Era il 27 novembre 2005 quando Marc Zoro, durante un Messina-Inter, rispondeva a insulti razzisti di alcuni tifosi nerazzurri minacciando di lasciare il terreno di gioco, prendendo in mano il pallone. Ecco le parole dell'ex difensore ivoriano alla Gazzetta dello Sport.

Zoro, l’ultimo caso all’Allianz: nel mirino è finito Lukaku.
"Ognuno reagisce a modo suo. È chiaro che se giochi davanti a cinquantamila persone, e i tifosi iniziano a fischiarti, a fare il verso della scimmia e a tartassarti con quei maledetti buu razzisti, allora qualcosa scatta. Io a Messina sono esploso. Ero vicino alla linea di fondo, ho sentito di tutto e non ci ho visto più".

Bandire a vita chi fa cori razzisti può essere la soluzione?
"Forse no. In fondo anche gli ignoranti hanno diritto a una seconda chance. Io vorrei che queste persone riflettessero su quello che fanno. Sulle conseguenze che un gesto simile può avere non solo nelle loro vite, ma soprattutto in quelle degli altri".

Quale potrebbe essere la giusta via, allora?
"Provvedimenti durissimi. Intanto tenere fuori queste persone, magari per qualche anno, in modo che possano capire cos’hanno fatto. E poi chiudere lo stadio per almeno un mese".

Che ne pensa dell’espulsione di Lukaku?
"Non meritava il cartellino rosso. Ha solo risposto a una provocazione ben più grave".

Il suo gesto ha cambiato la percezione delle cose.
"Il razzismo è un cancro da estirpare con la forza, a testa alta, senza mai abbassare la testa. Nel 2005 avevo 22 anni e scelsi di fare così. Non potevo sopportare che a Messina, a casa mia, ci fosse qualche idiota pronto a insultarmi. Quindi ho preso il pallone. Fu un gesto istintivo".

Sezione: Focus / Data: Ven 07 aprile 2023 alle 09:20 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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