L’Inter era ad un passo dagli ottavi e ora si ritrova più vicina all’eliminazione, se è vero che ora la qualificazione non dipende più dal risultato che conseguirà col Psv a San Siro ma dal Tottenham al Nou Camp. Il gol segnato a San Siro, stando al regolamento che guarda prima allo scontro diretto, decide a favore degli Spurs in caso di posizione identica in classifica. 
I catalani ampiamente qualificati da primi hanno vinto in casa degli olandesi ma hanno giocato svogliatamente e nel primo tempo hanno rischiato in più occasioni di andare sotto.
Dipende tutto da quanta voglia di giocare avrà Valverde e che formazione schiererà contro il Tottenham nell’ultima giornata. 
Non c'è ragione di credere che schieri l'undici migliore.
L’Inter ha perso per un’ingenuità ma non ha giocato male. Ha disputato una partita onesta che se fosse terminata in parità sarebbe stata salutata con enfasi. 
La rabbia per una sconfitta sanguinosa invece cambia tutta la prospettiva e la percezione di una stagione che più volte ha illuso tanti tifosi che questa squadra valesse più di quanto poteva esprimere. Al contrario oggi i limiti sono più chiari e nitidi, dunque facilmente riconoscibili per poter intervenire la prossima stagione. Questa è un’annata di consolidamento in cui molti giocatori stanno facendo esperienza. Per le ambizioni ben più alte che ha questa società bisogna aspettare la stagione 2019/20 e il discorso varrebbe anche se l’Inter avesse passato il turno a Wembley. 
Il Tottenham ha giocato meglio ma non abbastanza da poter dire che fosse nettamente superiore. Nel primo tempo affondo di Kane che va via a Brozovic e D’Ambrosio e conclude trovando l'opposizione di Handanovic, al 12° ancora l’attaccante va via a tutti in difesa e regala un pallone invitante a Dele Alli il quale sparacchia in alto.
Brozo rischia l’ammonizione che meriterebbe per un intervento direttamente sull’uomo ma Cakir lo grazia ricordandogli che è l’ultima volta. 
Alla mezz'ora Icardi, servito di testa da Perisic potrebbe andare in gol ma viene atterrato da Alderweireld, ammonito immediatamente.
Da questo momento l’Inter abbassa in eccesso il baricentro e gli Spurs diventano di nuovo pericolosi, fino alla traversa di Winks, dopo un forcing dei padroni di casa che culmina con un’iniziativa da fuori area del centrocampista.
Nainggolan è in evidente difficoltà, un affaticamento muscolare che porta Spalletti a cambiarlo poco prima della fine del primo tempo con Borja Valero. 
Nel complesso un'Inter goffa e lunga all’inizio, più compatta nel corso del match e di nuovo lunga e impacciata, per poi chiudere il primo tempo con una maggiore intraprendenza. 
Nel secondo tempo l’Inter gioca meglio e tenta qualche affondo che in effetti mette in difficoltà i londinesi. L’ingresso di Borja ha l’effetto di rendere la squadra finalmente più rapida nel possesso e meno prevedibile nella manovra, in pochi minuti lo spagnolo diventa il migliore in campo. Tutto fila liscio, nonostante un brivido al 25° su un colpo di testa di Vertonghen ma Pochettino mette in campo due giocatori decisivi come Son ed Eriksen e a dieci dalla fine il danese sigla il gol che condanna l’Inter. Sissoko sfrutta un errore a centrocampo si beve in velocità tre nerazzurri, riuscendo a servire Alli che smista per il numero 23 il quale deve solo essere preciso.
Subito il gol l’Inter si riversa nell’area avversaria e va vicina in almeno due occasione al pareggio ma non può andare sempre bene e alla fine arriva a sconfitta.
Non ci sono processi da fare, il Tottenham ha più esperienza dell’Inter in Champions, giocatori tecnicamente più forti e una rosa profonda mentre la squadra di Spalletti è alla sua prima apparizione dopo sette anni e i suoi giocatori più rappresentativi hanno complessivamente nessuna o una manciata di Champions disputate. Non a caso l’Inter ha perso per inesperienza.
Si può recriminare quanto desiderate, sfogarvi come sempre con l’allenatore o il vostro pallino negativo di riferimento ma in una partita a questi livelli l’Inter non è mentalmente ancora all’altezza, mancano nella memoria collettiva dei giocatori sfide come queste e lo aveva dimostrato anche con il Barcellona. 
Resta la beffa di una qualificazione venduta come quasi fatta e che ora dipende solo dalla serietà del Barcellona, mentre l’Inter giocherà come si diceva una volta, con un orecchio alla radiolina. Amaro, brutto ma non ancora sufficiente per fare i soliti processi.
Amala.

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Sezione: Editoriale / Data: Gio 29 novembre 2018 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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