Meno uno al termine del campionato. Come direbbe Giuseppe Marotta non è ancora tempo di consultivi definitivi, ma con due Coppe in più già in bacheca, si può definire la stagione come sicuramente positiva. Comunque andrà a finire. Siamo sinceri: qualora l’Inter dovesse terminare il campionato al secondo posto, i maggiori rimpianti (e il conseguente rosicare) sarebbe relativo a chi si laureerebbe campione d’Italia, ossia gli storici rivali del Milan. Per una squadra, quella rossonera, che praticamente tutti reputano inferiore a quella di Inzaghi, ma che tra un pianto e una vittoria, ha messo la freccia. E oggi può solo perdere il Tricolore.

Tant’è. È normale che il tifoso nerazzurro sia incazzato. Lo stesso vale per i giocatori e lo staff tecnico. Però ribaltiamo un attimo il punto di vista. Torniamo alla scorsa estate, dopo le cessioni di Hakimi e Lukaku (e l’addio di Eriksen). Ecco, allora di certo l’obiettivo non era quello di vincere assolutamente tutto in Italia. E di giocarsela alla pari con la probabile futura squadra campione d’Europa. Sarebbe andato bene qualificarsi in Champions, sopravvivere al girone europeo. E magari tentare l’exploit nella coppa nazionale.

Accontentarsi è sbagliato. Analizzare certi risultati con cognizione di causa, un comportamento assolutamente da seguire. 

In questa stagione si è visto un po’ di tutto. Un’Inter bellissima, con un gioco spumeggiante. Ma pure un undici incapace di segnare con le mani. Una condizione fisica da partite di 150 minuti, come l’acqua alla gola dopo mezz’ora. Prestazioni esaltanti, prove discutibili.

Ma la verità è che i pregi e le cose positive battono nettamente quelle negative. Si dovrà prendere nota da propri errori e non ripetere gli stessi sbagli. Per ripartire e provare di nuovo a vincere.

Lascio da parte il calciomercato, quello sarà fondamentale. È ovvio che se togli e non aggiungi, prima o poi non vinci. Ma le considerazioni sulla rosa verranno espresse a settembre.

Adesso è giusto provare a crederci sino alla fine. Ricordando magari che il 22 maggio è una data da interisti (e resterà tale per sempre). Nel 2010 il Triplete di Mourinho. Se dodici anni dopo arrivasse la Tripletta da Inzaghi sarebbe qualcosa di strepitoso, magico, forse irripetibile (per la situazione attuale). Ma se non dovesse essere così, mano ai vincitori e applausi a tutti gli interisti.

I fallimenti sono altri.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 20 maggio 2022 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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