E' come se il tempo si fosse fermato: prima, il nulla. Non si capisce per quale recondito motivo, ma è evidente una certa volontà maniacale di leggere i risultati dell'Inter solo in un modo: paragonare Walter Mazzarri ad Andrea Stramaccioni. Come se prima del tecnico romano, l'Inter non avesse mai avuto un allenatore. E allora se Mazzarri viene confermato, ci si chiede perché non sia stata data la medesima opportunità a Strama. Dimenticandosi bellamente delle decine di allenatori prima di lui esonerati più o meno regolarmente. “Perché Mazzarri sì e Stramaccioni no?”, ci si chiede in continuazione. E giù con le tesi a supporto, i dati “inconfutabili” e i numeri che “stanno lì a dimostrare”. Un giochino perverso e per larghi tratti miope quello che va in scena da mesi.

Non sappiamo perché taluni siano rimasti così radicati alla stagione 2012-13, dimenticando il passato recente. Cosa dovrebbe dire allora Gasperini, freddato dopo una manciata di partite e con un organico tutto fuorché come lo avrebbe voluto? E Benitez, che aveva chiesto appena un paio di rinforzi fidati dal mercato? Lungi da me difendere a spada tratta l'uno e l'altro (senza andare ancora più in là negli anni), ma resta inspiegabile questo continuo parallelismo tra Strama e WM, come se fossero il primo e l'ultimo allenatore della storia di FC Internazionale.

Di fatto, due fazioni che hanno spaccato il tifo interista. C'è quella più chiassosa che invoca giustizia per il buon Andrea e rivendica l'interismo del tecnico romano, abile a intrecciare le sue idee con l'umore della piazza. Dall'altra parte troviamo i partigiani del livornese, incensato come allenatore capace di trarre il meglio da chiunque e ottimo nel rivitalizzare “cadaveri”. La sensazione è che, più che vero amore dell'uno o dell'altro, entrambi vengano sfruttati per dare addosso all'odiato rivale. Quindi gli stramaccioniani diventano tali solo per colpire i mazzarriani e viceversa. Stucchevole.

Ragionevolmente, infatti, nessuno può dirsi soddisfatto per l'ultimo biennio. Da un lato, lo scempio di due anni fa, con la discesa nell'oblio cominciata ben prima della lunga sequela di infortuni (e lo stesso Stramaccioni ha ammesso in più di una circostanza, e con onestà, i propri errori gravi); dall'altro, un campionato appena sufficiente, con l'obiettivo minimo raggiunto e nulla di più. E a poco valgono i parametri utilizzati da ambo le parti per giustificare piccoli e grandi fallimenti, perché se Strama ha giocato più partite è anche vero che WM ha avuto fino a gennaio una rosa di 13-14 giocatori affidabili (tra infortuni ed epurati). Facile, per entrambi, evidenziare i pregi e nascondere i difetti. Un esercizio che però lascia inevase le risposte che servono a Thohir per ripartire con un progetto solido e che dia ampie garanzie a medio-lungo termine.

E allora torniamo a dire che, al di là di Stramaccioni, Mazzarri, Gasperini e Benitez, il motore di un club resta la società. E' dalla dirigenza che tutto parte ed è lì che bisogna avere le idee chiare. Affinché l'Inter torni competitiva ed eviti in futuro questa Strama sindrome.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 10 giugno 2014 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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