“La mia vita, come quella di qualunque altro essere umano, è fatta di decisioni. Sì o no, freddo o caldo, aperto o chiuso. Restare o andare via. Quello che sono nella mia vita è frutto soprattutto delle mie decisioni e delle responsabilità che mi sono preso. Mi possono ritenere colpevole oppure ammirarmi e rispettarmi per le decisioni prese di mia spontanea volontà”. Questo è il passaggio di una pubblicità con la quale il magazine argentino El Grafico introdotto Mauro Icardi, che nel corso di un’intervista a tutto tondo concessa alla rivista del suo Paese racconta tanti aspetti della sua vita da capitano dell'Inter e non solo: “Il destino non è questione di fortuna, ma di scelte. Ogni volta che devo prendere una decisone non mi preoccupo della fama che potrei avere, dei nemici che mi si possono presentare, dei soldi che potrei guadagnare o dei seguaci che potrei perdere. Quando affronto una decisione, penso solo alle cose importanti per me. L’unica cosa che mi importa è essere capace di lottare, perché questo è quello che sento e questo è quello che sono: un guerriero”, prosegue lo spot citato.

Ecco i temi principali dell’intervista tradotti e riportati da FcInterNews.it:

Devi stare attento a quello che scrivi su Twitter, ora che sei capitano?
“Per nulla, faccio ancora la vita di sempre, non devo mica cambiare. E’ la cosa giusta e quella che mi rende felice. Non vogliamo mostrarmi diverso da quello che sono, sarebbe una falsità da parte mia. Continuo a essere quello che sono, perché è quello che mi ha permesso di arrivare al punto in cui sono adesso, non ci sono troppi misteri”.

Zanetti ti ha dato consigli?
“Dico la verità: non parliamo mai dell’essere capitano o di altri temi del genere. So che Pupi mi vuole tanto bene, come io ne voglio a lui. E se qualche giorno ho bisogno di un consiglio, non avrò dubbi nel chiederglielo perché so che sarà sempre disponibile”.

Però tu e Zanetti avete profili molto differenti come capitani, è strano…
“Si parla tanto di me perché genero sicuramente nei media l’idea di dar loro sempre un beneficio. Però quelli che parlano non mi conoscono, quelli che lavorano o hanno lavorato con me hanno un’immagine completamente diversa da quella venduta dai media. E tutti quelli che mi conoscono per davvero sanno quali sono i miei valori e che tipo di persona sono. La verità? Questo mi basta e avanza”.

Il primo incrocio con Lionel Messi:
“E’ stato molto emozionante, avevo 15 anni e Leo fece un gran gesto pur senza conoscermi”.

Guardando lo stadio di San Siro dal terrazzo di casa tua, immagini i gol che segnerai?
“Immaginarli no, dico la verità. Però quando mi sveglio, la prima cosa che vedo dalla finestra di casa mia è proprio San Siro”.

Ti sei messo in testa di vivere vicino allo stadio, come quando a Barcellona vivevi a La Masia?
“Eravamo in affitto, anche se vicini allo stadio. Quindi, cercavamo una casa da comprare e la verità è che questa era perfetta, perché ha gli spazi di cui abbiamo bisogno per la famiglia. Ci sono piaciuti molto anche lo stile e le decorazioni… E poi il panorama ha aiutato moltissimo nella nostra scelta. Se vado a piedi allo stadio? Siamo a due passi ma vado in macchina”.

L’Inter storicamente ha avuto tanti argentini, ora ce ne sono pochi. Ti senti strano?
“L’Inter si è sempre caratterizzata per avere tanti argentini in squadra, è vero. Però la società ha deciso di fare un cambio importante negli ultimi tre anni. Oggi siamo solo tre: io, Rodrigo Palacio e Juan Pablo Carrizo. Però siamo ugualmente un gruppo molto unito e comunque ci sono tanti sudamericani, coi quali andiamo a mangiare”.

Com’è Roberto Mancini?
“Con lui il rapporto è molto buono, ma ovviamente, come succede con ogni allenatore, ci sono dei momenti nei quali sente che è necessario alzare la voce o far sentire il suo rigore. E’ la sua funzione per portare avanti la squadra”.

Chi ti ha scelto come capitano, il tecnico o i compagni?
“E’ stata una decisione presa da Mancini, con il consenso di tutta la società e che ha avuto anche l’approvazione del gruppo, ovviamente. Se ne parlava già durante il precampionato, però non si è concretizzato fino al primo incontro di Serie A. Lo prendo come un passo importante della mia carriera”.

La fascia col nome di Zanetti è stata creata da te o dal club?
“L’ho creata io insieme a Wanda, soprattutto per usarla nel derby, perché pensavamo fosse opportuno fare una dedica a Pupi e a tutto quello che proviamo per lui. Lui è stato, è e sarà sempre un idolo per tutti. Per fortuna siamo riusciti a vincere e regalargli la fascia con questo trionfo”.

Ma peserà tonnellate questa fascia? Non puoi permetterti troppi errori…
“Sono una persona che non compie errori in campo, la verità è che sono molto freddo e non soffro la pressione della fascia e nemmeno quella del numero di maglia”.

L’Icardi facilmente incendiabile che abbiamo visto battibeccare coi tifosi dell’Inter fa parte del passato?
“Era un momento in cui le cose per il club non andavano bene, però come ho già spiegato più volte, la discussione è nata perché hanno tolto via la maglietta a un bambino e non con un tifoso. Ho sempre creduto che la felicità di un bambino vada al di là di qualunque risultato”.

Quando hai iniziato a festeggiare col gesto di topo Gigio?
“Al primo gol in Serie A, nel derby della Lanterna con la maglia della Sampdoria. L’ho fatto per incitare i tifosi a gridare più forte. Da allora è diventata la mia esultanza preferita”.

Non pensi che in Argentina la gente ti conosce poco? E che si sa più del tuo vissuto extracalcistico che di quello che fai in campo?
“Grazie ai social network, che ti avvicinano alla gente, posso rendermi conto di avere tante persone che mi seguono in Argentina, che conoscono la mia carriera e mi apprezzano”.

Non può essere controproducente esporsi tanto nei social network?
“L’esporsi fa parte della mia immagine, e la maggior parte dei miei contratti pubblicitari ha delle clausole per le quali devo farne comunque menzione sui social. Oggi, nel ventunesimo secolo, per l’industria pubblicitaria l’uso di Internet e dei social è indispensabile”.

Sei una persona che guarda il calcio o ti attira di più la pubblicità?
“No, no, ferma, è un altro discorso. Seguo molto il calcio, mi piace vedere le partite importanti, e questo non ha nulla a che vedere col fatto che curi molto la mia immagine e mi aggiorno sul tema della moda. Comunque, viviamo a Milano, dove si respira moda in ogni angolo della città”.

Dedichi molto tempo alla tua immagine?
“Il necessario, mi curo abbastanza”.

Hai mai pensato che Alejandro Sabella ti abbia convocato solo per blindarti alla Nazionale argentina?
“Mai mi è passato per la mente di giocare per un’altra Nazione che non fosse l’Argentina. E se Sabella ha pensato di fare così, ne sono felice perché ha realizzato il mio sogno di giocare nell’Albiceleste e rappresentare l’Argentina.  Quella convocazione fu difficile per me, perché avevo problemi con la pubalgia e ho potuto giocare solo pochi minuti, ma credo di aver comunque dimostrato di essere preparato per giocare in Nazionale, anche se sono cosciente del fatto che l’Argentina ha i migliori attaccanti del mondo. Ma sono ancora giovane, avrò le mie opportunità”.

Ti sei mai pentito di non aver scelto l’Italia?
“Per niente; son felice dell’interesse dell’Italia, ma come ho detto sono argentino e ho sempre voluto giocare nel mio Paese”.

Ti infastidisce non vedere il tuo nome nelle liste dei convocati o non dai molta importanza?
“La verità è che sono  molto tranquillo, non dispero. So che quando arriverà la lista dei convocati col mio nome sarò felice. Ma nel frattempo, continuo a lavorare per la mia squadra, dove devo dimostrare il mio valore giorno dopo giorno”.

Come hai preso le parole di Gerardo Martino sulla tua esposizione mediatica?
“Me ne accorgo con voi di questa notizia… Comunque, penso che ognuno dei giocatori della Seleccion e dei grandi club sono mediatici, essere un calciatore famoso e riconosciuto ti porta a questo. Quando Martino penserà di convocarmi lo farà. Se no, va bene uguale, perché l’ho conosciuto alla Partita della Pace organizzata da Zanetti e mi è sembrato un’ottima persona”.

Sei un nove d’area, in Argentina non ci sono tanti attaccanti con le sue caratteristiche. Questo dovrebbe darti speranza.
“Sì, sono un nove d’area; ma da quando Mancini è arrivato alla guida dell’Inter ho cambiato un po’ il mio modo di giocare. Aiuto più la squadra in costruzione. Vedremo”.

Ti sei tenuto in contatto con Messi?
“A Barcellona abbiamo mangiato diverse volte insieme. L’ultima volta che lo vidi era alla festa di Dolce e Gabbana per lui”.

Hai come obiettivo il riuscire a cambiare l’immagine che hanno di te in Argentina?
“Non inseguo l’approvazione della gente, faccio quello che sento e quello che voglio fare in ogni momento della mia vita”.

Ma senti di dover sopportare un’immagine pesante, di essere inviso a qualcuno per non avere rispettato dei codici con un compagno?
“Io faccio quello che voglio, non mi importa dell’opinione degli altri. Ognuno ha la sua opinione da spettatore, ma nessuno conosce internamente la realtà di ciò che è successo. Poi, questi codici di cui si parla non sono scritti in nessun libro. Le mie priorità nella vita son diverse dai commenti degli ignoranti che non mi conoscono, però ciò di cui sono sicuro è che i miei codici iniziano in casa, rispettando la mia famiglia. E questi cosiddetti codici mi hanno portato a essere quello che sono, e continuerò così. Per tutta la vita”. 

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 01 ottobre 2015 alle 13:35 / Fonte: Traduzione a cura di FcInterNews.it
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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