Alcuni mesi or sono, quando la tanto odiata Juventus fu alla caccia serrata di un tecnico, volsi con supponenza lo sguardo verso di essi, borioso per il fatto che considerai la mia Inter di ben altro rango, e capace di attrarre a sè tecnici di ben più elevata caratura rispetto al panciuto Benitez che invece stava trattando con i bianconeri. Poi, gli eventi sono noti: l'accordo tra essi non venne stipulato, e quando la Juve di seguito annunciò Gigi Del Neri, considerai che si trattava indubitabilmente di un tecnico preparato, ma non facente parte della schiera mondiale dei "super allenatori". Mou il vittorioso era fuggito come un ladro dalla finestra, d'improvviso e senza nemmeno gioire per i grandi traguardi che aveva palesemente contribuito a raggiungere con la squadra del triplete. Occorreva un degno erede, ed allora anelai fiducioso la venuta sulla sponda neroazzurra di Milano di quello che forse più di ogni altro poteva rammentare il predecessore nel carisma e nel modo di gestire la squadra: Fabio Capello; oppure, dell'elegante e ben preparato Guardiola, o ancora di qualche giovane tecnico dal grande avvenire. Invece, Massimo Moratti, non riuscendo ad incassare il consenso di una delle prime scelte, portò a Milano il pacioccone Benitez, il quale non è l'ultimo arrivato, ma nemmeno uno dei top trainer, se si considera anche l'andamento delle sue ultime stagioni alla guida del Liverpool. Il presidente, non convinto, ma quasi obbligato ad optare per quel nome, decise di non investire sul mercato (comunque, errando!), certo nei suoi pensieri, di una stagione comunque buona (anche se inferiore a quella passata), in cui l'unico vero obbiettivo sarebbe stato il mondiale per club. Personalmente fui tra coloro che accolsero la venuta dello spagnolo con grande freddezza, in maniera antitetica a due anni prima, quando persino litigai con altri tifosi interisti, poichè sostenitori ad oltranza di Roberto Mancini, e contrapposti al mio entusiasmo ostentato per il possibile avvento di Josè Mourinho. Ma la preponderanza dei tifosi enunciarono il loro benvenuto al panciuto Rafa, ed anche a me non rimase che prendere atto della scelta e sperare di errare il mio iniziale scetticismo. Si partì, ed il primo trofeo stagionale venne perso in malo modo. Ma era solo l'inizio, e si disse che Rafa Benitez non aveva ancora avuto tempo di lavorare ed improntare a suo modo la formazione. Di seguito però, si ostentarono altri imprevisti, come un numero di infortuni mai avveduti prima, e certamente non tutti frutto della malasorte, nonchè una serie di risultati pessimi, sia contro le big che nei riguardi della squadre più modeste. Scrissi allora su questa bacheca il mio disappunto nei confronti di questo allenatore, quanto meno non adatto al calcio nostrano, ma ancora una volta taluni tifosi etichettarono noi scettici in maniera negativa, rinnovando la loro stima per Benitez. Eppure, già alcune settimane or sono, si percepirono palesemente anche dall'esterno alcune delle lacune di questo signore:
1) Guardandolo dirigere la squadra a bordo campo, lo si è sempre potuto evincere "molle", incapace di motivare e caricare i giocatori, e di imporsi adirato quando le cose iniziarono a prendere una piega negativa. Ecco, Benitez è sempre parso rilassato e pacioso come una simpatica foca da circo, mentre attende il pesce omaggiato dal suo istruttore.
2) I summenzionati infortuni. Personalmente, feci body building per anni, e ben conosco quanto una preparazione iniqua possa poi cagionare dei problemi a livello muscolare. Quindi, questa miriade incredibile di problemi fisici non possono essere un mero caso!
3) Una Inter che ha il terzino destro della nazionale italiana, quel Davide Santon che fu capace di stupirci piacevolmente prima del suo lungo stop, non lo sfrutta e rilancia a dovere, poichè il suo tecnico gli preferisce quell'Ivan Ramiro Cordoba che, sebbene sia un buon giocatore, sulla fascia appare un pesce fuor d'acqua.
4) Benitez aveva imposto l'inutile Amedeo Carboni, palesemente un corpo estraneo alla squadra ed ai nostri colori, costringendo alla fuga quel Lele Oriali che tanto bene fece, anche perchè legato affettuosamente e da anni all'Inter. Ed anche in questo caso, Massimo Moratti qualche colpa l'ha!
Ora, giunti a questo punto, in cui pure il sempre sorridente Eto'o perde la testa e la scaglia sul petto altrui, palesando ancor maggiormente che la serenità non alberga più nello spogliatoio neroazzurro, chi oserà ancora difendere il tecnico iberico?! Dov'è la reattività e la rabbia di quest'ultimo? Egli, nelle ultime settimane, non ha fatto altro che parare le proprie lacune dietro al pretesto degli infortuni e poi piangendo ripetutamente in vista del mercato di gennaio (ma rammentate come l'Inter dello scorso anno - dello scorso anno, e non di 10 anni or sono! - sapeva vincere anche con i ragazzi in campo e con l'uomo in meno?!). Un grande tecnico estrae le unghie, prende per mano la squadra e la motiva, senza lagnarsi in pubblico con la faccia del barbapapà "barbatriste"! Caro Benitez, lei è certamente conscio del fatto che il suo posto traballa come non mai, ma anzichè recitare il "mea culpa" ed avere davvero quella signorilità che molti le attestano, esplicando a Moratti un doveroso "Se mi ritiene responsabile di questi fallimenti", mi dimetto e mi scuso", attende che il presidente esasperato decida in maniera traumatica, così da succhiargli un pò di milioni stando comodamente seduto su di una poltrona, tra il tepore delle mura domestiche.
Ivan
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