E al terzo round il pugile, rialzatosi dopo essere caduto due volte al tappeto, iniziò una tiepida ma significativa reazione nei confronti del suo avversario. Dopo le ecatombi chiamate Milan e Schalke 04 l’Inter si ridesta e conferma i buoni propositi sbandierati dai suoi protagonisti dopo martedì sera. ‘Rialzarsi’ era la parola d’ordine: in campo è stata eseguita come ci si aspettava. Qualcuno potrebbe sostenere che superare il Chievo Verona sul proprio campo non sia proprio un’impresa da ascrivere agli annali del giuoco del calcio. Da un certo punto di vista, e a Verona me lo concederanno, è così. Una grande che supera una piccola davanti al proprio pubblico non fa notizia. Ma considerando le recenti disfatte, l’ambiente carico di tensione, l’aggressione mediatica, gli aspetti psico-fisici e il valore tecnico e organizzativo della squadra di Pioli, un successo assume contorni ben più lusinghieri dei banali 3 punti in classifica.

L’Inter ha reagito, superando un blocco granitico e ricominciando a carburare in campionato, nella speranza che stasera la Fiorentina dell’amico Mihajlovic le faccia un bel regalo. Un 2-0 tondo, che però cela le difficoltà dei nerazzurri nel primo tempo, al cospetto dell’ottima predisposizione tattica dei clivensi. Due reti per ripartire, firmate da giocatori che, ingiustamente, sono finiti nel mirino della critica in seguito alle sconfitte nel derby e in Champions. Cambiasso e Maicon, al di là delle segnature, a mio avviso hanno svolto un ottimo lavoro e hanno dato qualcosa in più al gioco della squadra. Non nascondo un certo entusiasmo nel rivedere il Cuchu davanti alla difesa, con un Lucio in più e decisamente più protetta dallo schermo costruito dall’argentino. Nulla contro Thiago Motta, ma Cambiasso in quella posizione è ben altra cosa. Lo capisci dai movimenti, dalle indicazioni che gesticolando dà ai compagni, dalla rapidità con cui cerca di far ripartire l’azione. Se poi riesce anche a trovare il gol che manda in soffitta le paure, tanto di cappello. Un messaggio a Leonardo: il Cuchu può fare la differenza in attacco anche partendo da dietro.

Passo poi a Maicon. Il brasiliano ha sofferto negli ultimi tempi un calo fisico inevitabile dopo tre mesi a mille all’ora. Peccato sia arrivato nel momento meno adatto. Ma ieri a San Siro è stato tra i più attivi, quasi al livello del giocatore che il mondo calcistico ci invidia. Corsa, cross, ripiegamenti e, per non farsi mancare nulla, anche la rete della sicurezza. E qualcuno in settimana sosteneva che entrambi i veterani nerazzurri sarebbero ormai bolliti e meritevoli di ben servito… Lunga vita a entrambi, dunque, così come al piccolo samurai Nagatomo, che non smette mai di sorprendermi. Sembra un cartone animato quando accelera a piccoli passi o salta come fosse una molla, invece è un elemento estremamente efficace che meriterebbe, a mio modesto avviso, maggiori opportunità di scendere in campo. Anche questo, in altre parole, è un messaggio per Leo. Il quale merita un plauso a parte per aver accettato con grande modestia i consigli piovutigli addosso dopo le due brutte figure in cui, reo principale, è incappata la sua squadra. Gli è stata chiesta un’impostazione tattica meno spregiudicata e lui, prontamente, pur sapendo che avrebbe rinunciato all’estro di Sneijder, si è coperto: Motta in panca, Cuchu davanti alla difesa e Kharja, onorevole mestierante in grado di fare un po’ tutto, sulla trequarti. Pochi rischi, ma anche meno spinta offensiva, tra i mugugni di una fetta incontentabile di pubblico. Avesse giocato il derby e contro lo Schalke con tale pragmatismo, forse, Leo oggi continuerebbe a raccogliere solo encomi. Pazienza, il senno di poi non fa che aumentare la rabbia. Adesso c’è il return match di Champions ed esiste solo un modo per non trasformarlo in una gita insignificante: giocarsela a viso aperto, con tutte le armi offensive a disposizione. Badare a non prenderle, in Germania, sarebbe l’atteggiamento più autodistruttivo che io possa immaginare. Conclusione dedicata alla Curva Nord e al pubblico nerazzurro che le ha dato corda: accogliere i giocatori dell’Inter con applausi e cori di incoraggiamento, dopo il doppio ‘tradimento’, è stato il gol più bello del pomeriggio. È così che ci si dà una mano a rialzarsi.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 10 aprile 2011 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino
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