Marcelo Brozovic, nato a Zagabria il 16 novembre 1992, è un imprenditore croato nel campo della ristorazione e dell'abbigliamento, nonché esperto di design e marketing creativo. E a tempo perso gioca a pallone per l'Inter Milano e a cadenza minore per la Nazionale del suo Paese d'origine. Una Wikipedia che si rispetti probabilmente attaccherebbe così la descrizione del personaggio. Eppure in realtà Marcelo Brozovic di professione fa il calciatore, maglia numero 77 nerazzurra, nello specifico centrocampista di quantità e qualità. Ma inquadrarlo in queste poche parole sarebbe ingiusto nei suoi confronti. Anche perché questo ragazzo croato, nel pieno della carriera sportiva, ha già avviato una serie di attività professionali extra campo che gli permetteranno di godere di una serena pensione una volta appese le scarpe al chiodo.

Diciamocelo, non è il classico calciatore che incontri a certi livelli. Dichiarazioni pubbliche con il contagocce, espressioni facciali imperscrutabili, gestualità plateali sul rettangolo di gioco e atteggiamenti goliardici e talvolta imprevedibili con i compagni. Per il resto, si faccia pure un giro sulla sua pagina Instagram, dove oltre a essere  affettuoso marito di Silvija e padre di Aurora illustra parecchi lati del proprio carattere e delle proprie inclinazioni imprenditoriali. Lo schema è semplice: fa qualcosa di insolito in campo, lo ripete all'ennesima potenza (coinvolgendo anche i compagni), lo trasforma in un gesto riconoscibile e poi ne fa un brand a lui associato. Straordinario. EpicBrozo, l'emoticon che ormai è parte integrante del personaggio Brozovic, è diventato un marchio da cui è già nato un Café in Croazia.

Negli ultimi tempi, ecco spuntare anche una linea di abbigliamento. E chi dimentica il coccodrillo, che ha strappato un sorriso a Messi in tribuna e oggi viene replicato spesso e volentieri anche da altri giocatori per impedire a un avversario di calciare una punizione sotto la barriera. Il bello è che Marcelo non ha inventato nulla, esisteva già, ma la scelta del palcoscenico ha reso sua questa iniziativa, stressata poi via social con costumi esilaranti. Fossimo nella Lacoste, inizieremmo a preoccuparci. Occhio anche all'esultanza con l'innesco di una bomba durante Inter-Roma (premiata come la migliore del campionato): per adesso è solo un tatuaggio che gli appare sul collo, in futuro chissà. In ultimo, per ora, il business della cryptovaluta, ancora tutto da scoprire. Dopotutto, un imprenditore con tante idee creative è destinato a sorprendere sempre. E se i compagni sostengono che neanche loro sappiano cosa gli passi per la testa, un motivo ci sarà.

Poi c'è il campo, e anche qui siamo ben lontani dai binari dell'ordinarietà. Il fatto che Brozo spesso mostri un atteggiamento quasi 'scazzato', gesticolando platealmente quando qualcosa non gli va giù, oppure distribuendo smorfie che lo rendono ancora di più sui generis, non fa che aumentare il contrasto con le sue prestazioni. Numeri alla mano, è tra i centrocampisti più completi d'Italia, forse d'Europa. Ovvio, non ruba l'occhio per giocate d'alta scuola o conclusioni all'incrocio dei pali, però per costanza, qualità e quantità ha pochi eguali. Non a caso da quando, a inizio 2018, Spalletti lo ha messo al centro del villaggio, strappandolo da un prestito al Siviglia che sapeva di addio rottura definitiva, il croato è diventato un punto fermo dell'Inter, anche con Conte. E ci si accorge della sua indispensabilità quando manca, un po' come accade con le cose importanti spesso sottovalutate. I tifosi lo sanno bene e gli perdonano certi atteggiamenti, lo sa bene anche Simone Inzaghi che in quella posizione, negli ultimi 4 anni, ha piazzato Lucas Leiva: talento, ordine e randellate all'occorrenza. Marcelo sarebbe un upgrade? Sì.

Per queste e tante altre ragioni, la dirigenza dell'Inter è invitata a darsi una mossa con il rinnovo del contratto che scade nel giugno 2022. Nonostante qualche sbuffo, frasi buttate lì, presunti mal di pancia, Brozovic a Milano sta bene, ha costruito una famiglia, ha avviato i suoi business personali e ha appena vinto un tanto agognato Scudetto. Insomma, a meno di offerte illogiche, difficilmente lascerebbe i nerazzurri. Però legittimamente si aspetta il ritocco dell'ingaggio, non i 6 milioni chiesti inizialmente, ma neanche i 3,5 che oggi gli versa la società. Una via di mezzo sarebbe la soluzione ideale e le parti ne stanno parlando e l'auspicio è che si arrivi presto al nero su bianco, visto che sull'altra sponda del Naviglio l'attendismo è stato deleterio.

Se il calciatore Brozovic è indispensabile in questa Inter, il personaggio non è da meno. Pochi come lui riescono a sfuggire l'inquadramento socio-professionale senza necessariamente cadere in eccessi da cronaca extra sportiva o da condanne dei benpensanti. Pochi riescono a fare breccia nell'immaginario collettivo trasformando un semplice gesto in un autentico brand. Pochi possono, come poco tempo fa ha rivelato il suo compagno di Nazionale Lovren, sfondarsi di cibo e correre 15 chilometri in una fase finale del Mondiale. Probabilmente prima e dopo aver fumato una sigaretta. Nessun altro però risponderebbe "Salame, salame" guardando il cielo, ala domanda su come faccia ad avere certe capacità aerobiche senza rispettare pedissequamente le diete dei nutrizionisti. Marcelo è epico, in tutti i sensi, nel bene e nel male; è l'amico che molti hanno e tutti vorrebbero avere; è simbolo di una squadra che nonostante i tentativi di normalizzarla sarà sempre fuori dagli schemi. Rinnovare prima possibile, su.

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Sezione: Editoriale / Data: Mer 14 luglio 2021 alle 00:01
Autore: Christian Liotta
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