Vorrei ma non posso. Questa, in linea di massima, era la squallida e amara sensazione che si avvertiva a San Siro durante la sfida contro la Juventus. E' brutto dirlo, ma stiamo raschiando il fondo. La squadra era smarrita, quasi impotente di fronte a una Juve sì vogliosa ma tutt'altro che insuperabile, il calo fisico del secondo tempo ha fatto apparire spettri troppe volte già visti in questa stagione e ai quali ci eravamo disabituati ormai da anni. I problemi che affliggono la nostra Inter sono tanti e diversi, dalla tenuta fisica fino alle reali disponibilità di una rosa che una volta vantava i Crespo o i Cruz in panchina pronti a subentrare, e che ora vede un Ricardo Alvarez o un Luc Castaignos costretti a essere 'bruciati' perché inseriti con fretta in situazioni difficili quando andrebbero lasciati 'sbocciare' in momenti differenti.

Eppure, far finta di nulla sarebbe gravissimo. C'è bisogno di una strigliata seria, perché siamo tutti d'accordo che fisicamente la squadra non regge, ma il fattore psicologico incide più di quanto non si creda. La ripresa vista contro i bianconeri è stata letteralmente imbarazzante: non c'è stata una conclusione in porta seria e pericolosa, non c'è stata voglia di lottare salvo rare eccezioni, errori individuali e azioni senza senso hanno preso il sopravvento in una partita che dovevamo giocare con il sangue agli occhi. E' stato un secondo tempo nauseabondo. Non poteva essere la vera Inter, perché contro quella Juventus che ci provoca quotidianamente si doveva mettere in campo il cuore. Non è stato fatto. E così non si può andare avanti. Siamo una squadra stremata, senza energie, senza più voglia di combattere, senza più le forze per onorare chi in Curva Nord ha cantato per novanta minuti sperando nella reazione in campo. E invece, il nulla più totale.

E' ora di prendere con serietà questi segnali e muoversi concretamente. Non possiamo più scherzare, non possiamo più raccontare che c'è fiducia nel gruppo che ci ha portato il triplete, per dimostrare di essere grandi dobbiamo avere la forza di cambiare. Siamo l'Inter, non possiamo fermarci. E allora, di conseguenza, diventa necessario investire. Chi critica il presidente Massimo Moratti e questa società compie un grave errore, perché non più tardi di un anno e mezzo fa chiudevamo un ciclo di cinque anni di vittorie ininterrotte con il risultato più altro della storia del club che amiamo, quindi mettere in discussione chi ha lavorato in maniera perfetta e con passione ottentendo risultati per l'Inter diventa follia, e anche perché al giorno d'oggi di persone disposte ad investire seriamente come il dottor Moratti non ce ne sono; eppure, ora c'è bisogno di una svolta. E' necessario lavorare sodo, mettere da parte chi la nostra maglia l'ha onorata ma non è più in grado di onorarla - e non mi riferisco al capitano Zanetti, perché lui è sempre uno dei pochi a dare l'anima e mai bisogna osare criticare chi esce con la maglia colma di sudore quando c'è qualcuno che sbaglia appoggi elementari... -, comprare con intelligenza, anche perché spesso non sono i soldi a fare la differenza. L'Inter campione d'Europa è stata costruita col cervello, non solo con i milioni.

E allora ripartiamo tutti insieme, perché - questo è certo - l'Inter non sarà mai sola. La sua gente continuerà a farsi sentire, nei momenti più bui come in quelli indimenticabili, ma il popolo nerazzurro ha fame di entusiasmo. I nostri tifosi la pancia piena non la avranno mai. E specialmente contro la Juventus tutti ci aspettavamo, come lecito che sia, di più. Non è possibile passeggiare in campo nella ripresa sotto 2-1 contro chi ci attacca ogni santo giorno, non è possibile dire che si è vista una 'buona Inter' dopo un secondo tempo da morti, non è possibile discutere di riconoscenza quando c'è di mezzo il bene della squadra. Ricominciamo, tutti insieme, con gli investimenti del presidente che ci ha portato in cima al Mondo - semplicemente oculati e intelligenti, mica folli! -, il lavoro dei nostri dirigenti che hanno preso i Cambiasso a parametro zero o i Maicon a prezzo di saldo e così via, e il sostegno di chi l'Inter la fa vivere, ovvero i suoi tifosi. Insomma, siamo l'Inter: non prendiamoci in giro!

Sezione: Editoriale / Data: Lun 31 ottobre 2011 alle 00:01
Autore: Fabrizio Romano
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