Caro Roberto,
Tra i tanti punti interrogativi e i misteri che hanno da sempre circondato la sua figura, forse su una cosa Giulio Andreotti, il più influente e al tempo stesso il più discusso statista della scena politica dell’Italia repubblicana, aveva sicuramente ragione: ‘il potere logora chi non ce l’ha’, come recita uno dei suoi storici assiomi. Con un moto di simpatia, infatti, guardavo come il riverbero birichino del sole di Eugene, Oregon, faceva risaltare quel candore che ormai sta imperversando sulla tua folta capigliatura. Segni del tempo, indubbiamente; ma chi è dotato di un pizzico di malizia in più potrebbe non fare troppa fatica a interpretare anche questo piccolo segnale estetico come un’ulteriore sirena di un ormai cronico disagio che uno come te, da sempre noto per la cura e l’attenzione nel look, sta vivendo in questi caldi giorni di luglio. Contraddistinti, appunto, da un allarme sul ‘vuoto di potere’ tecnico che sta toccando il suo apice ben prima dell’inizio del campionato.
Vivere un periodo di tranquillità almeno in estate, in casa Inter, sembra diventata un’impresa ancora più proibitiva di trovare un po’ di solitudine in spiaggia il 15 agosto. Ma se l’anno scorso si poteva anche sorridere di fronte agli allarmismi, più urlati che concreti, derivanti dai risultati delle amichevoli (i grattacapi importanti sarebbero sopraggiunti dopo), adesso la situazione sta assumendo i contorni della burrasca: perché Roberto Mancini sembra averne le tasche piene, perché il cambio di proprietà avvenuto qualche settimana fa con l’avvento dei cinesi di Suning, dopo i vari squilli di tromba, sta portando delle derive che al tecnico jesino non stanno piacendo per niente, perché le sue richieste andrebbero a cozzare con quelle che sono le linee guida che il gruppo di Nanchino vorrebbe imporre, perché sente che intorno a lui gli si stia facendo terra bruciata.
E allora, sono iniziati i malumori, i rancori, anche e soprattutto le frecciatine verso la dirigenza: più di una volta, infatti, Mancini ha respinto al mittente domande sulle mosse di mercato demandando il compito al presidente Erick Thohir. Questa sì, una sirena evidente del disagio: difficile da digerire per uno come lui, che si vede come un manager oltre che come un allenatore e la scorsa stagione ha avuto ampia libertà di dettare le linee del mercato, al di là poi della corrispondenza tra reali obiettivi e rosa a disposizione, il fatto di non riuscire ad avere voce in capitolo. In fin dei conti, il Mancio si è scontrato con un sistema rigido quale quello della nuova proprietà cinese, che dopo aver messo i soldi, e non pochi, per rilevare la società ed essere arrivata al vertice ora intende imporre le regole su tutto e ingerenze e invasioni di campo sono mal tollerate per non dire bandite. Francamente troppo per uno che già nel momento in cui il Manchester City ha portato in casa un direttore sportivo del rango di Txiki Begiristain ha cominciato a sentire puzza di bruciato e ha smontato le tende dopo aver vinto una Premier League e soprattutto preteso di essere l’unico referente con la proprietà in tema di mercato.
I proprietari vorrebbero la linea verde e i giovani di valore (anche con l’aiuto dei loro consulenti di peso), Mancini sosterrebbe invece che questa squadra necessita di elementi di esperienza se vuole ambire al fatidico traguardo della Champions, anche perché l’arrivo di un tassello di valore quale Ever Banega non è ritenuto comunque sufficiente per fare il balzo, chiedendo alcuni dei suoi scudieri (uno in particolare) che però non convincono soprattutto per l’età. La questione, ulteriormente accentuata dalla diatriba sul rinnovo, ha assunto i connotati di un dialogo tra sordi e dai primi malumori palesati durante il ritiro di Brunico si è arrivati all’accensione della miccia di una bomba che potrebbe deflagrare durante la notte, nell’appuntamento tanto atteso a New York dove questo clima da “tutti contro tutti” sfocerà in un confronto definitivo tra le parti. Con l’Inter che arriva tra tensione e silenzi, ma con le facce che forse parlavano più di quanto non avessero potuto fare le bocche, mentre si era sparsa la voce di una presenza anche di Zhang Jindong in persona, pronto a lasciare i numerosi impegni in patria per far fronte alla situazione incendiaria verificatasi a Milano. Ipotesi poi cancellata dai fatti, ma anche il solo pensare che il numero uno di Suning potesse arrivare a prendere in mano la situazione è indice che qui la cosa è ormai da definirsi come fuori controllo (anche se comunque ci penserà il figlio Steven, delfino in pectore anche dell’ex patron Massimo Moratti).
Mentre la pentola a pressione continua a ribollire nervosamente sul fuoco, in tutto questo la parte più sensibile diventa, giocoforza, il sistema nervoso dei tifosi. Tifosi che a meno di un mese dall’inizio del campionato chiedono certezze mentre imperano il gelo e la confusione. Perché il futuro di Mancini, e di conseguenza della squadra, rimane un’incognita pesante sulla testa di tutti e andare incontro ad un altro grigio anno di transizione e poche soddisfazioni sarebbe insostenibile. E sarà ancora più difficile per loro assistere pressoché inermi al dominio già scritto della Juventus padrona incontrastata del mercato, in un campionato (e non solo uno) che appare ormai assegnato ben prima del via, visto il quasi totale immobilismo per una ragione o per l’altra del resto della compagnia (e intanto nel 2018 entrerà a pieno regime la versione ‘all’amatriciana’, intesa come adattata al sistema nazionale, del Fair Play Finanziario. Come a voler dire: ‘Avanti così, facciamoci del male’).
Si cerca chiarezza lì dove vige prevalentemente il silenzio, come l’ha chiesta con parole impeccabili anche uno come Gianfelice Facchetti. Fortunatamente, però, c'è chi in tutto questo marasma ha provato a portare chiarezza e sicurezze 'urbi et orbi' in questo momento particolarmente incandescente. Indubbiamente, è stato encomiabile il lavoro di diplomazia portato in opera dal direttore sportivo Piero Ausilio; sul quale forse qualcuno può nutrire qualche dubbio sul suo operato da quando ha ricoperto ufficialmente l'incarico, anche nonostante le intuizioni e l'abilità nel lavorare anche con pochissimi fondi a disposizione. Ma sul fatto che lui metta puntualmente la faccia e soprattutto si prodighi a chiarire ogni situazione, questo probabilmente no. E anche in questi ultimi due giorni, la sua opera è stata importante: prima della partenza per gli Stati Uniti, ha spiegato per filo e per segno la posizione dell'Inter in merito ai casi spinosi legati al tecnico e soprattutto a Mauro Icardi, ancora al centro delle attenzioni del Napoli, risultando anche più convincente di Thohir nel suo discorso istituzionale pre-tournée al punto che il popolo nerazzurro di Twitter ha già fatto circolare un hashtag pro-rinnovo. Poi, una volta arrivato a New York, sembra essere riuscito in quella che sembrava una grande impresa, quella di tranquillizzare il mister assicurandogli che l'Inter non vuole lasciarlo solo, scongiurando l'ipotesi di un addio dei big (adesso, però, bisognerà necessariamente trovare una cura a questi 'dolori intestinali' annunciati ieri dal numero nove interista). In cambio, ha chiesto solo un po' di pazienza.
Nelle ore in cui queste righe andranno sui monitor, il grande faccia a faccia nella Big Apple dovrà ancora iniziare, e per aspettare gli esiti dovrà albeggiare in Italia. L’importante è che stanotte o in un altro momento si arrivi una volta per tutte a delle conclusioni certe, soprattutto per quel che riguarda il tecnico: Mancini affronterà la questione probabilmente mantenendo intatte le sue prerogative, anche se congelando i propositi di addio, di certo con un bel po' di serenità in più dopo il colloquio avuto con Ausilio, la cui dialettica e diplomazia 'churchilliana' sembrano per il momento aver fatto colpo. Ma qualora tutto dovesse definitivamente ricomporsi, allora il compito più importante spetterà proprio a Mancini, che dovrà mettere da parte bronci e battutine e ricominciare a pensare alla costruzione della squadra che ora come non mai ha bisogno di una guida per iniziare davvero una stagione che è più vicina di quanto non si pensi.
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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