Le quattro vittorie in fila aveva portato una calma apparente in casa Inter, una ritrovata consapevolezza che si è sgretolata negli ultimi minuti della gara contro la Fiorentina. La squadra che scende in campo a Cagliari sembra infatti lontana parente di quella vista al Franchi, con giocatori in grado di saltare l’uomo e di segnare ben tre gol. Alla Sardegna Arena i nerazzurri si divorano più di una palla gol e si ritrovano col cerino in mano quando Spalletti deve ricorrere ancora una volta a Ranocchia schierato da centravanti per sperare in un miracolo. Che ovviamente non avviene, vista la pochezza espressa da una squadra involuta, incapace di resistere al pressing forsennato e aggressivo del Cagliari, che ha interrotto i già flebili flussi di pensiero interisti. Brozovic scomparso, l’Inter con lui. E ormai l’impensabile è dietro l’angolo: Milan e Roma hanno l’occasione più ghiotta degli ultimi mesi.
IL TORO E IL NINJA - A nulla è servito il gol di Lautaro, autore di un’altra ottima prestazione. Martinez si sbatte, fa a sportellate con i centrali sardi e piazza alla prima occasione utile un colpo da biliardo tra le gambe di Cragno. Nella ripresa ha l’occasione di replicare, ma il palo gli nega la gioia della prima doppietta in Serie A. Il Toro si muove, svaria su tutto il fronte d’attacco ma l’essersi dovuto far carico dell’intero attacco dell’Inter inizia a rivelarsi un fardello troppo grosso. Se da lui dipendono tutte le fortune della squadra, qualcosa s’inceppa. Ieri sera, l’unico a dargli manforte è stato Radja Nainggolan, che ha lottato come di consueto per novanta minuti e continua a esprimersi su un livello di gioco alto, uno standard adeguato al suo status: è suo l’assist che Lautaro schiaccia in rete. Il Ninja vive una gara sporca, i giocatori del Cagliari gli saltano addosso e lo accerchiano, così lui spesso cerca lo sfogo esterno. Le sue conclusioni vengono murate e a poco a poco si affievolisce anche la sua fiamma. Troppo, troppo poco questa Inter.
LUCE SPENTA - Spalletti probabilmente ha la sua dose di colpe, nella disfatta di Cagliari. Se a inizio partita si era convinti che avesse schierato l’Inter migliore possibile, all’intervallo era evidente che qualcosa non andasse per il verso giusto. I suoi non sono riusciti a compiere tre passaggi consecutivi. Era emblematico che servisse qualcosa per ravvivare Brozovic, asfissiato dalla marcatura a uomo di Barella. Tuttavia, Borja Valero entra solo al 68’ e risultano inspiegabili i cambi che portano all’ingresso di Candreva e Ranocchia. Forse la duttilità di Joao Mario e l’abilità al cross di Cedric sarebbero state arme più utili da proporre. Ma, come dicevamo poc’anzi, è facile parlar dopo. Quello che rimane di questa sconfitta è la fragilità di una squadra che vive di forza mentale e, quando questa manca, si sgretola. Emblematico il calcio di rigore subito nel finale, quando Skriniar - che insieme a de Vrij ha sofferto da matti la partita di un generosissimo Pavoletti - si fa imbambolare da Despodov e l’atterra al limite dell’area.
COSA RIMANE? - Di questa Inter, vien da chiedersi. Da situazioni di svantaggio in Serie A, l’Inter ha recuperato un solo punto (che sarebbero tre, ma di questa storia si è già scritto abbastanza). Mentre in Champions League sono stati sette i punti raccolto, nelle stesse situazioni. Il che vuol dire che la squadra, quando è concentrata, può compiere rimonte, per quanto miracolose. È che i limiti dell’Inter diventano letali quando si incontrano squadre brave a chiudersi, con difese granitiche sistemi di gioco reattivi. Un dato, sulle due facce della gara di ieri: senza il calcio di rigore, il Cagliari ha fatto registrare un valore di 1.88 di expected goals; nel secondo tempo, il valore complessivo è stato di 0,12. L’Inter si è attestata a 1,96. Che non vuol dire nulla, visto che ha vinto la squadra di Maran. Ma questa squadra è viva, lotta tuttavia si arrende e decade in una guerra per i posti in Champions League che questa stagione sembrava un lontano ricordo. Invece è tremendamente attuale. E quel terzo posto bisognerà sudarselo, con tutt’altro atteggiamento.
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Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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