri club possano intraprendere questa strada, dopo tanti anni è ormai tempo che la mentalità cambi e che il campionato italiano possa riaccogliere i campioni del calcio".
La scorsa stagione ha visto una risalita dei club italiani nelle coppe europee: è il segnale che il calcio italiano sta tornando alla ribalta? "Penso che sia migliorato molto negli ultimi due anni e spero possa migliorare ancora. Ma è importante riportare i top players in Italia, visto che 10-15 anni fa i migliori giocatori giocavano in Italia mentre ora li vedi in Inghilterra e Spagna. Ma se saremo capaci di riportare in Serie A i numeri uno, possiamo migliorare ancora. I soldi? Sono importanti per tutti i club, senza è difficile ricomprare ottimi giocatori". Ma se i club italiani tornassero ad avere lo stesso potere d'acquisto dei club della Premier, quanto tornerebbe in alto il nostro calcio? "Penso che i club italiani possano tornare a lottare per la vittoria della Champions ogni anno. Il problema è stato quando abbiamo perso la quarta piazza, perché in Italia ci sono 4-5 club che possono giocare in Champions regolarmente. Adesso è importante riprendersi questa quarta posizione".
Mancini spiega anche cosa ha dovuto cambiare a livello di mentalità rispetto a quando era giocatori per poter lavorare in più Paesi e con tanti giocatori magari di livello medio: "Alleno da 15 anni, quando inizi magari è difficile ma dopo guadagni esperienza e diventa più facile. Bisogna fare molto bene questo lavoro, non solo sul piano tecnico-tattico ma anche costruendo un'ottima relazione coi giocatori. Non è facile, perché spesso hai a che fare con tanti giocatori di nazionalità diverse e quindi l'esperienza aiuta".
Mancini parla anche delle difficoltà del Chelsea, invischiato nei quartieri bassi della classifica di Premier dopo aver vinto l'ultimo campionato: "Penso che la loro situazione sia equiparabile a quella della Juve. Hanno avuto difficoltà ma in 2-3 mesi torneranno in alto perché hanno ottimi giocatori e un grande tecnico, credo che non avranno problemi a tornare nei piazzamenti che valgono la Champions. Non credo che vincerà il campionato, penso lo vincerà il Manchester City; ma penso che José Mourinho possa riportare il Chelsea nella zona Champions, ha l'esperienza giusta per farlo". Dopodiché, scatta il momento del ricordo della sua esperienza al City: "Sono stato lì tre anni e mezzo, è stata una grande esperienza, per la squadra e per i tifosi". Nel suo City c'era anche Mario Balotelli, del quale Mancini parla così: "Ho parlato con Mario in occasione del derby. Spero che possa tornare ad esprimersi sui livelli di 2-3 anni fa, perché è un grande talento e anche la Nazionale ha bisogno di lui, in quanto può cambiare qualcosa per loro, il Milan e anche per lui. Un messaggio per lui? Gli ho detto di comportarsi bene e di lavorare, perché senza lavoro è impossibile tornare a quei livelli".
Infine un pensiero agli obiettivi stagionali: "Un club come l'Inter deve puntare sempre al massimo, abbiamo cominciato la stagione molto bene, vogliamo rimanere in alto, il nostro obiettivo è restare nelle prime tre ma non sappiamo cosa può succedere in questa stagione. Dobbiamo fare del nostro meglio".
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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