Io sono per la libertà di espressione. Per me ognuno può comportarsi come vuole e meglio crede. L’importante è che il singolo si assuma la responsabilità dei propri gesti. Non si imponga sugli altri. Non prevarichi. O non commetta azioni illecite, ma questo è un altro paio di maniche. Io esigo solo che non si superi quel sottile confine in cui la mia libertà finisce dove comincia la vostra. E viceversa.
Per il resto tutti free nell’esprimere i propri diritti. Quindi se un tifoso vuole fischiare la squadra perché gioca male, quel giocatore perché sbaglia un passaggio, l’altro per dichiarazioni poco felici, può farlo senza problemi. 
È umano, capibile. Forse non assecondabile, posso essere d’accordo o meno. Ma io non ho la verità in tasca e non pretendo di dare lezioni a nessuno. Faccio sì fatica a capire il motivo per cui Icardi, nonostante tutto quello che è successo, segni, e si prenda del figlio di p... da alcuni dei propri sostenitori. In questo modo tecnicamente non si insulta lui, ma la madre. Della quale non conosco la professione ma sono piuttosto certo che non abbia intrapreso né in modo ufficiale, né tantomeno ufficioso, quel tipo di carriera promiscua. Ma comunque questi sono altri discorsi, che nulla hanno a che vedere con le capacità tecnico-tattiche della rosa del Biscione.
Torniamo perciò a tali delucidazioni. È vero che solo i deficienti non cambiano idea. D’altra parte chi vive tale condizione manca d’intelletto nel senso letterale del termine.
Però non è che ieri l’Inter fosse una squadraccia, destinata a salvarsi (forse con fatica) mentre oggi avrebbe dovuto provare in tutti i modi ad essere l’anti Juve. Signori, va bene modificare la propria opinione. Ma non da un giorno all’altro, in base ai risultati di questa o quella partita. O a come tira il vento.
Dopo la sconfitta con la Lazio si sapeva che i nerazzurri avrebbero dovuto lottare per l’accesso in Champions. Nel post Genoa, nonostante un’Inter superlativa, le indicazioni non devono cambiare. Altrimenti si dimenticherebbe l’incazzatura e la preoccupazione dopo lo stop contro i biancocelesti, quello col il Bologna, tanto per dire.
Quindi solo applausi alla Beneamata per aver disputato un incontro praticamente perfetto al Ferraris, ma zero voli pindarici del tipo: “L’Inter avrebbe dovuto lottare per lo Scudetto, peccato aver perso punti per strada”. Si distorcerebbe la realtà. Non è così. La rosa è buona per il campionato italiano e per arrivare terzi, ma per trionfare davvero servono campioni di primo livello. È vero che per strada sono stati persi punti non per colpe proprie (vedi parata di Dimarco in casa nella sfida col Parma o Abisso che regala un inesistente rigore alla Fiorentina). Ma tra il sostenere (giustamente) che si dovrebbe avere qualche punto in più in graduatoria, al dire di poter essere testa a testa contro i rivali bianconeri, ce ne passa.
È apprezzabile e da intelligenti (forse anche da opportunisti in accezione positiva) che la squadra si sia unita, almeno questo pare. L’obiettivo è conosciuto da tutti, quindi ci sta che si faccia di tutto per centrarlo. Poi, a fine stagione si tireranno le somme. Quando si dovrà analizzare tutto il percorso da montagne russe di quest’annata, a prescindere a mio avviso dal risultato finale, anche se ovviamente questo può fare tutta la differenza del mondo.
Senza però oggigiorno gridare allo scandalo e temere magari per un impossibile fallimento qualora non arrivassero 9 punti nelle prossime 3 partite, o sognare l’ammaraggio sulla Luna se ci fosse un tris di vittorie.
Il bene dell’Inter deve essere sopra tutto. Allenatori, giocatori e tifosi. Il che non significa farsi prendere per i fondelli da questo o quel tesserato o sottostare a pressioni esterne. Ma solo tornare ad essere davvero, e non solo con il nome, tra le grandi d’Europa.

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Sezione: Editoriale / Data: Ven 05 aprile 2019 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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