La sera della vendetta interista comincia attorno alle 20, poco prima della sfida con l'Empoli, in coincidenza con la musata presa dalla Juve, beffata allegrianamente in contropiede allo scadere dal Sassuolo. Un 1-2 che, per chi ha sentito parlare un minimo della 'Divina Commedia', ha tutte le sembianze della legge del contrappasso dantesca a tre giorni dal derby d'Italia pareggiato grazie al peccato originale della coppia Mariani-Guida. Un cortocircuito tra arbitro e Var che non ha nulla a che vedere con il senso di giustizia, un minimo ristabilito nella sfida del Castellani dalla valutazione di Chiffi del contatto D'Ambrosio-Bajrami, deja-vu rispetto a quello di domenica sera. Niente fallo, questa volta, perché 'il rigore è una cosa seria', finalmente. A tre giorni di distanza, torna a essere soddisfatta l'indicazione del designatore Gianluca Rocchi e quella di tutti gli appassionati: non trasformiamo ogni tocco in area in qualcosa che diventa la massima punizione. Le azioni che scorrono sul monitor in realtà aumentata sono gigantesche se paragonate a ciò che in campo è minimo o invisibile, il che fa del Video Assistant Referee uno strumento prezioso e pericoloso allo stesso tempo. Occorre, da sempre, non da domenica scorsa, trovare un compromesso tra il prezioso aiuto tecnologico e la moviola, dura a morire per colpa di un protocollo da rivedere.

Se ne riparlerà probabilmente a fine stagione, inutile cambiare le regole del gioco in corsa, ma intanto Simone Inzaghi se si guarda nelle tasche trova due punti in meno a quelli che avrebbe dovuto avere. Vero che ne ha rosicchiati tre ai bianconeri, che illusoriamente volevano far partire la rimonta scudetto prima della sosta, ma è altrettanto pacifico che ormai i riferimenti sono cambiati: il Milan primo in classifica e il Napoli, oggi in campo per agganciarlo a quota 28. Ritmo insostenibile per i nerazzurri, attardati di sette lunghezze ai primi 10 km della maratona chiamata Serie A. Talmente lunga che è inutile crucciarsi sapendo che, anche nel migliore dei casi, Dzeko e compagni non potranno operare il diabolico sorpasso sui cugini vincendo il derby del prossimo 7 novembre, a cui Pioli arriverà una settimana esatta dopo aver incrociato il suo cammino con un totem dell'interismo come José Mourinho. Sarà importante dare continuità, arrivando a vincere tre partite di fila in campionato (c'è l'Udinese prima dei rossoneri), impresa non ancora riuscita alla Beneamata. Con l'obiettivo di superare un altro ostacolo finora insormontabile: battere una grande. Per la precisione la capolista, ruolo da cui la Vecchia Signora ha ufficialmente abdicato in un trascurabile secondo turno infrasettimanale del campionato 2021-22.

Pensando di giocarsi la possibilità di riaprire la corsa al titolo, in definitiva, l'Inter ha sprecato un'occasione con l'attuale settima forza del campionato, già ko tre volte in dieci uscite. Anche, e non solo, a causa del Var che infatti non è il deus ex machina che interviene per dare la risoluzione a una storia altrimenti senza finale. E' un elemento che certamente condiziona l'andamento di una gara, ma non è indipendente dalla stessa. Interviene su qualcosa che è successo davvero, per giudicarne la portata. E l'Inter, commettendo l'errore di portarsi il nemico in casa con l'abbassamento pericoloso del baricentro, ha permesso si instillasse il dubbio nella testa di due uomini, per loro natura fallibili. Dumfries colpisce leggermente Alex Sandro: rigore e pareggio. Sentenza definitiva di una singola gara, ma non di fine campionato: l'Inter non si è fermata a Empoli, anche grazie a quel D'Ambrosio che dopo il gol dell'1-0 ha 'assolto' il laterale olandese andandolo a cercare in panchina durante l'esultanza. "Non lasciamo nessuno indietro", ha dichiarato D'Ambro a fine partita parlando del compagno.
Sezione: Editoriale / Data: Gio 28 ottobre 2021 alle 00:01
Autore: Mattia Zangari
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