Che cos’è il tempo? Sarà forse una successione di istanti della stessa durata? Un’operazione dell’intelletto, che lo concepisce come un corpo fisico e lo divide in segmenti uguali? Eh, la coscienza interiore: continua, frammentata e indivisibile, brava a compenetrare l’autentica temporalità del nostro vivere. Il tempo dell’Allianz Stadium astrae le contingenze senza neutralità, genera un ordine nella natura degli scontri. La partenza a tutto fuoco della Juventus è un’intuizione dell’istinto, che per poco non graffia con lo stinco di Chiellini che si stampa sulla traversa. Si gioca sul filo dell’imperfezione, in quel continuo fluire che scorre soggetto al divenire. Gambe che ruotano come turbine, nell’ingolfato traffico del centrocampo.

ESSERE IN POTENZA. Deve per forza esistere un unico tempo a contenere la forza motrice di entrambe. Senza i calcoli simultanei d’una coscienza cieca di fronte alla razionalità. Il primo tempo ci fornisce un’indicazione puntuale: la sostanza finisce per identificarsi con l’essere, ma per concepire il divenire occorre che le azioni compiano il natural percorso da pura potenza ad atto. Accade quando il movimento diviene parte integrante della materia, all’origine dell’essere.

ESSERE IN ATTO. La svolta episodica del canovaccio sul finir di primo tempo attiva un meccanismo simile ad un flipper impazzito. Sono minuti che si moltiplicano nel vuoto, in cui i cataloghi sono accolti dai profondi vortici dell'incertezza. Calhanoglu si fa respingere il rigore da Szczesny: dalla carambola nasce un nuovo universo, che porta inizialmente Irrati a fischiare fallo in attacco, prima di tornare sui suoi passi per far ripetere il penalty per ingresso anticipato di due pedine bianconere nell’area di rigore. Quell’area di rigore che s’è presa con veemenza l’incarico dell’esperienza sensibile ridotta ad un tessuto di parvenze, come suggerirebbe Aristotele. Un folle ondeggiar, che sintetizza ogni movimento. Così le pedine sono destinate a barcamenarsi, piegate e allungate, come in una coreografia che si svolge su più piani.

LA METAFISICA. Sarà stato un colpo d'occhio ad aprire nuovi scenari. In tasca un sogno, nell'anima il rifugio del nostro spirito. Il secondo tempo dell'Inter è il riflesso del nuovo inizio, incentrato sulla forza vigorosa e silenziosa che ripulisce le speranze di ricodifica. Della serata e della stagione. Il palo di Zakaria confessa di fregarsene del futuro, così lontano dal traguardo. Perché giustamente alla bellezza non ci si assefua: cambiano le generazioni e le geografie dei palloni, ma certe contingenze il destino le fa ripetere. L'Allegri incatenato smarrisce ogni contatto col suolo e con i sogni scudetto. Quegli stessi sogni che ricorrono nei cuori nerazzurri ad ogni frenata mista d'orgoglio e rimpianto. Basta toccare con i piedi per terra e combattere i capricci, strumento di divinità minacciose che muovono il mondo.

Con le scintille il turbo s'ispessisce, e paiono più concrete le sembianze che custodisce

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 04 aprile 2022 alle 08:15
Autore: Niccolò Anfosso
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