Ho voluto aspettare che la vicenda legata all'arrivo di Walter Mazzarri all'Inter arrivasse al suo epilogo prima di scrivere queste righe: tutto il proscenio finora è stato giustamente occupato dall'uscita di scena di Stramaccioni, che ricorderò in ogni caso come uno degli allenatori più disponibili e "alla mano" che abbia avuto modo di incontrare nella mia carriera, simpatico e lavoratore, e dall'insediamento al suo posto di Mazzarri, allenatore che ho sempre apprezzato dal quel suo famoso miracolo Reggina. Un uomo tutto d'un pezzo, che gioca un calcio concreto e che sono sicuro farà bene anche in nerazzurro. Una notizia, quella del cambio tecnico, che la nostra "squadra mercato" ha avuto la fortuna e la bravura di scovare in tempi non sospetti (marzo), e che si è rivelata poi veritiera.
Da questo episodio si è scatenato ogni sorta di attacco nei nostri confronti: dapprima c'era chi ironizzava per quella che sembrava un'eresia, solo perché il presidente ha continuato a confermare (in realtà con parole mai troppo convinte) il suo allenatore, quando il resto della massa si uniformava alla verità più comoda, la conferma di Stramaccioni data da tutti tra il 99 e il 100%, aspettandoci al varco per rinfacciarci un'indiscrezione sbagliata. Poi, una volta che la notizia è stata confermata e tutti i media si sono arrampicati sugli specchi parlando di qualcosa che dev'essersi rotto nelle ultime ore, l'antipatia nei nostri confronti da parte di una piccola frangia è inspiegabilmente salita, quasi come se fosse diventata una colpa dare notizie veritiere.
Siamo stati additati come anti interisti (mentre vi posso garantire che l'intera redazione gioisce, si dispera e inveisce esattamente come tutto il resto dei tifosi), addirittura qualcuno ci ha attribuito la causa dell'allontanamento di Stramaccioni, ipotesi che ancora oggi mi fa sorridere, come se davvero fossimo in grado di influenzare il pensiero del presidente. L’offesa più grave che abbiamo ricevuto nei vari social network è quella di essere al soldo della società, che si è servita di noi per allontanare Stramaccioni o per difendere la vecchia guardia. E tutto questo perché? Perché raccontiamo la verità. Alcuni (pochi) tifosi e blogger si sono erti a paladini della giustizia e, senza neanche conoscerne il viso, senza averci mai parlato, senza alcuna prova hanno sparato veleno gratuitamente contro il nostro lavoro, "rei" di aver fatto il nostro dovere di giornalisti. Come se una testata tematica dovesse nascondere la verità e raccontare la realtà come i tifosi vorrebbero sentirsela raccontare. Un giornalismo (fatico a chiamarlo così) che non ci appartiene. Non siamo tifosi da bar, non siamo una di quelle trasmissioni in cui giornalisti-tifosi urlano e sbraitano sovrastando l'avversario di turno per cercare di imporre il proprio pensiero, anche se palesemente errato. Non cerchiamo di insabbiare la realtà altrimenti verremmo meno al nostro dovere di cronisti, alla deontologia prevista dall'Ordine. Lo sport è l'unico ambito in cui i giornalisti possono permettersi di interpretare i fatti secondo la propria fede, una tendenza che francamente non mi appartiene, e sono fiero di constatare che non appartiene a nessuno dei nostri redattori. Tifosi allo stadio ma cronisti seri di fronte a una tastiera.
Avremmo potuto raccontarvi che andava tutto bene, che Stramaccioni sarebbe rimasto al suo posto, e come tutti avremmo fatto un repentino dietrofront al momento dell'annuncio della non riconferma da parte di Moratti. Ma perché nascondere al tifoso, che nella mia idea vuole sapere la verità che circonda la sua squadra, quello che da lì a poco sarebbe accaduto? L'obbligo morale del nostro lavoro prevede che si racconti la verità, come quello del medico è di curare il paziente in ogni condizione di salute e del calciatore impegnarsi sul campo anche a giochi già fatti. Se per qualcuno questo vuol dire volere il male della società, cade suo malgaro in un paradosso: se cerchiamo di raccontare, secondo quel che riusciamo a captare, quali sono le mosse e le decisioni della dirigenza, dopo che sono state prese, come facciamo a influenzarle?...
FcInterNews si è posto come obiettivo, fin dalla nascita, di essere sì una testata di parte, interamente dedicata all'Inter, ma non per questo faziosa, né cieca di fronte all'evidenza. E se c'è una verità da raccontare, per quanto scomoda possa essere, noi la racconteremo. E' il nostro lavoro, è quello che la maggior parte dei tifosi (per fortuna la stragrande maggioranza di quelli che ci seguono) vuole. Se a qualcuno non piace il nostro modo di agire, se non gradisce la linea editoriale (esiste la libertà di stampa), se preferisce leggere sempre e comunque parole d'amore per questo o quel calciatore, allenatore, dirigente, può dedicarsi ai tanti blog nerazzurri sparsi in rete; se si vuole un'informazione onesta e corretta, realista ed equilibrata, indipendente e libera, siete nel posto giusto.
Ognuno è libero di leggere o non leggere il nostro sito, può piacere e non piacere, e sicuramente siamo consci del fatto che molti parlano per invidia o perché la moda dei social network pare ora essere diventata quella di dover apparire come esperti in tutto, come se tutti debbano sapere la verità dietro ogni azione. Ed ecco spuntare come funghi nuovi Messia che annunciano che FcInterNews è schierato con gli argentini della squadra, anzi no è manipolato dalla società, anzi no è pagato per dire determinate cose, macché secondo altri spariamo nel mucchio e qualche volta ci prendiamo. Impossibile e inutile stare al passo con tutte le idiozie che si dicono sul nostro conto, siamo consapevoli del fatto che i media in generale, soprattutto quelli che ci “prendono”, a pelle possono stare antipatici, ma il nostro scopo non è quello di risultare simpatici o antipatici, ma di far bene il nostro mestiere. E se si parla tanto di noi forse è perché spesso ci riusciamo. Ci siamo dotati di un avvocato per valutare singolarmente i casi di diffamazione nelle situazioni più gravi, per il resto lasciamo che blogger e invidiosi si divertano a ironizzare sul nostro conto senza avere in mano neanche uno straccio di prova di quel che dicono: se fossimo pagati dalla società, se facessimo l’opposto di quel che ci siamo prefissati, ovvero libera e indipendente informazione, saremmo facilmente denunciabili all’Ordine.
Ecco se tutti questi pseudo esperti sono così certi delle nostre magagne sono liberi di passare dalle parole ai fatti, ci denuncino pure o la smettano una volta per tutte di denigrare l’onesto lavoro di chi forse paga il fatto di svolgere troppo bene il proprio mestiere. Una cosa è certa: tutte queste attenzioni ci rafforzano e ci compattano, per fortuna riceviamo anche migliaia di attestati di stima, nazionali e internazionali, e la maggior parte di voi è con noi. E’ per voi che ogni giorno diamo tutti noi stessi per fare informazione, né “marchette” né supposizioni, solo pura e semplice informazione. Libera.
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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