Nel 2023 Lautaro Martinez è diventato l’assoluto trascinatore dell’Inter, di cui ora è il leader indiscusso. E non solo per la fascia da capitano stretta intorno al suo braccio nelle ultime partite, utile per provare a cancellare, per quanto possibile, il fastidioso ‘caso-Skriniar’. A raccontare l’inizio anno col turbo del Toro ci pensano i numeri: dopo il parziale digiuno da gol nel big match vinto contro il Napoli - complice anche la panchina iniziale a causa del ‘fresco’ Mondiale che l’ha caricato a molla, soprattutto dal punto di vista mentale - il 10 nerazzurro ha timbrato il cartellino con estrema puntualità: prima contro il Monza (in campionato), poi è stato il turno del Parma (agli ottavi di Coppa Italia), dell’Hellas Verona e della Cremonese (di nuovo in Serie A) senza dimenticare il doppio graffio nei due derby vinti nel giro di 20 giorni contro il Milan, tra Supercoppa e campionato. Da Riyadh a Milano la storia non è cambiata, con il Diavolo inginocchiato al cospetto del Biscione e Lauti che, con prepotenza, continua a scrivere il suo nome nella storia dell’Inter e della stracittadina milanese.
Il numero 10 interista, match winner con l'incornata vincente che ha decisio l'ultimo incrocio con i cugini, è diventato infatti il secondo miglior marcatore straniero nella storia del club nerazzurro nel derby: sono 7 i gol dell'argentino (il secondo in stagione dopo quello in Arabia Saudita), ora dietro solo a Istvan Nyers (a quota 11). Ma non è tutto, perché l'ex Racing Avellaneda è anche il terzo marcatore straniero di sempre in Serie A con l'Inter: il gol contro il Milan gli ha permesso di salire a quota 70 in campionato con la maglia nerazzurra. È il 12° giocatore nella storia interista a raggiungere questo traguardo, il terzo straniero dopo il già citato Nyers e Mauro Icardi.
Già, Maurito. Che aveva accolto Lautaro a Milano come un fratello (da buon connazionale) e che con lui condivideva la maglia dell’Inter. Come molti ricorderanno, Icardi sotto la gestione Spalletti era praticamente intoccabile (fino alla rottura firmata Wanda Nara) mentre il giovane di Bahia Blanca, appena arrivato sotto la Madunina, era costretto a muoversi nell’ombra del 9 alla ricerca di qualche spazio. I due argentini erano visti come alternativi l’uno all’altro, e infatti raramente hanno giocato insieme. Fino a che le strade non si sono separate, con Mauro volato in Francia ad incassare i golosi milioni del solito PSG - che l’ha poi scaricato in Turchia, al Galatasaray - e con Lautaro che è invece rimasto all’Inter. Per prendersela di forza e garra, iniziando a collezionare trofei su trofei. Dallo scudetto alla Coppa Italia fino alle due Supercoppe Italiane, passando per i successi con l’Albiceleste in Copa America, nella Finalissima contro l’Italia campione d’Europa e, soprattutto, nel Mondiale in Qatar. Mentre Maurito lo osservava comodamente dal divano di casa, magari sorseggiando un mate, pensando a quello che poteva essere e che invece non è stato.
Con il tempo Lautaro ha fatto dimenticare Icardi, è diventato l’insostituibile della LuLa e il centro dell’Inter. Leader in campo, con prestazioni da giocatore maturo e totale, e fuori dal campo, con dichiarazioni… da capitano. Una metamorfosi da top player.
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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