Paolo Fioravanti, il tifoso ripreso in lacrime dopo il gol di Arnautovic in Inter-Atletico Madrid, ha rilasciato un'intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. "Una volta uscito dallo stadio, mi sono trovato inondato di messaggi: non capivo il perché. Finita la partita, ho visto tanti messaggi: Non capivo. Ero allo stadio con mio figlio di 18 anni. Sono toscano di Castelfranco di Sotto, in provincia di Pisa, a circa 350 chilometri da Milano. Io e mio figlio siamo venuti apposta per la partita e siamo tornati casa dopo il fischio finale: siamo rientrati alle 5 del mattino. Il giorno dopo avevo la sveglia alle 8: ho dormito tre ore". 

"Sono un piccolo commerciante di frutta. Tra l’altro, qualche volta devo alzarmi alle 2 di notte ed è successo proprio martedì, giorno della partita. Alle 13 io e mio figlio siamo partiti per andare a Milano, alle 18 abbiamo parcheggiato prima di prendere il pullman. Di fatto, sono andato a dormire 27 ore dopo e senza poter riposare molto - racconta -. In questa vita abbiamo bisogno di emozioni: l’Inter non si comanda. Il gol di Arna? Io e mio figlio eravamo in primo arancio, abbiamo visto i due errori di Arnautovic da vicino: soprattutto dopo il secondo gol sbagliato, Marko era affranto. Si sarebbe sotterrato. E proprio lui è riuscito a segnare: la cosa mi ha colpito particolarmente. Non ho mai avuto problemi né a ridere né a piangere, anche davanti alla mia famiglia e agli amici: se mi viene da piangere lo faccio, non lo ritengo un sintomo di debolezza. Sono un uomo di 183 centimetri per 110 chili, eppure va così. Anche durante la finale di Sinner agli Australian Open mi sono commosso: è lo sport". 

"Non pensavo che ci potesse essere una risonanza simile, ero convinto del fatto che la cosa finisse lì - ha aggiunto Paolo -. E invece mi stanno arrivando un’infinità di messaggi positivi. Penso che possa essere d’aiuto per qualcuno: c’è chi fa fatica a esternare i propri sentimenti e sono contento se qualche interista si è immedesimato. Se piango spesso per l'Inter? Avevo pianto l’ultima volta dopo la finale di Istanbul, mi è andata giù male. Sono convinto che, se fossimo andati si supplementari, avremmo vinto. Mentre le ultime lacrime di gioia erano arrivate dopo l’euroderby: sono libidini, emozioni da portarsi dentro per sempre. L'interismo per è tutto. Chi veste la maglia dell’Inter è il migliore del mondo. Io guardo a quelli che ci sono attualmente, chi è andato via non ha capito dov’era". 

"Tutte le squadre sono uguali? No, è solo l’Inter. Come paragone mi viene il Liverpool. Ma in Italia non vedo un confronto possibile: siamo pazzi, noi non abbiamo né vinto né perso finché l’arbitro non fischia. Noi tifosi abbiamo visto tanto: siamo disposti a tutto e capaci di tutto. Per noi il 5 maggio è sia quello del 2002 sia quello del 2010: due opposti che stanno insieme. Prima di arrivare al traguardo, non si può dire nulla. Anche se penso che ormai in campionato sia fatta - conclude -. Vengo da una famiglia di fiorentini, mio padre era un grande tifoso. Sono stato abbonato alla Fiorentina fino ai 13/14 anni, ma l’Inter mi ha sempre attratto e piano piano sono diventato tifoso nerazzurro. Anche perché era impossibile che diventassi juventino… In famiglia siamo tutti interisti: anche mia moglie e le due figlie". 

Sezione: Focus / Data: Ven 23 febbraio 2024 alle 20:38
Autore: Raffaele Caruso
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