Due giorni senza Inter: cronache dal Qatar. Le ultime 48 ore si sono concluse simbolicamente con Romelu Lukaku in tribuna, l'assenza più rumorosa di questo avvio di stagione per i colori nerazzurri. La stella del Belgio, portato per forza di cose al Mondiale da Roberto Martinez nella speranza di un recupero sul quale nessuno si sbilancia, non era né in campo né in panchina per l'esordio dei Rode Duivels contro il Canada. Una non notizia dopo la ricaduta accusata nel cammeo con la Samp, in una delle sue cinque presenze totalizzate in tre mesi con il club. Se dipendesse da lui, a detta del suo ct, Big Rom tornerebbe in campo già contro il Marocco domenica prossima, ma i medici suggeriscono prudenza e hanno fissato il suo esordio al Mondiale per il 1° dicembre, data dello scontro diretto con il suo compagno Marcelo Brozovic. Che ieri, a quasi due mesi dal famigerato Udinese-Inter 3-1, è tornato a giocare una gara da titolare, arrivando alla fine della stessa senza affanni dopo le prove generali nel test amichevole vinto contro l'Arabia Saudita. Praticamente, lo staff medico dell'Inter lo ha rimesso in sesto per 'prestarlo' alla Nazionale croata, un fatto non insolito in questa strana coppa del mondo collocata nel bel mezzo alla stagione. Epic Brozo, lasciando stare le trascurabili apparizioni con Juve e Atalanta, è uscito dall'infermeria giusto in tempo per cantare l'inno del suo Paese che ha risuonato tra le pareti dello stadio Al-Bayt, dove ha diviso il campo come ai vecchi tempi con Ivan Perisic, colui che ha ingaggiato il duello dei 'rimpianti' sulla fascia con Achraf Hakimi, le frecce tricolore di Antonio Conte nella stagione conclusa con la conquista del 19esimo scudetto. Nello stesso rettangolo verde c'era anche Mateo Kovacic, il cui addio a Milano è tornato d'attualità appena Andrea Stramaccioni, stuzzicato durante la telecronaca della partita, ha dichiarato in diretta nazionale, su Rai 2, che da allenatore dell'Inter lo avrebbe volentieri tenuto in rosa: "Sono un suo grande estimatore, ero innamorato di lui. Senza fare nessun commento sulla scelta, è stata un'opportunità economica con il Real Madrid che ha offerto tanti soldi per un ragazzo così giovane". Poi la constatazione amara di Strama: "Non dimentichiamoci che due anni dopo sarebbe arrivato anche Brozovic, quindi l'Inter avrebbe potuto avere 2/3 del centrocampo della Croazia".

Al Mondiale, storicamente, va sempre così: i tifosi seguono con particolare interesse i giocatori della propria squadra del cuore, con un occhio di riguardo anche per quelli che ci hanno militato in passato. In generale è soprattutto l'occasione per ammirare i vari campioni, in questa edizione quelli che hanno schivato le insidie degli infortuni causati da un calendario sempre più affollato di impegni, che si sfidano nell'ombelico del mondo del football per un mese, con un senso di spaesamento dettato dalla collocazione temporale dell'evento. Qui, in Qatar, il virus FIFA ha colpito il Pallone d'Oro Karim Benzema, prima ancora il secondo classificato Sadio Mané, ma finora ha risparmiato Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, per l'ultima volta sul palcoscenico planetario per Nazionali. CR7, da martedì free agent di lusso dopo il divorzio consensuale dal Manchester United, muoverà il suo primo passo oggi sperando di non finire ko come il suo eterno rivale, finito nella trappola del fuorigioco saudita al pari di Lautaro Martinez. Un altro interista che, tra ieri e l'altroieri, ha denunciato la sua assenza. Colpa dell'offside semiautomatico che gli ha negato due gol al debutto. Lui come gli altri nerazzurri avrà ancora occasione per mettersi in mostra e rinnovare una tradizione che dura dal 1982, la tradizione che vede almeno un interista partecipare a una finale Mondiale. Qui l'Inter non manca da 36 anni, in Qatar diventeranno 40?

Sezione: Editoriale / Data: Gio 24 novembre 2022 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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