"La chiesa è vicina, il VAR è lontano, il campo è ghiacciato. Camminerò con attenzione". Un proverbio russo risalente al secondo dopoguerra ci informava già dell'imprescindibilità della moviola in campo, ancor prima che a reclamarne l'utilizzo fosse Biscardi, per 30 anni paladino della volontà popolare ("Vogliamo") e padre della Supermoviola, o moviolone, un'invenzione talmente super che nel 2004 arrivò ad aggiudicarsi l'ambito premio "Moggi d'Oro", a forma d'orologio. Nessuno si sarebbe aspettato che dopo l'effettiva entrata in vigore nella stagione 2017/2018, definita per l'appunto d'adattamento dall'ex responsabile del progetto Rosetti e chiusasi con un bilancio "positivo" anche grazie al successo riscontrato dalla gestione del caso Pjanic-Rafinha, da strumento fondamentale per correggere le sviste degli arbitri nostrani ("Tra i migliori d’Europa" secondo Inzaghi) il VAR si tramutasse in un vero e proprio oggetto incompreso a causa sia dell'improvvisa alterazione di regole e protocolli che del caos portato da alcuni fischietti anarchici e delle scelte scellerate di altri più sbadati ("È petto netto" secondo Spalletti).

Arriviamo a oggi 2022 A.D. in cui il processo del lunedì, o meglio di tutta la settimana, non viene più fatto sugli episodi da moviola, ma sull'uso della stessa moviola. Come se non bastasse, sono arrivati anche 'Tiki Taka' e Chiambretti. Dalle indiscrezioni che circolano attorno ai piani alti della Lega, sarebbe al vaglio già per la prossima stagione l'ipotesi di introdurre il cosiddetto VAR a chiamata, di modo che anche gli occhi di entrambi gli allenatori possano aggiungersi a quelli di arbitri, guardalinee, addetti VAR, AVAR e parentele. Secondo altre fonti sentite da noi in esclusiva, il 2023-2024 segnerà invece il debutto a bordocampo del cosiddetto VAR 2, un secondo schermo (o schermo 2) assegnato a un secondo arbitro (arbitro 2), che verrà posizionato a tre metri di distacco dal monitor principale (VAR 1) e proietterà, mentre l'arbitro 1 si troverà impegnato sul VAR 1 nella revisione dell’episodio dubbio, le immagini in replay dello stesso arbitro 1, dal gesto del monitor con le mani alla corsa dal campo fino al grado di attenzione mostrata durante il check sul VAR 1, per verificare che l'intera procedura si sia svolta in regola con i nuovi protocolli che verranno presentati dal futuro responsabile del VAR, José Mourinho.

Alla decisione dell'arbitro 1, seguita dall'approvazione dell'arbitro 2, si sommerà il giudizio degli spettatori da casa, che potranno votare, ad esempio, "Rigore sì" o "Rigore no" tramite i tasti del proprio telecomando. Tornando all'arretratezza di oggi, come al solito sono tante e diverse le polemiche di cui veniamo subissati settimanalmente, ma comunque il fatto che di mezzo ci sia spesso l'Inter è un mero caso e nessuna redazione giornalistica segue una linea di parte prefissata. Soffermandoci sugli episodi più recenti in Coppa Italia, per difendere la legittimità dei due rigori ("Rigorini" secondo l'analista più sconcertato), il primo ratificato e il secondo segnalato dal VAR, ci affidiamo all'assioma di Handanovic, il capitano nerazzurro che nella semifinale contro il Milan sul fuorigioco di Kalulu non aveva neanche protestato: Allegri al termine della finale ha addirittura fatto i complimenti a Valeri, mentre Nedved, Agnelli e Arrivabene non sono andati a bussare allo spogliatoio dell'arbitro, come avrebbero fatto d'abitudine nei casi di disapprovazione della direzione di gara, ma potrebbero aver avuto un confronto all'interno di quello della loro stessa squadra per analizzare con serenità insieme al tecnico gli sbagli di una Juve che finirà la stagione con zero tituli.

In casa Inter, nonostante la conquista del secondo trofeo stagionale, si respira aria di crisi mentre si accumulano le tensioni sia nel gruppo squadra che fra i dirigenti. Di seguito, riassumiamo i casi più eclatanti accesisi nell'immediato post-finale di Coppa Italia: il rinnovo di Perisic e l'oscuramento di Gosens, le sigarette e i sigari nelle foto pubblicate sui social senza l'ausilio di una spia alla Bendtner, le birre, gli spumanti e i pasticcini, lo sguardo torvo di Lautaro e il digiuno di gol di Correa, il contratto di Inzaghi in scadenza a giugno 2023 e non ancora prolungato, i soli 6 italiani in campo durante tutto l'arco della gara e il calcio inzaghiano che nonostante i suggerimenti ripetuti da chi se ne intende proprio non riesce a evolversi ed è rimasto ancorato agli anni '30, il recupero corposo concesso da Valeri con addirittura due tempi da 15', la disparità nella scelta di schierare Handanovic e non Radu con la Juve che invece impiegava il secondo portiere Perin, il mancato rigore ai bianconeri per la terribile pedata di Cecchi ad Allegri, le esultanze scomposte e per nulla eleganti di Zhang, Marotta e Zanetti, quel qualcosa che secondo Pioli per compensare i presunti errori arbitrali a svantaggio del Milan doveva succedere e non è successo nemmeno in finale di Coppa. Da domani (fino a oggi si continua a festeggiare) ci risintonizzeremo sul campionato, per una 37esima giornata in cui si spera possa accadere davvero l'imprevedibile. A tutto avremmo pensato, ma mai che tornassimo a tifare Gasp.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 14 maggio 2022 alle 00:01
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DanieleAlfieri7
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