Un 4-0 che è fin troppo bello e fin troppo facile. Un 4-0 che non deve illudere nessuno, né i tifosi né la dirigenza. Piedi per terra, soliti obiettivi: le illusioni sono pericolose, specie a fine agosto. Tutto può sembrarti bello, ogni dettaglio può apparirti perfetto. Ma poi potresti scoprire che così perfetto non lo è. Non bisognava fare drammi dopo le scoppole americane, per cui non si può suonare a festa dopo il passaggio del turno al cospetto di un avversario inferiore intrinsecamente e in 10 uomini fin dal primo tempo.

E allora quel Jonathan, così bistrattato finora, non può essere diventato d'un tratto il miglior esterno del pianeta, così come pochi giorni fa non era il brocco che tutti descrivevano. Lo stesso discorso vale anche per gli altri. Odo complimenti, odo entusiasmo: bene, ma non esageriamo. Visto il Real di Ancelotti? Devastante nei test, quasi a secco alla prima al Bernabeu dinanzi al piccolo Betis. Vista la Juve? Imbarazzante a tratti in America, debordante contro la Lazio in Supercoppa.

E allora sì: serve Mauricio Isla, proprio come richiesto da Mazzarri. Serve perché di Wallace si sa poco e perché rimane un rischio affidare la fascia destra al solo Jonathan. Lui, il cileno, non ha mai smesso di chiedere l'Inter. Le maglie da titolare erano un'illusione di mezza estate: lo sapeva lui e lo sapeva Conte. Che bluffava, proprio come Marotta, quando parlava di incedibilità. La Juve ha Lichtsteiner, ha Padoin, ha ritrovato Pepe e vuole Zuniga. Insomma, per l'ex Udinese non c'è proprio spazio. Nelle ultime ore si parla di veto tolto: in realtà, nelle intenzioni bianconere, non c'è mai stato. Era tutto un gran teatro. L'Inter non ci è cascata, ha intascato Wallace e ora ha il coltello dalla parte del manico. Potrebbe farne a meno e così ha il potere di tirare sul prezzo: magari serviranno meno dei 6.9 milioni messi sul tavole settimane fa. La certezza è una: Isla vuole l'Inter. Ma l'Inter vuole ancora Isla? Ribadisco: si accontenti Mazzarri e non si creino pericolosi alibi.

Qualcuno, intanto, ha individuato in Icardi la nota dolente di questo inizio di stagione. Magari vedendo la crescita di Jonathan e la costanza di rendimento di Alvarez, i detrattori si sono sentiti in obbligo di rivolgere altrove le proprie invettive. Che l'argentino non abbia brillato, è indubbio. Ma va ricordato che resta un giovane da svezzare e che è arrivato a Milano in non perfette condizioni, come ha svelato ieri lo stesso tecnico nerazzurro (“L'argentino nei test effettuati a inizio preparazione era il peggiore, quindi ha dovuto prima rimettersi a posto”). Maurito potenzialmente è un campione: sa giocare per la squadra, ha un fisico imponente per l'età ed è bomber di razza. I carichi di lavoro vanno assorbiti e non è l'unico che ne ha risentito. Ricordate i primi mesi di Crespo al Parma? Fiducia nel numero 9 nerazzurro, che farà ricredere ben presto le malelingue. Proprio come per Jonathan, anche con Icardi si passa da un estremo all'altro. Bisogna solo avere un po' di pazienza e credere nelle qualità di un ragazzo in cui si è investito tanto per i tempi che corrono.

Una fiducia che ha Mazzarri, e questo è l'aspetto più importante. Perché se Isla serve e se serviva anche un centrocampista centrale (è fatta per Taider), allo stesso tempo un attaccante arriverebbe solo a condizioni vantaggiose e non certo per togliere aria tanto a Icardi quanto a Belfodil, l'altro talento in erba.

Senza illusioni, ma con tanta pazienza

Sezione: Editoriale / Data: Mar 20 agosto 2013 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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