Se mancava il segno alla casella ‘Figuraccia europea’, l’Inter di ieri sera scesa in campo a Brema ha sicuramente colmato il gap. Una squadra che, al di là delle assenze, del turnover e dei tanti giovani in campo, sembrava andata a fare una gita in Germania, visitando i bellissimi mercatini natalizi che dominano il centro della città anseatica immersa in un clima da fiaba, e non una squadra pronta a battagliare per guadagnarsi il primo posto nel girone con una vittoria, un primo posto che sarebbe anche arrivato visto il miracolo compiuto dal Twente, capace di ristabilire per ben tre volte il pareggio contro il Tottenham. Dal punto di vista tattico c'è poco da discutere: Benitez sceglie il 4-4-2, con Eto’o e Pandev di punta, con Santon e Muntari sulle fasce e in mezzo al campo Nwankwo e Motta. Biraghi gioca sulla sinistra. La gara inizia con le due squadre che si studiano: il Werder attende l’Inter, la scruta e poi capisce che deve attaccare, notata l’inconsistenza e la scarsa vena della squadra di Benitez, che non riesce a mettere il naso fuori dalla propria metà campo.

Nella ripresa il copione non cambia: il ‘solito’ Santon viene sostituito per Biabiany che, dopo il 2-0 di Arnautovic, cerca di  accendere qualche fiammella di speranza. L’Inter si scuote ma il palo di Pandev è più un frutto della casualità. Benitez preserva Motta, sostituendolo con Mariga, ma sono ancora i tedeschi a mettere alle corde i nerazzurri. Merito di Orlandoni se il passivo rimane immutato. Schaaf dà la standing ovation a Pizarro per Almeida: il peruviano è un pericolo costante, ma la difesa nerazzurra, in totale balia, ci mette del suo e rischia di affondare, fino a quando il 3-0 dello stesso Pizarro fa calare il sipario sull’Inter più brutta andata in scena in questi anni sul palco europeo della Champions.

 

Sezione: L'angolo tattico / Data: Mer 08 dicembre 2010 alle 10:25
Autore: Alberto Casavecchia
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