Era stato il leit motiv di tutta la vigilia, quel coro di scherno intonato dai tifosi gigliati durante la gara della scorsa stagione, quando l’Inter di Andrea Stramaccioni non vide la biglia praticamente mai e allora i sostenitori della Fiorentina si premurarono a ricordare a Cassano e compagni che il pallone era quello giallo. Ieri sera, lì dove l’ultima Inter visse una delle tappe più disastrose della propria tragica annata, la squadra ora nelle mani di Walter Mazzarri ha lanciato un segnale davvero forte: siamo vivi, abbiamo vinto giocando come da tempo non si vedeva, stiamo facendo di tutto per uscire dalla burrasca che imperversava fino a pochi giorni fa e i frutti ora cominciano a vedersi. E il pallone, e scusate se sono monotono, quello lo abbiamo visto di che colore era, eccome…

LA MACCHIA UMANA – Inevitabilmente, però, tutti i bei discorsi sulla vittoria dell’Inter contro la Fiorentina di Vincenzo Montella saranno macchiati dall’episodio che ha in maniera irrimediabile segnato l’intero match: la rete di Mauro Icardi, quella del decisivo 1-2. Arrivata col giocatore argentino pescato da Yuto Nagatomo in posizione di evidente fuorigioco. Un errore grosso da parte di Giallatini, assistente di destra dell’arbitro Damato, contestato platealmente dalla tifoseria viola, anche per un rigore su Joaquin sul quale il fischietto pugliese ha preferito sorvolare. Non è andata giù a nessuno la cosa, nell’ambiente viola: da Montella a Daniele Pradè, tutti hanno evidenziato il proprio malcontento. Ma il legittimo rincrescimento per questi episodi non può far passare in secondo piano quanto espresso ieri dall’Inter, andata a Firenze col chiaro intento di fare la partita. E, incredibile ma vero, riuscendoci.

E VOI PARLATE… – Non sono mancati i rischi, anche perché dietro ad una difesa comunque solida, guidata da un Samuel che nelle ultime due partite pare aver scoperto l’elisir di lunga vita c’è un Samir Handanovic che più di una volta ha palesato incertezze, culminate col goffo intervento sul gol di Cuadrado (con l’alibi della sfortunata deviazione di Juan che non regge fino in fondo). Ma per il resto la prestazione dell’Inter è stata ottima, a tratti sontuosa, specie nel primo tempo quando per stessa ammissione del tecnico avversario ha meritato quanto raccolto e forse doveva vendemmiare di più. E anche quando la Fiorentina rischiava di prendere il sopravvento, ecco arrivare la folgorazione, che arriva dall’uomo tanto atteso e forse meno aspettato: Mauro Icardi. Giocato come primo cambio da Walter Mazzarri al posto di un Milito comunque sufficiente, Maurito impiega poco per trovare la zampata vincente, un gesto tecnico pregevole al di là della cornice. Un gol che sa quasi di liberazione per il talentuoso ex doriano, che dopo, nel liberare la gioia dell’esultanza, si è lasciato andare a dei gesti impossibili da equivocare: mani sulle orecchie e poi a mimare il gesto del becco. Come a voler dire: “Continuate col vostro gossip e le vostre quisquilie, guardate intanto quello che son capace di fare…”. E anche se Mazzarri lo ha visto già in riserva dopo qualche minuto, se poco aveva in campo tanto è bastato per rivelarsi un’eterna spina nel fianco della retroguardia viola.

BOMBA H – “Ci serviva”. Non usa troppi giri di parole Walter Mazzarri quando deve dire cosa secondo lui ha portato, e in così poco tempo, Hernanes all’Inter. Semplicemente, il Profeta è stato subito definito il giocatore con quel tocco in più: quello che sa gestire bene il pallone, inventa numeri, apre sentieri pieni di luce per gli attaccanti, ha un’arma micidiale nel calcio piazzato. Soprattutto, Hernanes è il giocatore che dà fiducia, che aiuta a crescere un gruppo che Mazzarri continua a definire nuovo, composto da giocatori che stanno imparando cosa vuol dire giocare nell’Inter, in una squadra che li vuole protagonisti. L’iniezione di Hernanes ha avuto quindi l’effetto di una scarica di adrenalina per la rosa e soprattutto il gioco dell’Inter, con un impatto importante in un range di tempo davvero limitato. Tutto l’ambiente, Erick Thohir in testa, ringrazia, l’arrivo del brasiliano è nato sotto una buona stella e lui ci sta mettendo tanto impegno perché continui a essere così. 

NON SIAMO NUMERI – Moduli speculari a Torino e Inter uscita a pezzi dal confronto con la Juventus, moduli speculari a Firenze e Inter che vince in carrozza o poco ci manca a Firenze. Tutto questo nello spazio di appena due settimane. Come a voler dire: sicuri che nel calcio tattiche e moduli sono tutto? Ha pienamente ragione Walter Mazzarri a dire che nel gioco del football la componente principale sono gli uomini, perché alla fine in campo non vanno i numeri ma le persone, con i loro background, le loro qualità e le loro storie. Il calcio è essenzialmente un gioco dove la componente umana la fa da padrone, e stare a discutere sull’impiego di quattro in difesa piuttosto che a tre o di due punte invece di una alla fine regge poco, se poi chi va in campo non recita a dovere la sua parte. Critiche e osanne per un modulo piuttosto che un altro sono legittime, ma non sono il Vangelo…

CALMA E GESSO – Verrebbe da lasciarsi andare a espressioni di giubilo dopo queste due vittorie consecutive che riavvicinano timidamente l’Inter a quel treno che può valere l’Europa che conta, ma guai a perdere il senso della misura. Anche perché l’impegno col Cagliari di domenica può nascondere sempre delle insidie e soprattutto, al turno successivo, l’asticella si alza ancora, visto che si va in casa della Roma di Rudi Garcia. 

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 16 febbraio 2014 alle 08:30
Autore: Christian Liotta
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