Sette punti in sei partite. Questo è il bilancio delle ultime uscite dell’Inter in campionato, e sottolineo in campionato, un bottino magrissimo che fa capire quanto manchi qualcosa, o qualcuno, rispetto alle ultime stagioni dove i momenti di calo erano rari e brevissimi. Quel qualcuno è Zlatan Ibrahimovic. Con questo, non voglio assolutamente togliere dei meriti ai nerazzurri attuali: sono tutti calciatori splendidi, che in Europa fanno valere il gioco e l’intelligenza tecnico-tattica, cosa che con Ibra non accadeva: una prestazione come quella di Londra dimostra che per la dimensione Champions league c'è bisogno del buon football e di una squadra con la s maiuscola. Per il campionato, però, questi straordinari campioni soffrono, dopo tantissime partite, la stanchezza fisica, come normale che sia visto che ormai si gioca ogni tre giorni, e di conseguenza manca quello smalto che ti permette di arrivare a cavalcate trionfali come a quelle degli ultimi anni.

Fino allo scorso anno, quando l'Inter accusava momenti negativi, il nasone di Malmoe tirava fuori dal suo cilindro quei compli che hanno permesso di vincere sui campi più duri, uno di questi fu proprio Palermo, dove lo scorso anno disintegrò i rosanero con una doppietta pazzesca durante una partita durissima: chiedere a Fontana, che ancora trema se ripensa alle due saette che giunsero dalle sue parti. Insomma, sono questi i momenti di un campionato, le partite dove si sente la mancanza di un campione totale, egoista, straordinariamente killer, capace di trascinare la squadra praticamente da solo com'era con Ibrahimovic. Per carità, l'Inter di Palermo è stata ottima, ci ha messo il cuore nonostante venisse da una partita che l'aveva distrutta fisicamente come quella di Londra, però siamo al solito discorso: per vincere il bel gioco in certe situazioni non basta, ci vuole il campione solista che la vince con il colpo. Ed è quello che all'Inter, oggi, manca.

Non si può avere tutto, è chiaro, e sottolineo come l'Inter di Champions sia apprezzabile molto più di una squadra come quella degli anni passati che si basava solo sulle giocate di un fenomeno egoista come lo svedese, però per vincere in Serie A, mi duole dirlo, serve proprio quello. Ricordate la Roma di Luciano Spalletti, che con il suo 4-2-3-1 fatto di sola palla a terra incantò l'Italia, mentre l'Inter giocava male ed Ibra risolveva le partite? E così finì, con l'Inter che raccoglieva gli scudetti ed il bel gioco di Spalletti che al massimo portava ad una Coppa Italia. Sono d'accordo anch'io sul dire che il bel gioco sia necessario, ma in determinati momenti, come questo, serve la cattiveria, ed anche quel pizzico di fortuna che l'Inter non ha. L'1-1 di Palermo va comunque accolto bene, perchè abbiamo dimostrato di poter dominare a lunghi tratti su un campo difficilissimo dove molti si sono fermati e (speriamo) si fermeranno, ma non riesco a negare che in certi momenti, Ibra manchi a questa squadra da morire.

Insomma, è un'Inter più europea che italiana, mi sembra a questo punto palese: in Serie A il calcio champagne paga poco, in Champions tantissimo. Ci vuole anche grande concentrazione in Coppa, e i nerazzurri la hanno. C'è, però, un'ultima cosa che mi conforta: le rivali, Milan e Roma, questi straordinari campioni di freddezza ed egoismo non li hanno. Sono tutte squadre votate al gioco, così come noi, e rimango convinto della nostra superiorità. E dunque, anche se ci sarà il sorpasso rossonero domani, restiamo assolutamente i favoriti: ho grande fiducia, ma se stasera (e non martedì!) ci fosse stato Ibra, forse staremmo parlando di un altro campionato...

Sezione: Editoriale / Data: Sab 20 marzo 2010 alle 23:42
Autore: Fabrizio Romano
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