"Gentile redazione,
dopo l’amaro epilogo della partita di giovedì sera non avrei proprio avuto alcuna voglia di spendere ulteriori, noiose considerazioni su un reparto difensivo che, quasi sistematicamente ad ogni gara, sta mortificando il più che discreto lavoro di produzione offensiva normalmente garantito dalla squadra, almeno nelle partite più recenti (10 gol nelle ultime 3). Mancini non è certo uno stupido, avendo capito benissimo che l’accanimento terapeutico su Ranocchia (e solo in parte, anche su Juan Jesus) non sta pagando in termini di blindatura del reparto, anzi sta avendo un effetto a dir poco controproducente, ma saprà senz’altro trovare le giuste contromisure: siano esse il recuperato Andreolli, il nuovo arrivato Felipe, eventualmente anche il “riconsiderato” Vidic - checché ne scrivano dalle parti di Torino - e, perché no, magari il futuro arretramento di Medel (ché tanto, nella nazionale cilena, lì gioca), magari per “far posto” ad un ritrovato Kovacic. Non mi stupirei affatto se il tecnico volesse, addirittura, applicare da subito - tra i primi - uno dei principali “capisaldi” (sic!) del nuovo Decreto Attuativo del Jobs Act - il “famoso” demansionamento - al troppo “francescano” Ranocchia degradandolo, sul campo, della fascia di capitano. Tanto si sa che il Mancio, giustamente, non guarda in faccia a nessuno: basti vedere i “casi” Hernanes o Kovacic e, per certi versi, gli stessi Vidic e Podolski.
C’è subito da sottolineare che a Glasgow è scesa in campo una squadra, col senno di poi, in inferiorità numerica (addirittura in 8 vs 11) - alla faccia del pregresso “premio di maggioranza” realmente fruito in quel di Bergamo - vista l’abulia di Guarin (in versione recidiva), quella di Icardi (in regime di convalescenza) e pure la disarmante inconsistenza fisica di Palacio (nonostante il suo ottimale posizionamento in occasione della doppia iscrizione ai marcatori della gara). Due puntualizzazioni semi-serie: non era finora risaputo che, per connotare al meglio le prestazioni a dir poco altalenanti di Guarin, bastasse essere dotati di “normali” doti enigmistiche, nel senso che è sufficiente cambiare, di volta n volta, la seconda sillaba dell’aggettivo che più gli si addice: “re-di-vivo” quando stupisce - giocando bene - “re-ci-divo” allorché fa sorgere seri dubbi sull’importanza della sua badante “tattica” Brozovic, nelle occasioni in cui il croato è assente. E questo, nell’ottica del percorso in EL, equivarrebbe a prefigurare sicuri c***i acidi. L’altra considerazione riguarda, a mio modesto avviso, l’integrità fisica de El Trenza: è palesemente avviato sullo “scivolo” della messa in quiescenza e sembra quasi una bestemmia anche solo scriverlo, dopo 3 gol nelle ultime due partite. Ma non bisogna dimenticare le dinamiche della “tripletta” (due rimpalli favorevoli tra Bergamo e Glasgow ed un gentile cadeau fuori stagione del portiere scozzese) e, soprattutto, non deve risultare fuorviante il suddetto proficuo senso tattico, ma indicativa, invece - specie nel 2° tempo - l’incapacità di finalizzare adeguatamente le azioni di ripartenza (vedansi quella mozzarella rancida su “un assist al bacio di Icardi” - cito la pagella del Direttore Costantino - ed una serie infinita di dribbling non riusciti). E’ essenziale cercare di non ripetere lo stesso errore commesso in passato con Milito, con la “vana attesa” del suo completo recupero fisico dal grave infortunio patito in Coppa nel febbraio 2013. Sì certo, i problemi fisici di Palacio sono di ben altra natura rispetto a quelli del Principe, ma anche un certo Van Basten si dolse a lungo per una “banale” caviglia e poi..... Non sono certo un gufo, ma Il logorio fisico di una punta moderna come Palacio sta sotto gli occhi di tutti e lui va per i 34 anni, anche se ne ha appena compiuti 33 (lo scorso 5/2) : perché ripetere gli stessi errori di valutazione con simili anagrafi dei giocatori? Non trova, pertanto, giustificazioni la mancata concessione di qualche chance in più - per esempio - al giovane Puscas che il Mancio, a Glasgow, ha fatto solo riscaldare. L’augurio sincero che posso fare a Palacio è che, da subito o per l’eventuale stagione prossima, si possa ipotizzare un suo minutaggio ad hoc, alla Altafini. Per chiudere l’argomento “andata 16.mi EL”, si deve onestamente riconoscere che, fatta salva la serata di particolare vena di Shaqiri e Medel (ambedue in versione “ghe pensi mi”), al Celtic Park lo spettacolo è stato garantito quasi esclusivamente dagli svarioni “a nastro” del portiere (il loro) e dalle amnesie in serie (eufemismo) della difesa (la nostra). Si è assistito ad una specie di “inconsapevole” Do ut des - in versione calcistica - che avrà senz’altro fatto “disseppellire” certi slogan tradizionali - ma un po’ polverosi - a qualche titolista di giornale, ma che, al contempo, ha però messo a serio rischio gli apparati coronarici degli appassionati deboli di cuore a casa, figurarsi di quelli sugli spalti! Come non fossero bastati, in precedenza, l’amnesia casalinga col Torino ed il suicidio di Napoli in Coppa Italia, non c’era alcun bisogno di farci sciroppare pure l’assist involontario, ma “criminoso” di Kovacic, a favorire un Guidetti qualsiasi di un Celtic tutto (sana) bolgia ma poco costrutto. E’ nata, pertanto, una “zona Inter”, che fa il verso a quella di Cesarini, naturalmente in versione “passiva” (nel senso dei gol subìti, rispettivamente, al 94° e, 2 volte, al 93°), ché l’unico precedente favorevole, il rigore decisivo di Icardi, in campionato, contro la Sampdoria al 90° - con cotanta segnalazione ad hoc del “solitamente avverso” arbitro di porta Valeri, a correggere l’iniziale presbiopia di Russo - appartiene ad un’altra era geologica, quella di WM e quindi non fa proprio testo e sta fuori dalle statistiche. Preferisco, pertanto, continuare a scrivere d’altro, forse vaneggiando, visto che ciò potrebbe togliere “lustro” ai miei...., che sono già oltre dieci. Ed allora sogno o son desto? Dal 42 di Jonathan a quello di Yaya Touré? Con buona pace dei “puristi” dei numeri di maglia e dei rigorosi “analisti” delle rose, mi serviva - con licenza “parziale” - giusto un pretesto per fantasticare, qualora succedesse davvero, che l’eventuale passaggio di casacca estivo tra il brasiliano e l’ivoriano avrebbe un significato che andrebbe ben oltre il banale retaggio numerico, ma sarebbe - di più - quasi il simbolo del definitivo abbandono della mediocre epopea mazzarriana (checché lui ne sproloqui in terra nipponica) per abbracciare, invece, il ritorno all’età aurea “euromondiale” che fu, “ripristinabile” solamente con un sistema di gioco eclettico e moderno nonché, soprattutto, con interpreti all’altezza sul campo. Il “soldato Jonathan”, col 42 di maglia sulla schiena solamente nei primi 2 dei 4 anni totali all’Inter (il 2 gli fu assegnato a partire dalla stagione d’esordio in panca di WM, nel 2013-14), non si farà ricordare dai tifosi nerazzurri neanche per le sue rare “notti brave” (a mo’ di pallida imitazione di Clint Eastwood nel famoso film del ‘71), riconducibili, quasi esclusivamente, alla perla del gol serale nella vittoria in rimonta sulla Fiorentina nel settembre 2013 o alla rete - tanto da play station quanto illusoria - dell’iniziale vantaggio nella semifinale di ritorno di Coppa Italia contro la Roma nell’aprile dello stesso anno (2-1 nell’andata capitolina). Nessun particolare titolo di merito, insomma, che lo avesse potuto “salvare” dall’occhio esperto e severo del Mancio, il quale non avrà affatto gradito la propensione alle ripetute ruffianerie col precedente tecnico a cui l’esterno brasiliano era ricorso, specie nell’ultimo periodo pre-infortunio (?), e non avrà pertanto dubbi, a tempo debito, nel far rinnovare il contratto - tramite Ausilio - ad un para-rigori come Handanovic piuttosto che a un para-culo come Cicero Moreira... Inoltre di lui si ricorderà, in epoca pre-mazzarriana, la motivazione del suddetto numero di maglia iniziale (il 42, appunto), come dedica ai suoi “idoli” J. Zanetti (4) e Cordoba (2), veterani della squadra al suo arrivo all’Inter: il tutto ad uso e consumo degli appassionati che avessero nutrito qualche dubbio sulla (presunta) estemporaneità dei suoi più recenti atteggiamenti. E invece no: l’adulazione é proprio un difetto innato di Jonathan, per tacere di altri, più gravi, di natura tecnica: mai visto un cosiddetto “esterno” (alto o basso che fosse) prodursi in così tanti “retropassaggi” verso il portiere o, peggio, “adoperarsi” in un così alto numero di “autocadute”. Avrà forse un futuro nella palla ovale: così che a noi, appassionati esigenti, resterà solo l’incombenza di consumare, idealmente su di lui, un cesto di uova fresche per il suo prossimo commiato. Ma, a proposito di veri idoli, non si può non rimanere affascinati dall’idea che, dalla prossima stagione, i tifosi nerazzurri possano veramente godere delle prestazioni sportive di Yayà Tourè; idea che, stante le continue allusioni recenti di Mancini, abbinate alle indiscrezioni giornalistiche degli ultimi giorni giunte dalle terre angloispaniche, non potrebbe affatto essere derubricata a penoso scherzo di Carnevale. Personalmente, ho cominciato a seguire le gesta sportive del colosso africano “solo” da quando la pay per view Premium di Mediaset, alla quale sono “incredibilmente” abbonato, ha “agganciato” al suo pacchetto Calcio - dall’estate 2013 - anche la visione dei 2 canali dell’emittente Fox Sports, che proponevano una selezione settimanale delle migliori gare dei principali campionati nazionali d’Europa. Ed in particolare, favoleggiando sul sogno che la dirigenza dell’Inter potesse riuscire ad ingaggiare, a suo tempo, la punta bosniaca Dzeko, dopo la dipartita di Milito, mi aveva fatto “scoprire” nel Manchester City - anche se tardivamente - questa gemma di giocatore universale, ma ancora “grezza”, visto che i suoi trascorsi nei tornei belga, ucraino, greco, francese e spagnolo (totale 8 anni) non lo avevano fatto ancora sbocciare o maturare (a seconda del punto di vista tecnico) del tutto. Strabiliante, in particolare, è stata la scorsa stagione - tra campionato e coppe varie - che Touré ha “santificato” con uno score di segnature talmente pazzesco (24 reti complessive), pur nel suo ruolo di centrocampista centrale, che tante prime punte di Premier League avrebbero fatto carte false per poterlo emulare.....Nel 2015, nonostante vada per i 32 anni, Yaya Touré conserva un’integrità fisica invidiabile, a supporto di una carriera “macchiata”, finora, da appena una quarantina di giorni di assenza per infortuni anche veniali. Fresco trionfatore nella Coppa d’Africa nonché Vincitore del Pallone d’oro (dello stesso continente) per la 4 volta consecutiva, al pari di un certo Samuel Eto’o, Touré è una vera forza della natura che gli consente, grazie ad un fisico possente e ad una tecnica sopraffina, di saper interpretare tutti i ruoli del centrocampo, dal mediano al trequartista, pertanto perfetto per la disposizione a rombo che ha in testa e che sta già praticando Mancini, che è il suo vero “mentore”: con lui in panchina, infatti, ha totalizzato più di 1/3 delle presenze complessive in carriera, in squadre di club. Insomma: un vero TOP PLAYER. E ho detto tutto. Poi, ieri sera, quasi una fulminazione: il programma “Sfide” di Rai 3 - come al solito ben confezionato - nella versione monografica dedicata al capitano Javier Zanetti, mi ha consentito di focalizzare un episodio significativo che, a memoria, proprio non ricordavo. E rivederlo è stato più che un segno del destino per continuare a caldeggiare l’arrivo di Touré all’Inter. Fu proprio lui, infatti, in quella famosa semifinale di ritorno di Champions League al Camp Nou contro il Barcellona - disputata il 28/4/2010 - che deviò il pallone con la mano, comportando l’annullamento del 2-0 di Bojan che avrebbe decretato l’eliminazione dell’Inter dalla finale di Madrid. Invece.... Ed allora, parafrasando un famoso adagio, se ne potrebbe dedurre che “ciò che l’Inter ti toglie, l’Inter poi ti restituisce. Magari con gli Inter-essi”. Eccolo il leitmotiv che ogni appassionato nerazzurro vorrebbe accompagnasse la “reale” propensione dell’ivoriano a sposare, convintamente e con tutti i presupposti economico-finanziari , la causa nerazzurra: per riprendersi, appunto, ciò che il fato - notoriamente cinico e baro (non sapevo che l’ex presidente della Repubblica Giuseppe Saragat temesse i bianconeri....) - gli aveva negato.
Cordiali saluti.
P.S.: non so se Vi ho causato un’eventuale crisi di coscienza; stante la pubblicazione “imprevista” della mia mail precedente, sono stato, però, ben lieto di constatare che tutti i miei “timori” erano evidentemente mal riposti, frutto forse di “inutili prevenzioni”. Felice, inoltre, di testimoniare, se mai ce ne fosse stato bisogno (almeno dal Vs. punto di vista) che la Vs. redazione è paladina della libertà di informazione, ma soprattutto di quella di satira".
Orlando
"Gentile Redazione,
vorrei oggi affrontare il problema relativo alla difesa dell'Inter. Ho guardato tutte le partite giocate dall'Inter negli ultimi due anni. Sia con Mazzarri (con difesa a tre) sia con Mancini (con difesa a quattro). Ho notato in entrambi i moduli, quando gli interpreti erano Ranocchia e Juan Jesus, sempre lo stesso problema. Non si tratta di cattiveria, di cattive condizioni fisiche, di automatismi. Ranocchia è un giocatore molto forte sul gioco aereo e in marcatura o chiusura al limite dell'aria quando l'attaccante non ha spazi, infatti Ranocchia diventa un giocatore normale quando l'attaccante gli va via in velocità, quando deve fare chiusure in acrobazia e quando è lui che deve impostare la prima palla. Possiamo dire che non è un giocatore di prima fascia, almeno negli ultimi 3 anni. Quanto a Juan Jesus, continuo a notare che ha tutti i difetti di Ranocchia, anche se è veloce e non soffre chi gli va via in ampi spazi, tuttavia non sa marcare, credo che abbia molti problemi di postura calcistica ed in più non ha contezza di dove si trova quando è nel campo. Ne è riprova il fatto che rinvia la palla sempre in affanno e sempre in zone pericolose del campo. La palla dovrebbe rinviarla sull'esterno ed invece la mette sempre al centro. Inoltre ha un solo piede e quando lo pressano fa sempre il movimento girato verso la porta di portarsi la palla sulla fascia sinistra, dove c'è già il raddoppio e quindi ho mette la palla fuori o di solito la perde. Io continuo a dire e lo dirò sempre che se Kovacic non è pronto per fare il regista, Juan Jesus non è pronto per fare il centrale di difesa. Jesus al massimo può fare il terzino sinistro alla Kivu, ma non nell'Inter. La soluzione a tutto questo è comprare un grande difensore centrale che sappia utilizzare tutti e due i piedi, Uno lo abbiamo già preso. Il problema dell'Inter è solo un problema di difesa e di centrale di centrocampo, perchè Medel si schiaccia troppo e non è per niente tecnico".
Ciriaco
"Ho appena finito di leggere l'editoriale di Gabriele Borzillo e rimango perplesso dalla difesa di Ranocchia.E' l'ultima volta che parlerò del capitano, tanto non sono io che posso cambiare le cose.Credo che sia la prima volta che non sono d'accordo su un editoriale di codesta redazione e anche stavolta ero perfettamente d'accordo fino alle ultime righe.Proprio ieri sera scrivevo che la storia del ginocchio non mi convinceva. E' vero che se non sei in ordine non sei sicuro di te,ma questo mi fa supporre che Ranocchia sia stato acquistato con ginocchia in disordine, perchè mi sfugge una partita dove si sia dimostrato un difensore che dia sicurezza al reparto. Il suo ruolo implica posizione, e tempismo, visto che strutturalmente di velocità non ne parliamo nemmeno. Nel mio piccolo ho trascorso venticinque campionati da difensore nei tornei dilettantistici, ma il calcio nella sua essenza è calcio.Se l'attaccante conosce il difensore si regola di conseguenza. Se lo sa arcigno ci gira largo.I primi cinque minuti di ogni partita giocata negli ultimi due anni da Samuel sono da enciclopedia del difensore.Non sono ipocrita,il calcio è anche questo. Ogni tanto salta fuori qualche partita pazza e allora gridiamo SPETTACOLO! Io a Glasgow ho visto almeno cinque ,se non sei errori. Ho deviato un po' dal dal discorso iniziale,magari Ranocchia potrebbe giocare bene in qualche ruolo che lo tenga lontano dalla nostra porta , ha piedi discreti e libero da compiti di marcatura magari lo riscopriamo utile.
Giuro che non parlerò più di Ranocchia!".
Domenico
"Non so come mai , ma anche questa volta, dopo aver visto la Nostra Granitica DIFESA con il Celtic, ho il desiderio di fare il "VEGGENTE" e cercare di anticipare dei "COMICI" Svarioni Difensivi(sopratttto di Ranocchia,come avrete capito MIO "IDOLO")!Ora, nessuno vuole dire che il Difensore non puo' mai sbagliare,ma la cosa Tragicomica e' la quantita' degli errori a Partita e l'insicurezza, quasi RIDICOLA , che Trasmette alla squadra!!!Se poi trova una giornata in cui anche chi gli sta accanto(juan Jesus)non lo aiuta ,ma fa uguale a lui, se non peggio, E'LA FINE!Ricordiamoci che di fronte avevamo il Celtic!Non, con tutto il rispetto,Real Madrid-Bayer Monaco-Chelsea!!!Se come ha detto Mancini l'anno Prossimo,si vuole Finalmente Ripuntare allo scudetto,ci vogliono a dir poco 2 GRANDI DIFENSORI!!Ranocchia sara' Sicuramente un Bravo Ragazzo,Serio e Professionale;ma se una Persona(questo anche nel Mondo del LAVORO)NON E'ALL'ALTEZZA DI SVOLGERE UNA MANSIONE,NON CI PUO'RIMANERE PER FORZA,MAGARI XCHE'"QUALCUNO" DI IMPORTANTE VUOLE COSI'........!Poi se si vuole fare la squadra da Barzellette,allora teniamoci Ranocchia, Jonathan, Alvarez, Pereyra,ecc.ecc.....!Spero chiaramente di essere smentito con il Cagliari,ma Sarei piu' Fiducioso con VIdic e Andreolli tutti e due con"UNA GAMBA SOLA"!!!!!!!AH dimenticavo,Sempre con Calma,ma Vorrei consigliare alla Dirigenza,che se anche ICARDI RINNOVA,Forse,MA FORSE,Una Prima PUNTA PENSO CHE SERVA, Magari D'esperienza Sopra i 25 anni,Anche xche' se Icardi dovesse stare Fermo 1 mese o piu' i GOAL chi li Fa?????? RANOCCHIA?????? Scusate il SARCASMO,SALUTI a TUTTI E FORZA INTER!SPERANDO CHE L'ANNO PROSSIMO,I GIOCATORI SIANO TUTTI, DA INTER!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!".
Marco
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