Al di là del valore dei tre punti conquistati ieri a San Siro, la sfida tra Inter e Parma può essere interpretata anche sotto una luce diversa rispetto a quella che illumina quanto accaduto sul terreno di gioco ai fini del 2-0 finale. Nella ripresa, anche se per pochi minuti (circa 16), sono stati in campo contemporaneamente quattro dei migliori prodotti del vivaio nerazzurro degli ultimi anni: Mario Balotelli, Davide Santon, Rene Krhin e Ludovic Biabiany. Un esempio tangibile dello splendido lavoro svolto dal settore giovanile nerazzurro, dai tecnici fino ai preparatori atletici, passando dalle intuizioni degli osservatori. E l'aspetto che fa piacere più degli altri è che tre dei quattro baby fenomeni in campo vestivano la maglia dell'Inter: un'inversione di tendenza rispetto al passato, quando per mettersi in mostra i ragazzi, per quanto di valore, erano costretti a cercare fortuna altrove, in squadre di medio valore che consentissero loro di guadagnarsi minuti sul terreno di gioco.
Inter-Parma è stato il manifesto delle recenti strategie dell'Inter: crescere tra le mura di casa propria i campioni del futuro, senza tuttavia rinunciare a portare in famiglia campioni affermati altrove. Ma non v'è dubbio alcuno che vedere in campo da protagonisti questi ragazzi che insieme hanno condiviso l'esperienza nelle giovanili nerazzurre rappresenti una soddisfazione rara. Il termine 'protagonisti' non è una forzatura, perché davvero, ieri come in altre occasioni, i campioncini del vivaio interista hanno contribuito alle prestazioni delle rispettive squadre. Partendo dal talento prestato al Parma, Ludovic Biabiany, classe 1988, per molti dei presenti a San Siro sarà stata una sorpresa notare il talento e la reattività di un giocatore a pochi noto, ma che nell'ambiente viene considerato un ottimo giocatore per quanto giovane. Dribbling, scatti, movimento instancabile e continuo in grado di rendere imprevedibile l'attacco parmense. Biabiany ha dimostrato di poter fare la differenza anche a questi livelli e non è un caso se la migliore occasione degli ospiti sia nata da un suo spunto personale. Mourinho lo avrebbe voluto trattenere in rosa quest'anno, ma lui ha scelto di andare a giocare con continuità altrove nella speranza di tornare con qualche credito in più e un po' di esperienza nel massimo campionato. Ma la società crede in lui e lo richiamerà tra le sue fila.
Chi ha sofferto più di tutti le incursioni di Biabiany è stato Davide Santon, del quale ormai non ci sarebbe molto da aggiungere. Classe 1991, è ormai un 'esperto' della Serie A, dopo una stagione in cui ha giocato, seppur per poco, persino in Champions League. Per lui si sono dischiuse le porte della Nazionale e il futuro è nelle sue mani. Ieri non ha giocato la sua migliore partita, ha badato più a coprire che a spingere, ma non possono essere 90' a cambiare il giudizio nei suoi riguardi. E' e rimane la più bella scoperta del calcio italiano negli ultimi mesi e diventerà con il tempo un simbolo dell'Inter. Ambizione che Santon condivide con Mario Balotelli. Anche per l'attaccante, classe 1990, di parole se ne sono spese un'infinità, come se si trattasse di un trentenne.
SuperMario contro il Parma ha dato un saggio della sua classe e del suo potenziale, ancora non del tutto espresso. Il suo ingresso in campo ha cambiato la partita, i suoi spunti hanno dato maggiore libertà ai fenomeni Milito ed Eto'o e lui ha messo in crisi la difesa di Guidolin, fino a quel momento perfetta. Peccato per quel gol divorato nel finale, che non mette in discussione però l'ottima impressione data da Balotelli dopo qualche settimana non proprio entusiasmante, tra panchine in nerazzurro e prestazioni da rivedere con l'under 21. SuperMario fa sempre e comunque discutere, nel bene e nel male, ma per l'Inter si tratta di un valore aggiunto che Mourinho vuole coltivare con pazienza prima di affidargli le chiavi del destino della squadra. Una responsabilità che però lui deve dimostrare di potersi guadagnare.
Conclusione dedicata a chi sul terreno di gioco è stato meno di tutti, ma ha avuto modo comunque di lasciare il segno dando il via all'azione che ha portato al raddoppio di Diego Milito. Rene Krhin, sloveno, classe 1990, è il volto nuovo dell'Inter di quest'anno. Mourinho lo ha voluto in prima squadra e gli ha regalato ieri l'esordio nel massimo campionato italiano, pochi giorni dopo quello con la maglia della nazionale. Sembra un predestinato, il talento non gli manca e anche il carattere è quello giusto per arrivare lontano. Ricopre un ruolo molto delicato, ma lo fa con scioltezza e semplicità. E contro il Parma ha dimostrato di non avere paura dei grandi palcoscenici. Anche nel suo caso il tempo gioca a suo favore e le premesse sono positive. Biabiany, Santon, Balotelli e Krhin: 77 anni in quattro, una media età da ragazzini e un futuro radioso davanti, sempre a tinte nerazzurre. Sapendo di poter contare su di loro il domani non preoccupa affatto.
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