A distanza di poche ore prima Goran Pandev, poi Andrea Ranocchia hanno annunciato giovedì sui social l'addio al calcio giocato. Un doppio "saluto" che ha emozionato tutti gli appassionati di questo sport, in particolare i tifosi dell'Inter. Perché non serve segnare 500 gol per restare nella storia di un club prestigioso come quello nerazzurro. Umiltà, professionalità e amore per la maglia sono i tre valori che ti rendono eterno e ti permettono di guadagnare il rispetto e l'ammirazione dei tuoi tifosi.

Pandev è un prodotto della cantera nerazzurra. Dopo aver fatto diverse esperienze in Italia, tra cui quella più illustre alla Lazio, è tornato all'Inter nella stagione delle stagioni, quella del Triplete. Ed è stato un grande protagonista nonostante il suo arrivo a stagione in corso, nel mese di gennaio. Goran è stato utilizzato da Mourinho subitoanche complice l'assenza di Samuel Eto'o in Coppa d'Africa. E il macedone ha risposto subito presente: il 6 gennaio ha esordito in campionato contro il Chievo risultando subito decisivo, ha segnato il suo primo gol con la maglia dell'Inter qualche giorno dopo contro il Bari aprendo la rimonta da 2-0 a 2-2 e ha replicato il 24 gennaio nel derby contro il Milan con una punizione da urlo, realizzando il gol del raddoppio dell'Inter che si trovava in inferiorità numerica.

Una roba non da tutti. Devi avere la classe per poterlo fare, ma soprattutto l'umiltà di inserirti in un gruppo con così tanti campioni. Mourinho lo schiera titolare anche nella finalissima di Champions League contro il Bayern Monaco, sarà uno dei protagonisti della cavalcata finale verso il Triplete. E come poter dimenticare il gol del 2-3 siglato qualche mese dopo sempre ai bavaresi, sempre in Champions League, nel ritorno degli ottavi di finale: sarà lui stesso a definirlo il gol più importante della sua carriera. Come poter dimenticare quell'esultanza.

E quel giorno in campo c'era anche Andrea Ranocchia, in una delle partite più iconiche della sua storia di oltre 10 anni con la maglia nerazzurra. Il salvataggio sulla linea di porta, con annesso palo, ha rappresentato lo sliding doors di quel match. Il suo inizio con l'Inter ricorda molto quello di Pandev. Arrivato all'Inter a stagione in corso nell'inverno 2010/11, si è imposto subito tra i titolari agli occhi del tecnico Leonardo, conquistando poi al termine della stagione il suo primo titolo, la Coppa Italia vinta in finale con il Palermo. Confermato poi dai successivi allenatori, nella prima metà degli anni 2010 Ranocchia è tra i pochi punti fermi dell'undici milanese: nel precampionato 2014-2015, l'investitura a erede di Zanetti come nuovo capitano dell'Inter, pare essere il preludio di una bella storia. In maniera inaspettata però la sua carriera prende una piega opposta: Andrea non riesce a imporsi come leader del gruppo nerazzurro e viene svestito della fascia in favore di Icardi

Diventa così uno dei giocatori più criticati e bersagliati dal pubblico nerazzurro. Mai però una parola fuori posto, mai un'intervista provocatoria. Ranocchia continua a lavorare nel silenzio, mettendo sempre tutto sé stesso negli allenamenti. Per ritrovarsi decide anche di cambiare aria, provando prima l'esperienza in prestito alla Sampdoria e poi all'Hull City. La prima svolta arriva nel 2017 con l'arrivo sulla panchina dell'Inter di Luciano Spalletti. Il video in cui difende in ritiro Ranocchia dalle critiche di un tifoso nerazzurro certifica sin da subito l'importanza e la riconoscenza del tecnico di Certaldo nei suoi confronti. Non è titolare, ma torna ad essere un elemento importantissimo per le rotazioni in difesa e soprattutto uomo spogliatoio. Un doppio ruolo che diventa ancor più evidente con l'arrivo di Conte a Milano, l'allenatore che l'aveva lanciato a inizio carriera nelle esperienze di Arezzo Bari. E proprio grazie a lui, Ranocchia conquista il suo primo scudetto con l'Inter dopo 10 anni. Uno scudetto arrivato dopo tante cadute, tanti sacrifici, tante lacrime, che testimonia però la grandezza di un uomo e giocatore vero, di un professionista esemplare e di un Interista come pochi.

A Goran Pandev e Andrea Ranocchia non possiamo che dire Grazie. Grazie per aver fatto parte della nostra storia e per aver capito l'importanza di questa maglia. Di averla onorata. Grazie ragazzi, è stato un onore e un bellissimo viaggio. 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 24 settembre 2022 alle 00:00
Autore: Raffaele Caruso
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