In questi giorni terribili per il mondo del calcio, colpito da due lutti ravvicinati, quelli di Sinisa Mihajlovic e Mario Sconcerti, che hanno scosso l’universo pallonaro, le squadre di Serie A fanno ruotare rapidamente (ma senza fretta) le gambe per ripristinare la giusta brillantezza con la prospettiva del ritorno in campo. Dall'altra parte del mondo, nel frattempo, ecco l'ultimo episodio del Mondiale. Una competizione su cui potremmo aprire centinaia di seminari e dibattiti, per tutte le ipocrisie, velate ed esplicitate, che s'è portata dietro dall'inizio alla fine. Con un solo obiettivo istituzionale: l'egemonica lotta per l'assiduo incremento di denaro. Diverse le uscite a vuoto del presidente della FIFA sul Qatar, difendendo strenuamente la sua immagine identitaria.

L'epilogo sportivo è vicino, il destino sta per essere compiuto. Nell'ultima domenica che precede il Natale, in quest'aria cupa di conflitti e tortuose pieghe assunte dalla storia, Francia e Argentina attireranno per qualche ora le attenzioni di fanatici, appassionati e semplici interessati. Persiste l'immagine di campioni esaltati da un'anima ardente di fuoco. Elettricamente smaniosi Messi e Mbappé. La pulce ha trascinato l'Albiceleste da leader del gruppo: gregario e capitano in un unico spazio, quella zona ibrida dove accendersi diventa la necessità categorica per scatenare le mastodontiche qualità di un assetto costruito per farlo rendere nel migliore dei modi. Il prologo era stato oltremodo scriteriato, ripensando alla clamorosa debacle contro l'Arabia Saudita che, in apparenza, aveva dissolto l'onda travolgente. L'altro volto della medaglia è una scheggia francese, solista permanente. Campione diverso, rampante spina nel fianco che pizzica le disattenzioni altrui. Un po' a corrente alternata. Ma quando s'accende è maledettamente devastante. Compagni nel PSG, avversari in Qatar, la terra del club parigino. Intrecci di un filo storico pronto a consegnare agli annali l'esito di un orizzonte inesplorato. Gregari e capitani: il prato verde unirà tutti nell'eterna bellezza del pallone. Gli arieti Giroud e Alvarez pronti a cannibalizzare ogni possibilità. Il tasso d'intensità governato da Enzo Fernandez, De Paul, Rabiot e Griezmann. L'elite del calcio si riunisce nella navicella spaziale per l'ultimo ballo. Sarà tango o rondeau?

Chi non smette di danzare è l'Inter, impegnata nel percorso di preparazione alla ripartenza. L’amministratore delegato del Monza Adriano Galliani, che la sa sempre lunga, ha ragione: il 4 gennaio inizia un altro campionato. O meglio, un capitolo interamente nuovo della stagione corrente. La consistenza temporale della pausa ha permesso alle rose di scansionare i cavilli tecnico-tattici, adoperandosi per contrastare le incertezze strutturali. Non c'è un attimo di tempo per pensare a quello che sarebbe potuto essere ma non è stato. Perché tra pochissimo il futuro sarà presente. E partire sulla scia del successo è il viatico che tutti si augurano.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 18 dicembre 2022 alle 00:01
Autore: Niccolò Anfosso
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