E quindi, domani sarà nuovamente derby. Dopo aver vinto in maniera tendenzialmente opposta le rispettive semifinali contro Atalanta e Juventus, Inter e Milan torneranno a sfidarsi in questa stagione per contendersi il primo trofeo in palio, quella Supercoppa che ormai da anni genera sentimenti opposti e controversi. All’eterna diatriba sull’effettivo valore della competizione, che divide i tifosi tra chi la ritiene tutto sommato una competizione riempitiva della quale si può anche fare a meno e chi comunque sottolinea l’importanza e la bellezza del vincere qualunque cosa, specie sotto il naso della rivale storica (come avvenne quella sera di aprile), si è aggiunta negli ultimi anni anche quella legata all’opportunità di giocare questa competizione in Arabia Saudita, tra spalti non del tutto pieni, tifosi un po’ confusi nel loro outfit, viaggi intercontinentali e più in generale in un ambiente sì sfarzoso e supermoderno, ma comunque ancora lontano dai canoni tradizionali della fruizione dell’evento calcio. Ma si sa, la legge del ‘pecunia non olet’ la scoprirono gli antichi e non ha mai perso il proprio senso nel lungo scorrere degli anni…
La sfida di domani sera è comunque importante, senza ombra di dubbio: lo è in particolare per l’Inter e non soltanto perché ha in mano l’occasione per vincere la Supercoppa italiana per il quarto anno consecutivo e per eguagliare la Juventus nello speciale albo d’oro della competizione. Domani sarà anche l’occasione per capire cosa è andato storto in quel brutto 22 settembre quando si spezzò l’incantesimo fatato dei sei derby di Milano vinti consecutivamente e il Milan all’epoca in mano a Paulo Fonseca riuscì a incartare un’Inter oggettivamente inqualificabile, che entrò in scena praticamente per un quarto d’ora e che nel tentativo di speculare su un pareggio venne castigata dal gol in extremis di Matteo Gabbia. Boccone duro da mandare giù, anche se da lì in poi, a parte solo un paio di passaggi a vuoto, la squadra di Simone Inzaghi si è riassestata tornando a essere la mietitrebbia vista in azione la scorsa stagione. La sfida di domani rappresenta in questo senso la possibilità di chiudere idealmente un primo cerchio: contro un Milan che nel frattempo ha cambiato guida tecnica, arrivato in finale approfittando in modo cinico del black-out della Juve di Thiago Motta mandata al tappeto con un micidiale uno-due in pochi minuti, l’Inter ha il dovere di legittimare quel ruolo di favorita assoluta riguadagnato a suon di prestazioni sontuose.
Arriva bene l’Inter a questa sfida, a prescindere dal problema accusato da Marcus Thuram che però ad oggi dovrebbe riguardare solo ed esclusivamente questa sfida ed evaporare alla ripresa del campionato con la trasferta di Venezia; arriva carica nel morale, nello spirito e fiduciosa nelle proprie qualità, anche se ovviamente ci sarà da prendere in considerazione il ritrovato entusiasmo del gruppo rossonero, dove però il nuovo allenatore Sergio Conceiçao deve fare ancora parecchio lavoro. L’Inter però arriva anche con la compagnia, sicuramente poco gradita, di quel periodo dell’anno che puntualmente turba e rende tempestosi i desideri di tutti gli allenatori, anche di chi in teoria non dovrebbe essere scalfito neanche lontanamente: quella del calciomercato invernale.
Nello specifico, è tornata ad alzarsi minacciosa la nube di nome Davide Frattesi. Frattesi che non sarebbe troppo felice di dover partire sempre di rincorsa nelle gerarchie di Inzaghi, nonostante sia un punto fermo della Nazionale nella quale fa sentire la sua importanza a suon di reti e ogni volta che succede puntualmente si riscatena il dibattito intorno a lui; Frattesi che dopo aver accettato tranquillamente un anno da ‘dodicesimo uomo’ nel quale ha messo la sua firma pesantissima nella cavalcata Scudetto con alcune reti chiave come quelle contro Verona e Udinese, adesso vivrebbe questa situazione come un peso anche considerando i Mondiali all’orizzonte; Frattesi che gradirebbe tornare alla Roma, lì dove sarebbe colonna inamovibile anche se di fronte a lui non ci sarebbero le stesse prospettive che l’Inter è in grado di offrirgli da due anni a questa parte.
Insomma, una storia che sembrava già vista, ma che è tornata ad arricchirsi di nuovi capitoli. Ma sulla quale è giusto provare a sgomberare il campo da ogni dubbio, come ha fatto nell’immediato la società: sì, Frattesi indubbiamente è un giocatore che movimenta parecchio interesse intorno a sé, in Italia come all’estero. Ma è altrettanto indubbio che le intenzioni di Viale della Liberazione sono decisamente chiare: Frattesi per il momento non si muove, e chiunque vuole solo pensarci dovrà mettere mano in maniera pesante al portafoglio, ma solo in futuro. Porte subito chiuse alla Roma e all’idea, peraltro un po’ bizzarra, di uno scambio con quel Lorenzo Pellegrini finito pesantemente nell’occhio del ciclone della tifoseria in riva al Tevere ultimamente e per il quale si sta evidentemente studiando una exit strategy (senza contare la minaccia incombente della UEFA); e avvisi chiari a chiunque voglia provare un assalto in estate.
Fatta questa doverosa premessa, adesso ci sarà da lavorare sul mood del ragazzo di Fidene. Anche se qui, indizi particolari di inquietudine sembrano non esserci: di certo non può definirsi inquieto un ragazzo che sui social posta il nuovo sfondo con impresso un collage di volti di Denzel Dumfries o che si presenta in Arabia Saudita con una simpatica nuova tinta di capelli dalla gradazione di colore simile a quella del VOV. E anche i discorsi relativi all’impiego scarno, a voler scrutare bene i numeri, sembrano un po’ campati in aria: partendo dal presupposto che in prima fila ci sono tre mostri sacri come Hakan Calhanoglu, Nicolò Barella ed Henrikh Mkhitaryan, analizzando i numeri si nota come Frattesi comunque sia stato scelta costante di Inzaghi, abbia avuto a disposizione diverse chance dal primo minuto specie in Champions League e in campionato sia stato titolare quattro volte in 17 partite mentre l’anno scorso partì dal primo minuto sei volte su 36; diciamo che basta una semplice proporzione… Quello che manca semmai è il consueto apporto in zona gol, visto che a parte la doppietta di Empoli c’è stato solo l’acuto con l’Udinese e nulla più.
Il resto, poi, sarà tutta opera di buonsenso da ambo le parti. Anche se Frattesi non può non essere conscio che il valore dei minuti giocati all’Inter doppia per valore e qualità quelli che può avere altrove e che comunque la sua giovane età fa comunque il suo gioco, perché chi è davanti a lui, al di là di miti e dicerie, non può avere certo una carriera agonistica ancora lunga. Poi in estate potrà aprirsi un’altra storia e lì chi vivrà vedrà, ma intaccare adesso un meccanismo che sta tornando a viaggiare alla perfezione saprebbe molto di autolesionismo. E in una stagione dove bisognerà lottare con parecchi avversari, le capocciate ai muri serviranno indubbiamente, eccome.
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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