“Pazza Inter”. L'aggettivo qualificativo ha caratterizzato gran parte della storia della Beneamata, tanto da aver portorito un inno, nato nel 2003 e oggetto di una nuova versione nel 2007, dopo il primo scudetto sul campo conquistato dall'Inter di Roberto Mancini. Un inno cantato dai giocatori in rosa e a squarciagola dai tifosi sugli spalti del Meazza. Un inno che ha resistito fino al 2018. Poi, come noto, Antonio Conte ha chiesto che non venisse più suonato perchè la sua Inter avrebbe dovuto essere regolare e forte. Non più pazza. Ma la pazzia calcistica dell'Inter ha fatto storia, partite già vinte e poi perse, ma soprattutto rimonte pazzesche in gare che sembravano segnate. La vittoria per 3-2 sulla Sampdoria che a San Siro conduceva 2-0 al minuto 87, la ricordiamo ancora con trepidazione.

Così come tante altre sfide risolte in modo “pazzo”, hanno fatto avvicinare negli anni migliaia di persone ai colori nerazzurri. Inter-Fiorentina di sabato scorso entra nello speciale almanacco della pazzia interista e forse, anche il regolare e forte Antonio Conte, ne sarà rimasto affascinato. Immaginiamo cosa sarebbe successo con lo stadio pieno al gol vittoria di D'Ambrosio, quale boato avremmo sentito per celebrare una rimonta da “Pazza Inter”. Ma siccome non tutte le ciambelle riescono col buco e non tutti possono seguire una gara dell'Inter con il defibrillatore accanto, occorre che già da questa sera a Benevento si torni ad una regolarità che è prerogativa delle grandi squadre. “Contro la Fiorentina abbiamo fatto bene, ma ci è mancato l'equilibrio”.

Così Conte sabato scorso ha spiegato perchè la sua squadra sia stata infilata per ben tre volte dalla Viola che ha anche avuto altre occasioni per chiudere definitivamente il match a suo favore. Sotto processo la difesa a tre che, con altri interpreti, era stata la meno battuta del campionato nella scorsa stagione. Il tecnico non crede che la vulnerabilità del reparto arretrato messo in campo sabato dipenda dal fatto che, ceduto Godin, tenuto in panchina Skriniar anch'esso in odor di cessione e assente lo squalificato De Vrij, abbiano fallito la prova D'Ambrosio, Bastoni, e Kolarov. Per Conte i tre hanno sofferto una mancanza di equilibrio che non avrebbero saputo offire i centrocampisti scelti. Brozovic ed Eriksen non hanno mai fatto filtro adeguato, del resto non è nelle loro caratteristiche, sulla fascia sinistra Perisic pensava solo ad attaccare e Kolarov ha faticato oltre misura in un ruolo che non è il suo, nonostante il giocatore serbo si sforzi di crederlo per cercare di continuare a giocare ad alti livelli sfidando la carta d'identità. Bisogna poi rilevare come l'Inter abbia rivoltato la gara con la Firentina non solo quando Conte abbia spedito in campo gente del calibro di Hakimi, Vidal, Nainggolan, Sanchez e Sensi. Decisiva è stata anche la mossa di passare a 4 dietro con Hakimi e Kolarov terzini, in quel caso entrambi d'assalto. Da più parti si pensa che tornare definitivamente a un difesa a 4, come da tradizione in casa Inter, possa risolvere molti problemi e rendere la manovra della squadra più fluida e logica.

Probabilmente Antonio Conte non sarà d'accordo e continuerà con il suo credo, ma è indubbio che la quantità e qualità della rosa attualmente a disposizione, in attesa della fine del mercato, gli permetta di variare uomini e modulo a gara in corso mantenendo alta la competitività della squadra. Attaccare senza paura per sfruttare le enormi potenzialità offensive, trovando però il famoso equilibrio in mezzo al campo che permetta alla difesa (a tre o a quattro), di non farsi prendere d'infilata dai contropiedisti avversari. Questo dovrà essere il copione di un'Inter che in questa stagione ha il dovere, ma soprattutto il piacere, di provare a vincere lo scudetto.

Questa sera la Beneamata recita a Benevento, contro una neopromossa galvanizzata dal blitz in rimonta in casa della Sampdoria, guidata da quel Pippo Inzaghi che sente profumo di derby. Conte cambierà qualche pedina rispetto a sabato scorso, probabilmente Hakimi, Vidal e Sanchez scenderanno in campo dal primo minuto. Sembra destinato a tornare in panchina Christian Eriksen che contro la Fiorentina ha continuato a non incidere, pur giocando da trequartista. “Spero che possa scoccare la scintilla che possa accenderlo definitivamente”, ha detto Conte. Ci auguriamo che scocchi questa benedetta scintilla, perchè il “Principe di Danimarca” potrebbe veramente rappresentare quella viariabile di qualità che renderebbe la squadra ancora più imprevedibile. Ma è tempo che, dalle parole e dalle intenzioni, l'ex Tottenham passi ai fatti.

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Sezione: Editoriale / Data: Mer 30 settembre 2020 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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