Per ripescare un precampionato ricco di così tanti spunti apocalittici occorre che torniamo indietro di sei anni all'estate 2016, la prima targata ufficialmente Suning e con il giallo Pirelli bene in vista sulle strisce nerazzurre squamate. L'Inter non della LuLa ma dei gemelli del gol Icardi-Jovetic le prendeva quasi come adesso, non a Cesena e a Pescara, né nelle limitrofe Svizzera e Francia, ma girando il mondo con partenza da Brunico e sbarcando in Norvegia, Irlanda e Stati Uniti: tra le varie prestazioni, ricordiamo (malvolentieri) l'1-3 contro il PSG pre-Messi, Neymar e Mbappé, l'1-2 contro il CSKA Mosca pre-esclusione UEFA, l'1-4 contro il Bayern di Vidal e Ribery e, per chiudere in bellezza, l'1-6 contro il Tottenham di Eriksen e Kane. Fu la batosta finale per il Mancini-bis, che nel pieno dell'agosto torrido lasciò il posto in panchina all'acclamato Frank De Boer. La cura dell'olandese si fece subito sentire con la vittoria per 2-0 contro il Celtic. Sette giorni dopo, gli effetti collaterali con identico risultato ma a sfavore, a Verona contro il Chievo (doppio Birsa). Insomma, potendo scegliere, meglio un'ultima amichevole che va male a un debutto in campionato che va male.

A quei tempi non si facevano discorsi legati né al ritardo nella preparazione rispetto alle contendenti né a quello dei pagamenti dello sponsor Digitalbits. Prima del "Frank di burro" le analisi tecnico-tattiche si concentravano esclusivamente sul calcio "europeo" che finalmente si sarebbe visto all'opera anche in una squadra di Serie A, con il parere di Thohir sugli scudi che prevedeva un'Inter destinata a salire sempre più in alto a bordo del suo nuovo olandese volante. Meglio andarci piano col berci i pareri degli aruspici agostani, dopotutto anche un anno fa era la nuova Juventus di Allegri, e non le milanesi, la squadra che più di ogni altra sarebbe dovuta andare "al Max". Il punto sull'attuale condizione dei nerazzurri l'ha centrato in pieno Inzaghi dopo il passo indietro di sabato: "Sapevamo della difficoltà della gara, abbiamo alternato buone cose, ma chiaramente in fase difensiva dobbiamo fare meglio, non a livello di squadra ma individuale". Consapevolezza anche stavolta dei valori dell'avversario, il Villarreal (non Vicenza) che ha chiuso il suo precampionato da imbattuto con 6 vittorie, tra cui quelle contro PSV e Dortmund, e 2 soli pareggi, mentre ogni riferimento ai centrali nerazzurri, ad Handanovic o ai rientri a intermittenza dei mediani non ci sembra affatto casuale.

La fase difensiva è quindi quella su cui bisogna lavorare maggiormente, anche se il tecnico sa bene che le prove negative di Skriniar &co. rimangono ancorate al momento: "I carichi di lavoro questa settimana scenderanno, una settimana con i carichi giusti ci aiuterà ad arrivare al match contro il Lecce nelle migliori condizioni". Al Via del Mare niente più scuse perché scenderà in campo la vera Inter, a differenza di quella che si arrabattava di fronte al Villarreal con una prova quasi unreal, specchio evidente delle condizioni disastrose del terreno di gioco. Potrebbe servire anche il vero Asllani, e non quello più distratto di due sere fa (il grande salto dall'Empoli allo sfidare una semifinalista di Champions League non può che fargli bene), qualora Brozovic non dovesse recuperare in tempo per il debutto. Eravamo abituati a vederne due di croati nella formazione, invece spetterà a Gosens il compito tutt'altro che semplice di non far rimpiangere Perisic, tornando magari ai livelli supersonici della Dea. Il tedesco è apparso in crescita al contrario di molti dei suoi compagni, ma rimandiamo i primi verdetti a quando la squadra tra cinque giorni sarà chiamata a fare davvero sul serio. Nel frattempo, è pre-crisi Inter.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 08 agosto 2022 alle 00:01
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DanieleAlfieri7
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