La tournée americana dell'Inter è finita, male, ma è andata. "Finalmente" si saranno detti Mazzarri e compagnia, che ne hanno avuto abbastanza di farsi dare sberle qua e là in giro per gli States. Una serie di amichevoli di questo livello sono adatte, infatti, a una squadra già rodata e, soprattutto, completa. La compagine nerazzurra è all'inizio di un progetto, una squadra in costruzione e, ultima ma non meno importante, in piena preparazione atletica. Questo al contrario delle corazzate che abbiamo affrontato al di là dell'Oceano: dal Chelsea al Real, con l'unica eccezione della Juve, e si è notato, si trattava di club pronti a iniziare i ripettivi campionati, per non dire di livello certamente superiore a quello dei nostri.

Mazzarri ha fatto bene a proseguire sulla sua strada: sì agli allenamenti duri, anche a costo di qualche figuraccia (l'unica vera col Valencia), basts arrivare pronti per la Serie A, quando davvero conterà qualcosa portare a casa le vittorie.
Senza entrare nel merito delle singole sfide o dei singoli giocatori, qualcosa di buono si è visto: la mano dell'allenatore si nota eccome nel modo di stare in campo della squadra. Inutile quindi esagerare nella negatività, sono sconfitte di inizio stagione, ci stanno. L'Inter raccoglie poi poco, in termini statistici soprattutto offensivi, rispetto a quanto creato, motivo per cui mi sembra fuori luogo fare ora processi ai giovani Icardi e Belfodil (davvero interessanti e che sarebbe un peccato additare già come acerbi).

Terminati gli elogi, doverosi in questi giorni di sbalzi umorali, dai tifosi alla stampa, è giusto sottolineare che la tournée è servita pure ad aprire gli occhi su quello che non va in questa Inter, o meglio, in quello che ancora manca. A mio avviso ci sono delle necessità tecniche che superano pregi e difetti di un allenatore. Mazzarri si è seduto infatti a un tavolo con gli uomini mercato nerazzurri dopo il ritiro di Pinzolo ed ha chiarito che questa non è una rosa adatta a vincere, non tanto a livello numerico, quanto più sotto l'aspetto qualitativo.

Branca e Ausilio hanno avuto il tempo di valutare le alternative e gli obiettivi in questi giorni americani, lavorando intensamente per chiudere a breve almeno un paio di colpi (che potrebbero non bastare, ma sarebbe un inizio). Detto che Wallace e Rolando sono due affari anche buoni sotto certi punti di vista, ma non dovrebbero spostare di molto il livello complessivo della squadra, ora ci sono un paio di settimane per mettere in mano al mister quello che serve per giocarsi un campionato di vertice.

Le richieste sono semplici: un esterno e un centrocampista (volendo ridurre all'osso quello che manca), ma non qualsiasi, di primo livello. Entrambi i profili sono essenziali per far fare il salto di qualità alla squadra, essendo i ruoli centrali  del gioco del tecnico. Ora serve attenzione a spendere bene i fondi a disposizione. I profili sono chiari: a centrocampo manca qualcuno che sappia rubar palla e faccia ripartire l'azione, non proprio la caratteristica principale di Taider, per fare un nome a caso. L'esterno si deve adattare a un 3-5-2 mazzarriano, sapendo unire la fase difensiva a una, continua, di spinta, come ha fatto alla grande Maggio negli ultimi anni a Napoli. Questo è l'obiettivo piu difficile da raggiungere perchè in giro, a prezzo di saldo, non ce ne sono, che si tratti di Isla o di Basta.

Fino a prova contraria il mercato chiude il 2 settembre ed è presto per sparare sentenze. La palla passa però in mano a Branca, che dovrà cogliere l'occasione nel modo migliore possibile; le idee devono essere chiare, per non arrivare a gennaio con la solita necessità di tappare i buchi. Alla fine giocarsela alla pari con la Juve, anche se d'estate, è stato così bello che viene voglia di provarci anche tra qualche settimana, quando conterà davvero qualcosa.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 12 agosto 2013 alle 00:01
Autore: Luca Pessina / Twitter: @LucaPess90
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