La vittoria dell’Inter sul Genoa rincuora tutti, gonfia il petto anche perché, poche ore prima, il Milan si è fatto battere dalla Samp e colloca la squadra al terzo posto solitario, con la consapevolezza che le cose fino ad oggi sono andate più che bene. La lettura dell’andamento di un campionato appartiene al ragionamento ma anche alla sensibilità di un pubblico che guarda l’Inter e la giudica con le stesse contraddizioni con cui matura il risultato.
La partita mostra una squadra che nei primi minuti cerca di imporre il proprio ritmo, sfiorando la rete dopo un minuto con Perisic. Il Genoa prende le misure e risale la corrente grazie alla profondità data da Pellegri. Nel complesso una partita con lo spartito già scritto: l’Inter che cerca di fare il gioco col possesso palla ma senza soluzioni e Genoa che tenta di far male con qualche ripartenza. Prima di chiudere il primo tempo arriva un pericolo sventato da Handanovic su tiro dalla distanza di Taarabt e un palo preso da Brozovic.
Nella seconda parte arriva la sostituzione di Candreva, apparso spento, quasi svuotato, a favore di Eder che sembrava dovesse essere il titolare durante la settimana. La partita migliora ma nel frattempo l'Inter subisce due iniziative pericolosissime dei genoani e rischia la capitolazione con Laxalt che per fortuna grazia la difesa. L’Inter preme ma accade poco e tira in porta ancora meno. Manca qualcuno che vada oltre il compitino, qualcuno che faccia qualcosa di anarchico e non pedissequo, Spalletti se ne accorge e mette in campo Karamoh, il quale produce d’incanto proprio quel genere di giocate dettate dal talento, l’istinto e il senso dell’efficacia.
Gli fanno fallo i genoani e capiscono al volo che trattasi di giocatore pericoloso ma anche se apparentemente velleitario il francese (naturalizzato) produce un picco di entusiasmo che si riverbera sul resto della squadra. La cosa più ovvia ma più difficile per un giocatore normale è infatti tirare, Karamoh non ci pensa due volte e su una respinta dalla difesa tira da una distanza importante e costringe Perin a mettere in angolo un pallone forse destinato a terminare alto sopra la traversa. Sul calcio d’angolo D’Ambrosio, d’esperienza e astuzia, trova un colpo di testa che spiazza Perin, così l’Inter trova quel vantaggio che regala un sorrisone domenicale e un pugno scosso a lungo, capace di riportare fuori dall’anonimato di un match che fino a quel momento non si poteva nemmeno considerare stregato.
Dividiamo perciò la partita e la stagione in cose buone e meno buone.
Quelle buone vengono dalla già citata prestazione breve ma significativa di Karamoh, dal fatto che la squadra non si perda d’animo e lotti fino al termine, come dimostra una statistica emblematica: 8 gol su 12 segnati l’Inter li ha realizzati negli ultimi 15 minuti. Spalletti fa le mosse giuste col materiale umano a disposizione, ha dato ordine e cerca da tempo di instillare un elemento di positività in tutto l’ambiente. L’Inter ha una dose di fortuna che deve accogliere senza sdegno. La gara con la Roma è andata in quel segno, la vittoria con il Crotone è arrivata grazie ad un rimpallo in cui Skriniar è stato lesto ad approfittarne e con il Bologna il calcio di rigore è stato frutto di una caduta di Mbaye su Eder, involontaria seppur fallosa e dopo una partita persino peggiore di quella disputata col Crotone. L’Inter vince perché fisicamente è in partita fino al termine e ha una squadra che in questi mesi è apparsa unita. Infine Perisic è a modo suo sempre più uomo squadra, mentre Icardi con un recupero prodigioso in difesa, sottraendo a Rosi la palla del possibile 0-1 dimostra di avere buone intenzioni, anche quando non segna.
Le notizie cattive sono però legate ad un gioco sempre prevedibile, dal possesso palla inutilmente prolungato e in orizzontale. Non ci sono accelerazioni e tiri in porta e col Genoa in casa fa impressione vedere così poche palle gol.
Ogni tanto qualche giocatore si spegne, per poi riaccendersi. Una volta Gagliardini e Joao Mario, oggi Candreva e Vecino, pure beccato dal pubblico per i suoi prolungati controlli del pallone che rallentavano le azioni. Dalbert è parso per più di un’ora il miglior Jonathan ma anche il peggior Maicon. Involuto, timido, a tratti persino dannoso. Poi la risalita con una mezzora finale più confortante.
La cosa che oggi appare più preoccupante è che l’Inter non abbia grandi margini di miglioramento. Borja Valero (male anche lui), Vecino, così come Joao Mario (meglio), Gagliardini e il solito Brozovic sono centrocampisti più di governo che di lotta, più abituati a far correre che a correre e assortiti senza avere un vero trequartista di riferimento, come lo stesso Spalletti ha segnalato. Il 4-2-3-1 è uno schema col potere di annoiare i giocatori in campo e gli spettatori paganti, con il risultato di svalutare potenzialità che in questa fase della stagione vanno provate correndo anche qualche rischio (cambio modulo, Eder dal primo minuto, Karamoh con un maggior minutaggio).
Ora che le cose stanno andando bene, nonostante le imperfezioni e un gioco lentissimo, vale la pena non impigrirsi sulla buona sorte. Mi fa particolarmente piacere che Spalletti dia alla squadra un 6 striminzito, segno che è consapevole di quanto le cose stiano girando bene a prescindere dai valori in campo. Mi auguro provi a fare in modo che l’Inter diventi un po' più padrona del suo destino.
Amala
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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