Quante volte lo abbiamo sentito dire? “Il derby non si gioca, si vince”. È il detto dei puristi delle stracittadina, qualunque essa sia. Anche a Milano, nonostante una storica predilizione per il bel gioco o “giuoco” come direbbe qualcuno e per le prodezze dei singoli, alla fine questa sfida va vinta e basta, senza troppi se e senza troppi ma. E se poi non puoi giore del tutto, allora vada per il pari. Fondamentale non perdere, per non vivere mesi difficili nel contesto cittadino sino al derby di ritorno. La classifica? Quella si guarda un attimo dopo. Al fischio finale di un derby, gioia e dolore esulano dal calcolo, è roba di cuore, che ti dice anche in che condizioni si trovi. Un derby, per chi fequenta l'argomento, può essere più esaustivo di un elettrocardiogramma sotto sforzo.

Ma vediamo come l'Inter arrivi a questa importantissimo esame, dopo tre vittorie e una sconfitta e la fine di una sessione di calcio mercato che non ha privato Simone Inzaghi di un solo big. Questo, nonostante le ormai note difficoltà finanziarie, a cui vanno aggiunte le simpatiche sanzioni Uefa per un Financial Fair Play che ormai ha perso di credibilità per come sia stato impostato da quando è entrato in vigore. Tant'è. L'Inter arriva all'appuntamento priva del suo uomo derby per eccellenza, alias Romelu Lukaku. Nelle due stagioni trascorse in nerazzurro, prima della improvvida sortita verso il Chelsea, Big Rom aveva sempre segnato ai dirimpettai, anche questa volta sarebbe stata un'arma fondamentale per Simone Inzaghi. Purtroppo l'infortunio muscolare accusato durante un allenamento che precedeva la gara vinta con la Cremonese, non è cosa da poco per un fisico importate come quello del belga.

È vero che stiamo parlando, al momento, di un Lukaku lontano parente di quello straripante dell'era Conte e che era stato determinante per la conquista del diciannovesimo scudetto al secondo tentativo. Ma è anche vero che, forse, queste difficoltà fossero preventivabili per un ritorno in nerazzurro con un sistema di gioco che cerca di coinvolgere più calciatori possibili e che vede in Lukaku una splendida variante dello schema, non lo schema fatto persona. Pur non brillando il belga aveva comunque timbrato a Lecce dopo meno di due minuti di gioco, aveva regalato un bellissimo assist di testa per il primo gol contro lo Spezia realizzato da Lautaro Martinez e aveva messo lo zampino, anzi lo zampone. in occasione del tris firmato da Correa. Ma ora Lukaku è ai box e quindi, contro il Milan, il mister dovrà decidere il patner dello splendido Lautaro Martinez ammirato in questo avvio di stagione.

Sarà una scelta che dovrà tenere conto anche della sfida di mercoledì 7 settembre, sempre a San Siro, contro i terribili tedeschi del Bayern Monaco nella prima uscita in Champions League. Il trentaseienne Edin Dzeko ha disputato l'intero match, martedì scorso contro la Cremonese e magari la sua grande esperienza internazionale potrebbe tornare utile proprio in Champions. Non escludiamo allora che la coppia prescelta per far male al Diavolo possa essere formata da Lautaro Martinez e da quel Correa che, contro il Milan, qualche gol l'ha segnato durante la sua esperienza laziale con Simone Inzaghi in panchina. Staremo a vedere.

In panchina dovrebbe già sedersi Francesco Acerbi, l'ultimo arrivato in casa nerazzurra. Fortemente voluto da Simone Inzaghi che lo ha allenato con successo alla Lazio, Acerbi arriva a sostituire Ranocchia e agirà da vice De Vrij, ma non solo. All'occorrenza potrà essere impiegato come braccetto di sinistra della difesa a tre. Acerbi non è più un ragazzino, ha 34 anni, ma solo poco più di anno fa ha dato una mano alla Nazionale italiana per laurearsi Campione d'Europa. Ha un passato da tifoso milanista che non piace? Ha dato fastidio la sua reazione al gol scudetto di Tonali in Lazio-Milan della scorsa stagione? Tutto legittimo se la passione tifosa viene manifestata con civiltà. Chi invece continua a insultare via social coinvolgendo anche la famiglia, di interista ha ben poco. Francesco Acerbi ora veste la maglia nerazzurra e questa sera si renderà conto, anche se il derby si gioca in casa Milan, cosa siano l'Inter e il suo popolo. Ha detto che darà tutto per questa maglia. E il vero tifoso questo deve chiedere ad un professionista. Il resto sono chiacchiere da bar, che si porta via il vento.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 03 settembre 2022 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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