Considerazioni che si ripetono, finendo per descrivere il medesimo scenario: l'Inter colleziona una serie innumerevole di palle gol, senza riuscire a concretizzare. All'Arechi è la sagra del gol sbagliato: 26 tiri totali, tra cui 11 in porta. La mole offensiva è stata ancora una volta assurda, a dir poco impressionante, partendo dall'avvio dinamico e costruttivo per alzare il baricentro. Il problema della realizzazione persiste, la sfortuna è una piccola fetta e quando non riesci a portare a casa il risultato in queste circostanze, beh, significa che il problema è diventato davvero strutturale. Non si è trattato di etichettare il punto di vista tattico, la crisi è aperta perché non si possono gettare al vento due punti in quel modo dopo una prestazione tutto sommato sostanziosa. I nerazzurri erano reduci da tre sconfitte filate e ieri hanno incassato il pareggio con un tiro cross al 90' da Antonio Candreva: tutt'altro che perfetto Onana nella lettura. Il jolly che ha sparigliato le carte proprio sul viale del tramonto.

IL RIFLESSO DELL'ASSURDO. Con questa frenata la lotta Champions assume le sembianze di un caos continuo. Anche ieri Percezione e realtà non coesistono assolutamente: perché se la rappresentazione della realtà ci ha descritto un'Inter inquadrata per vincere in goleada, gli occhi hanno osservato punti nevralgici condensando le orbite dei rimpianti che iniziano ad assumere connotati oggettivamente elevati. Come osservava Gunther Anders ne 'L'uomo è antiquato', il bisogno segue alle calcagna il consumo. E in un certo senso il bisogno dell'Inter somiglia a qualcosa che deve essere giocoforza agguantato, appare lì davanti, ma che sfugge ogni volta, un metro più in là. Lo stato dei beni posseduti si consolid volta a volta, diventando instabile psicologicamente. Questa Inter continua a riflettere la sua esistenza nelle difficoltà, senza riuscire a contenerle. Ai nerazzurri manca una coscienza critica, capace di sviluppare la materia raffinata per proseguire il cammin con lucidità.

L'APPROCCIO VANIFICATO. Che quest'approccio metodologico sia l'unico sistema ontologico percorribile, beh, non è una chiara consapevolezza ragionata. Pesa un fatto gigantesco: l'incapacità di mettere in porta il condizionamento di lunghe manovre. I gol sbagliati sono davvero clamorosi, ogni volta che li riguardiamo ci domandiamo com'è possibile. In questo momento decisivo l'Inter sta vanificando gli sforzi d'inizio stagione. Non ci si può aggrappare ai miracoli di Ochoa, che condiziona assolutamente la salvezza dei granata; ma quella della banda di Inzaghi appare quasi come una disaffezione disordinata verso il gol, un indirizzo sfumato, un filo conduttore che non va a compimento, si riduce nel percorso ragionato. L'utilità particolare è inseparabile da quella universale. Il lavoro quotidiano, particolarmente insistito nell'accezione dell'attacco alla profondità e della cattiveria sotto porta, ancora una volta viene gettato al vento. E se qualcuno vuol seriamente cercare la verità in questa situazione, beh, rimandiamo ogni appello alla sfida di Champions League. Il Benfica gioca con rapidità corre tanto e si diverte. Alla prima occasione c'è da metterla dentro. Altrimenti il passivo rischia di essere davvero pesante.

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 08 aprile 2023 alle 08:15
Autore: Niccolò Anfosso
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