"Non avrete altro allenatore all'infuori di me". Questo il primo comandamento enunciato dal neo tecnico dell'Inter Stefano Pioli, che neanche troppo tra le righe ha chiesto sostegno incondizionato alla società vista la circostanza critica nella quale ha preso il comando di una squadra ai minimi storici in fatto di autostima. E proprio sul tasto della considerazione di se stessi l'ex Lazio e Bologna cercherà di battere con più insistenza da qui alla fine della stagione, incarnando il ruolo auto-affibiatosi di 'potenziatore', neologismo coniato appositamente per opporlo con massima forza a quello di normalizzatore, etichetta che l'uomo che viene da Parma ha già provveduto a strapparsi con forza dalla pelle. Quella stessa epidermide che trasuda interismo da tutti i pori, che gronda passione, la parola più utilizzata in conferenza stampa e allo stesso tempo la vera medicina da somministrare ad un gruppo che fino ad oggi ha mostrato poco attaccamento ai colori.
Proprio per recuperare questa fedeltà alla causa, Pioli ha convocato, con una mossa intelligente e al contempo scaltra, Walter Samuel, il Muro che dovrà abbattere l'ideale parete che i giocatori avevano edificato per separarsi dal sempre più isolato Frank de Boer.
A proposito di vecchie barriere, quella tra il neo tecnico dell'Inter e Antonio Candreva non ha più ragione di esistere, sia perché il contesto è cambiato, sia perché è inutile frapporre degli ostacoli ereditati dal passato sulla strada maestra del bene comune.
E qui si innesta il concetto pioliano più alto, preso in prestito dalla psicologia della Gestalt, secondo la quale "Il tutto è più della somma delle singole parti". "Se ognuno rinuncerà a qualcosa del proprio io per mettere a disposizione della squadra tutte le qualità otterremo successi", ha dichiarato Pioli il saggio. In parole povere: tutti sono utili e nessuno è indispensabile, con un solo grande discrimine che divide ogni calciatore in due categorie: gli intelligenti e i meno intelligenti. I riferimenti all'uno e all'altro partito vengano desunti dagli ascoltatori nelle prossime puntate...
Quello che invece abbiamo respirato da subito dal primo discorso di Pioli alla stampa e al popolo interista è sicuramente l'intima immedesimazione nel nuovo ambiente, un sorprendente calarsi nella parte che sa di confortante empatia con il mondo appena scoperto. 
A ciò si aggiunga una sicurezza dialettica che sottintende una piena fiducia in un gruppo che deve liberarsi dalle paure del recente passato per proporre un calcio 'concreto e propositivo' con il quale si possa 'mettere sotto gli avversari'.
La squadra dovrà essere autorevole in campo, pur tenendo ben presente di dover ricorrere all'arma dell'umiltà per risalire la china di una situazione in classifica deficitaria. Ecco, ma arrampicarsi per arrivare dove? "Sarei contento arrivassimo in Champions", ha spiegato candidamente colui il quale si è descritto come quello che 'non vende facili illusioni'.
Concetto paradigmatico per uno che auspica di essere un potenziatore, uno che al momento può definire solo la possibilità di un obiettivo che solo il Tempo potrà dire se troverà la sua attuazione. 

Sezione: Editoriale / Data: Ven 11 novembre 2016 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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