Un pareggio contro l’Atalanta, la formazione sicuramente più in forma e più bella da vedere in questa Serie A, come ormai ci raccontano tutte le eco mediatiche e non solo, non è sicuramente da buttare via. Uscire da una partita ad alto rischio contro un avversario storicamente col dente avvelenato, ancor più avendo in panchina un Gian Piero Gasperini che finalmente non ha trascorso la vigilia a recriminare sulla sua amara esperienza a Milano, con un punto che mantiene pressoché inalterata la situazione della lotta Champions, e soprattutto accolto senza troppi rammarichi e con una sostanziale serenità, senza troppo amaro in bocca, aiuta sicuramente a mantenere una certa serenità, anche se ancora non basta per certificare il raggiungimento del traguardo.
Certo, a bocce ferme, ripensando a come si è sviluppata la partita, magari si può sostenere che l’Inter, pur abile a sterilizzare l’attacco orobico al punto tale da precludergli ogni conclusione verso la porta avversaria, cosa che nessuno in Italia era riuscito a fare sin qui, avrebbe potuto essere un attimo più cinica e provare a concretizzare le occasioni avute specie nel primo tempo prima che anche i padroni di casa si sgonfiassero un po’ perdendo lucidità, pagando alla distanza l’uscita di un Marcelo Brozovic peraltro non brillantissimo fino al momento dell’infortunio. Ma alla fine, la sfida di San Siro è scivolata via senza troppi scossoni, con entrambe le squadre che sostanzialmente hanno deciso di non farsi troppo male e di arrivare al novantesimo senza troppa belligeranza.
L’Inter scollina sostanzialmente con un buon passo l’ultima salita di un finale di stagione davvero infuocato, che prevede pochissimi tratti pianeggianti specie se rapportati alle altre arrampicate che attendono il gruppo di Luciano Spalletti, a partire da quelle ravvicinate con Roma e Juventus, sfide dalle quali passerà certamente la certezza aritmetica o quasi della presenza nerazzurra alla prossima edizione della Champions, importantissime a prescindere dall’eventuale contesto all’interno del quale le avversarie si avvicineranno, con la variante comunque importante di poter contare sull’appoggio, c’è da giurarci ancora una volta a livelli quasi oceanici, del pubblico del Meazza. Quel pubblico che domenica, alla fine, ha dato una buona prova di maturità lasciando tranquillo e anzi incitando Mauro Icardi (anche in momenti non esattamente ortodossi), difendendo l’attaccante argentino dalle invettive scagliate dal secondo anello verde, peraltro effimere per durata e per sostanza.
Ma prima di questa doppia sfida cruciale in tutto e per tutto, l’Inter dovrà affrontare un altro impegno esterno, dovendosi recare infatti al Benito Stirpe per affrontare il Frosinone di Marco Baroni. Partita, come si dice, che almeno sulla carta si presenta abbordabile. Ma non ci vuole certo l’indovino per capire che così non sarà. Perché, a dispetto della differenza di tasso tecnico, c’è da considerare una variabile che soprattutto in questa fase finale di stagione ha un peso specifico sempre notevole: il collettivo gialloazzurro arriverà alla gara contro l’Inter col coltello tra i denti, specie dopo aver ottenuto due vittorie in fila, volendo una più rocambolesca e importante dell’altra, che hanno rianimato di colpo le flebili speranze di salvezza dei frusinati dopo un avvio di stagione deprimente e un cammino accidentato, nonostante la vittoria del posticipo del lunedì del Bologna abbia rappresentato indubbiamente una notizia pessima per i leoni ciociari.
A maggior ragione, quindi, il Frosinone venderà la propria pelle a carissimo prezzo contro l’Inter, con la volontà, e anche l’incoscienza, di chi sa che ormai non c’è più nulla da difendere e se si vuole evitare l’abisso della retrocessione allora bisogna gettare il cuore oltre l’ostacolo, anche contro un avversario di maggior livello e blasone, sperando magari in qualche distrazione da far pagare a caro prezzo. C’è quindi un jackpot bello ricco sul prato dello Stirpe per entrambe le squadre, con l’Inter che per prendersi il malloppo molto probabilmente potrà gettare nuovamente sul tavolo le carte Stefan de Vrij e Lautaro Martinez, caduti eccellenti dell’ultima pausa per le Nazionali ma che hanno definitivamente accantonato i loro problemi. Ma che dovrà guardarsi le spalle in particolare da un giocatore che ben conosce, se non altro per averlo visto crescere passo dopo passo nelle proprie giovanili e che certamente vuole approfittare dell’occasione per offrire al club nerazzurro il proprio ‘ringraziamento’.
Ci si è accorti forse troppo tardi, e forse se ne è parlato troppo poco, della stagione che ha disputato sin qui Andrea Pinamonti, gioiellino che ha fatto tutta la trafila del vivaio interista, e approdato proprio al Frosinone nelle ultime ore utili del mercato estivo, quelle dove Stefano Capozucca, uomo mercato gialloazzurro, è stato attivo su più fronti per completare la squadra in vista del nuovo campionato di Serie A. Inizio difficile come per tutta la squadra, ma poi il ragazzo trentino ha iniziato a ritagliarsi uno spazio sempre più importante già durante la permanenza in panchina di Moreno Longo. Sono 22 sin qui le presenze di Pinamonti nel suo primo anno vero da calciatore di Serie A, con cinque reti all’attivo, un record che fino all’ultimo weekend faceva di lui il giocatore Under 20 più prolifico di questo campionato prima di essere raggiunto da Moise Kean, ultimo e dirompente protagonista di una favola in casa Juventus.
E se comunque il ragazzo vercellese vanta una media gol per minuti giocati stratosferica, diventando il trascinatore della squadra pluricampione d’Italia in questa parte finale di stagione, ciò non può in alcun modo oscurare quanto fatto vedere da Pinamonti quest’anno, specie considerando il contesto nel quale il giovanotto della Val di Non si ritrova: se è vero che i gol si contano ma si pesano anche, come è vero che Kean ha comunque segnato gol decisivi per le ultime vittorie della formazione di Massimiliano Allegri, è altrettanto vero che le reti, a volte anche prodigiose, siglate dal Pina assumono un peso specifico importantissimo nell’economia di una squadra che vanta comunque il peggior attacco del campionato. Senza dimenticare anche i due assist, l’ultimo dei quali ha permesso a Daniel Ciofani di trovare il gol vittoria al Franchi facendo precipitare la Fiorentina in un abisso dal quale solo poche settimane prima era stata provvisoriamente salvata da un regalo incredibile di Abisso. Per la serie: i casi della vita…
Kean, così come Nicolò Zaniolo, hanno vissuto una stagione d’oro, generata comunque in contesti diversi, dove hanno potuto godere di palcoscenici sicuramente più importanti e soprattutto di contingenze interne che ne hanno favorito l’esplosione dell’uno piuttosto che dell’altro. Ma questo non può voler dire sminuire o mortificare quanto mostrato da Pinamonti, che comunque ha fatto vedere cose importanti in una situazione magari di minor prestigio ma non per questo meno considerevole d’attenzione. E che domenica si prepara ad affrontare la sua squadra, quella che lo ha svezzato e ne ha coltivato il talento. Dimenticando, però, per 90 minuti e più ciò che è stato e anzi tenendosi pronto ad instillare qualche dubbio in più alla società nerazzurra. Perché, indubbiamente, il futuro di Pinamonti è destinato a tenere banco già a partire da quest’estate.
La domanda è sostanzialmente una: come tutelare il ragazzo e soprattutto il patrimonio che rappresenta per l’Inter? Perché gli interrogativi intorno a lui non sono pochi: mentre il Frosinone reclama la possibilità di esercitare il diritto di riscatto in caso di salvezza, l’Inter sa benissimo di non poter rischiare nuovamente di lasciarsi sfuggire via un talento come questo, magari incappando in uno Zaniolo-bis, uno scenario che alimenterebbe ancor più la fame di certi avvoltoi. Ma al tempo stesso sa bene che in questo momento le condizioni per un ritorno alla base del giocatore, anche considerando il discorso legato alla composizione della lista per la Champions, potrebbe risultare deleterio visto che gli spazi a disposizione risulterebbero comunque ridotti.
Girarlo ancora un anno in prestito rappresenta certamente la soluzione più percorribile, in attesa di avere un giocatore ancora più solido. Ma ciò vorrebbe dire diluire ulteriormente i tempi e rendere spasmodica la valutazione circa l’effettiva prontezza dell'attaccante ad affrontare il salto in una big. E allora viene da chiedersi: perché non cogliere l’occasione Pinamonti per dare a tutti una dimostrazione di maturità per tutto l’ambiente? Per cercare di togliersi di dosso quella scomoda etichetta di un club dove ogni cosa è più difficile che altrove, e dove per un giovane emergere è impossibile o quasi, per le pressioni generate dall’indossare questa maglia e con dei tifosi dipinti come gufi pronti sul trespolo a beccare chiunque al minimo errore, il che rappresenta una stortura evidente del concetto di ‘pubblico esigente’?
Perché Andrea Pinamonti, soprannominato ‘l’arciere di Cles’, non potrebbe fare un percorso di crescita e di conquista, per meriti acquisiti, di un suo spazio anche all’interno dell’Inter, come da altre parti e in altre società anche di maggior calibro sembra avvenire in maniera anche relativamente serena? Anche perché i conti con questa situazione andranno inevitabilmente fatti e allora meglio sciogliere questo nodo quanto prima. Da Cles, tanto per fare un precedente storico, arriva anche Maurizio Fondriest, uno che a 23 anni fu capace, seppur in maniera a dir poco rocambolesca, di conquistare un Mondiale di ciclismo in Belgio e che poi in carriera si tolse parecchie soddisfazioni. Chissà, magari è nel Dna della gente della Val di Non diventare campioni anche in età sportivamente tenera. E magari alla fine Pinamonti riuscirà in breve tempo a scagliare le sue frecce anche con la maglia dell’Inter, anche se l’Inter auspica che quelle frecce, almeno domenica, restino nella faretra.
PS – Gesto encomiabile da parte di Antonio Candreva, che si è offerto di pagare personalmente la retta della mensa dei bambini i cui genitori non sono in regola coi pagamenti. Nessuna voglia di trascinare il discorso nella questione politica, solo grande ammirazione per l’uomo Candreva, che ci spiega come l’umanità sia ancora un valore portante nella società. Non è una cosa da poco.
VIDEO - UNA CANZONE PER LAUTARO. E IL "TORO" RINGRAZIA SUI SOCIAL
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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