Ospite di oggi a Radio Nerazzurra, Nicola Ventola ha toccato tantissimi temi sull'Inter del passato e del presente. Partendo dagli anni con indosso la maglia nerazzurra. "Ai miei tempi era molto più freddo. Ad Appiano, per quanto ci coprivamo, a volte non ci riconoscevamo", esordisce con una battuta.
L'Inter di allora.
"C'era tantissima pressione anche perché Moratti non aveva ancora vinto e voleva vincere. La mia prima Inter era fortissima in attacco e a centrocampo, ma in difesa mancava qualcosa. Son partito forte: 5 gol in 5 gare in campionato e 2 gol in 3 partite di Champions".
L'esonero di Simoni?
"Una catastrofe mandarlo via dopo aver battuto Reggina e Real Madrid. Poi cambiammo tanti allenatori e fu un disastro".
Moratti.
"Parlava tantissimo con tutti, non faceva differenza di nomi o ruoli. Io, ad esempio, rimasi fermo un anno per un grave infortunio e il club, invece di mollarmi dopo 6 mesi, mi curò in modo capillare. E poi anni dopo mi lasciò andare anche a zero senza chiedere soldi. L'unica pecca è che a volte si fidava di persone che facevano più confusione che altro. Poi le cose cambiarono".
Cuper.
"Non era prevedibile partire così forte, anche per via degli infortuni di Ronaldo e Vieri. Sulla carta la nostra squadra non era fortissima e in più tanti nuovi da inserire. Partiamo io e Kallon titolari in quel 4-4-1-1 un po' bruttino ma efficace. E ce la giochiamo fino all'ultimo, poi sappiamo com'è finita".
Recoba.
"Qualitativamente, il miglior sinistro che ho visto. Il suo problema era l'incostanza. Perché lui, allenato bene, era anche forte atleticamente".
La mancanza di attaccanti in Italia.
"Non credo alla storia del "non si gioca più per strada". Magari prima era più una giungla, non c'erano le scuole calcio a pagamento. E poi arrivavi nei settori giovanili. Evidentemente qualcosa in quel passaggio manca. E scarseggia un po' la qualità".
Il centrocampo dell'Inter e l'inserimento di Zielinski.
"E' vero che può essere difficile inserirsi ma quando i meccanismi vanno un po' da sé... L'Inter è fortissima negli inserimenti senza palla. Il centrocampo è rodato da un bel po', è la chiave della squadra perché tutti e tre sanno difendere e attaccare. Per Zielinski può essere difficile perché ha dei ritmi a volte più bassi. Frattesi poche volte è titolare, entrare ed essere sempre decisivo non è facile. Io vedo il bicchiere molto pieno".
La lotta scudetto con Napoli e Atalanta.
"L'Inter ha una rosa troppo più forte. Se l'Inter perde lo scudetto è colpa dell'Inter, se Napoli e Atalanta vincono fanno un miracolo e l'Inter deve darsi la zappa sui piedi. Il Napoli, anche con un impegno a settimana, se perde qualche pezzo può fare più fatica. Gasperini è un fenomeno, ma vedo l'Inter tanto più forte. Quando l'Inter ha delle sofferenze è perché se le crea mentalmente, si sente più forte e abbassa i ritmi. Crei tanto, non chiudi la partita, abbassi i ritmi e non la riprendi più come è successo col Milan. Non voglio dare colpe perché è difficile, a volte sei stanco dopo che giochi miliardi di partite. Quando hai la Champions e hai Inter-Empoli, anche se sai che devi vincere mentalmente a volte o vai a risparmio o ti amministri un po' ed è sbagliato. Lì c'è la bravura dell'allenatore a tenere tutti sulla corda".
Il gol su punizione su tocco di Ronaldo.
"In quella partita c'era anche Baggio, però la posizione era un po' distante per lui. Ronie si era fissato quando provavamo le punizioni, faceva finta di calciare e di tacco me la passava. Mi ha detto 'se ci capita in partita la facciamo'. Io ho detto 'Ronie non siamo alla parrocchia di Grumo Appula'. E invece l'ha fatto. Un'emozione incredibile".
L'Atalanta a Bergamo.
"Quello stadio ha un qualcosa di magico, adesso è qualcosa di incredibile. E' il posto dove ho fatto più gol".
Gasperini a Milano.
"Non ha avuto il tempo, magari è arrivato in un momento sbagliato. Arriva Gasperini con un sistema di gioco per cui molti non erano pronti. E' tutto uomo contro uomo, a mille all'ora".
Quanto ha inciso giocare con Ronaldo.
"Tanto perché cercavi di carpire qualcosa ma era talmente forte che non ce la facevi... Lo vedo ogni estate in vacanza".
I pochi giocatori in rosa forti nel dribbling, nell'Inter di oggi.
"La forza dell'Inter è un'altra, andare sulle punte prima possibile, la forza dei 'braccetti'. Se hai un giocatore così in più, vedi Perisic, ben venga".
La scelta tra Cuper e Ronaldo.
"Erano altri tempi. Gli allenamenti non erano specifici. Eravamo tutti uguali. Se c'erano da fare i mille facevamo tutti i mille e chiedere questo a Ronaldo che veniva da infortuni... Non si capiva che c'era bisogno di allenamenti specifici, Ronaldo stava capendo che rischiava la carriera per le ginocchia andò allo scontro. Si capiva che non si prendevano, Cuper chiedeva anche sacrificio difensivo ma in più c'erano questi allenamenti. Quando bussò il Real capì che l'era all'Inter era finita".
La partita contro il Venezia.
"All'Inter è capitato di perdere punti così due anni fa, se segnava Busio... L'Inter attacca sempre, ce l'ha nel dna. Ma devi chiudere le partite, devi essere più cinico e cattivo".
La strategia di Inzaghi sulle ammonizioni può influire sui giocatori?
"Non penso. Come concetto di intervento, quando sei in campo non ci pensi".
La continuità come rimedio per Asllani.
"Sicuramente può esserlo. Guardate Yildiz come sta crescendo nella Juve. Più giochi e più prendi fiducia, gamba. Però un giocatore a cui non rinuncerei mai è Thuram, perché gli attaccanti ti aiutano a giocare bene. Non è solo per i gol".
Cassano ce l'ha con Barella?
"Antonio è così, o è bianco o è nero. Dice quello che pensa. Su Barella ci scorniamo sempre, lui ha l'idea di una tipologia di giocatore da Barcellona, Pedri o Gavi. Quello che gli diciamo è che anche Barella è cresciuto moltissimo, Spalletti lo mette trequartista. Ha inserimento, capacità di recupero del pallone. A Cassano non piace anche Bellingham... Antonio ha 200 contatti, seleziona, ma se si affeziona ti dà il cuore. Io sono veramente affezionato. Capisco che fa incazzare ma è così com'è. Non lo fa nemmeno per gli ascolti".
Il più forte con cui hai giocato.
"Ronaldo è Ronaldo".
Kallon.
"L'ho sentito settimana scorsa. Vive a Houston, ma in estate ci sarà un evento e forse ci riuniremo. Vediamo".
Cosa successe mentalmente prima di Lazio-Inter del 2022.
"Abbiamo scoperto poi quel che successe, ma il problema non è il 5 maggio. Noi perdemmo punti importanti. Perdiamo secondo me per la mancanza di equilibrio perché a un certo punto volevamo giocare con tutti che rientravano. Conceicao, Recoba, Vieri, Ronaldo. Due-tre gol li fai ma li prendi anche. Poi gli altri sono stati agevolati... Ma dò dei demeriti anche a noi. Tutti si concentrano sull'ultima ma è la meno grave di tutte. Noi giocavamo a due a centrocampo, con Di Biagio e Cristiano Zanetti, giocatori di supporto a chi difendeva un po' meno. Un Calhanoglu avrebbe fatto comodo in qualsiasi era, ma con quel sistema magari rischiava di saltare lui e rimanere Di Biagio e Zanetti...".
Pio Esposito.
"E' bravo. Subito all'Inter forse no, ancora per un annetto...".
Gli attaccanti di "scorta" dell'Inter.
"Da Taremi mi aspettavo di più. Al Porto ha fatto bene, segnava. Si vede che gioca per la squadra ma deve essere un po' più egoista. Correa è stato chiamato poco e ha risposto presente. Arnautovic è quello che mi piace di più, ma quando ti becca San Siro è più difficile".
La frase di Thohir.
"Il balzo l'ho avuto quando ho visto il telefono. Vivevo a Los Angeles, ho pensato che era morto qualcuno: 500 messaggi, 100 telefonate... Poi Thohir l'ha spiegato, gli piaceva il cuore che ci mettevo e poi era facile fare altri nomi".
Il leader nell'Inter di oggi.
"Lautaro è incredibile, lo vedi che lo fa col cuore. E' credibile per i compagni. Poi in ogni fase della partita ti dividi un po' i reparti ma vedi che è presente, nella gioia e nel dolore".
L'importanza di una dirigenza forte.
"Ci vuole un equilibrio tra calciatore e società sui contratti. I presidenti ci mettono passione e amore, ma il calcio molte volte lo capiscono più addetti ai lavori come Marotta, che magari sul mercato capisce meno ma ha una struttura con Ausilio o Baccin che è molto brava in questo. Però Marotta è la persona giusta perché ha anche una capacità nelle public relations. Il calciatore vede che c'è una piramide che funziona e ti lascia tranquillo".
Ti farebbe piacere essere allenato da Inzaghi?
"Se devo scegliere, scelgo Gasperini, ma a Inzaghi cosa vuoi dire? Ha fatto rendere tutti al massimo, è l'Inter più bella della storia. Se devo trovare un difettino a volte non ha il piano B alcune volte. I cambi sono quelli, ma quando va tutto bene speri che vada bene".
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