E pensare che fino a qualche mese sarebbe stata un'altra squadra a dover partire "al Max". E invece no, nel giorno che ha visto il trionfo del Max che più piace agli interisti, quel Verstappen che al GP di Monza 2018 teneva in bella la mostra la maglia nerazzurra personalizzata consegnatagli dall'altro olandese De Vrij, guarda caso oggi al rientro dal primo minuto dopo un mese dal suo infortunio subito con gli Oranje, la squadra di Inzaghi fa capire ancora una volta che non le piace proprio vincere di corto muso, anzi, senza che il suo tecnico dia lezioni né offra sproloqui di tattica e onniscienza calcistica, strapazza e surclassa anche il Cagliari a San Siro. È un'Inter che ha imparato come si fa a partire sempre a razzo e non fa sconti, nemmeno agli ex: Spalletti, Thiago Motta, Mourinho, Mazzarri, e tra il primo e il secondo c'è pure un tecnico capace che di cognome fa Zanetti e si dice ultimamente fermi pure chi in Laguna sarebbe voluto andare al Max, sono cinque vittorie di fila per i nerazzurri con 14 gol fatti e solo 2 subiti, 0 nelle ultime quattro. Verstappen trionfa in scuderia Red Bull ad Abu Dhabi, mentre in campionato siamo ancora lontanissimi dall'ultimo giro, una cosa però è certa: anche l'Inter ha voluto mettere le ali.
La quinta vittoria di fila vale il sorpasso a quota 40 punti in vetta alla classifica sul Milan di Pioli che a Udine è apparso meno indiavolato, nonostante l'uscita dall'Europa (una sola vittoria ma comunque a testa alta) avesse dovuto dargli maggiore benzina. Non si sa come l'addio a Champions senza nemmeno la consolazione dell'Europa League possa giovare in campionato ai rossoneri, favoriti per natura dal dna europeo: sarà contentissimo Ibra, che vedendosi avvicinare l'Inter (un mese fa distante 7 punti) e infine superato dai nerazzurri potrà giocarsela per lo scudetto con ancor più adrenalina. Crolla invece il Napoli che al Maradona contro l'Empoli ha subito il secondo ko di fila in casa. Una settimana fa era stato 2-3, ma di fronte c'era la Dea di Gasperini, poi la vittoria contro il Leicester in Europa League con tuffo sull'erba bagnata di Spalletti, ieri ci ha pensato Cutrone a causare uno svenimento improvviso al tecnico squalificato in tribuna. Al netto dei risultati e dello stato di forma delle compagini in gara, l'avversario più accreditato per l'Inter a oggi sembra essere proprio l'Atalanta, che battendo l'Hellas al Bentegodi ha infilato la sesta vittoria nelle ultime sei di campionato. I nerazzurri hanno un solo punto di vantaggio sul Milan e mantengono il più tre sui bergamaschi, balzati ora al terzo posto dopo aver superato il Napoli. E chissà se quel rigore di Dimarco contro la Dea... Alt, con i 'se' e con 'quel rigore' non si va da nessuna parte, lo dimostra Jorginho che ormai al Chelsea tira e segna bendato dagli undici metri, ma anche Lautaro che all'Inter continua a sbagliare, ma almeno stavolta ha la forza per riscattarsi.
Cogliamo al volo l'occasione per proporre un contratto a vita per Calhanoglu come rigorista, battitore di punizioni, calci d'angolo, rimesse laterali e rinvii dal fondo, magari anche da lì ne esce fuori qualche assist. Al volo come i palleggi di Barella, che si fa perdonare con due assist il rosso di Madrid, e come il raddoppio di Sanchez che non sembra sia rimasto adombrato dalle voci di un suo possibile addio a gennaio, mentre il turco porta a spasso il pallone sempre tra i piedi, circumnaviga la mediana cagliaritana e scaglia in porta il siluro del tris: sesto centro in nerazzurro per l'ex Milan, che a suon di gol conferma a Ibra di aver tratto vantaggio dal suo passaggio all'altra sponda del Naviglio, come l'Inter da lui. Detto del Toro, che prima stappa il match incornando su calcio d'angolo di Hakan e poi mette i sigilli sfruttando il doppio regalo dei due ex Godin e Dalbert, con il primo che se lo vede sfuggire alle sue spalle e il secondo che lo tiene in gioco facendo saltare lo schema del fuorigioco, ma è l'Inter che ormai funziona come un complesso orchestrale, una squadra sempre più consapevole della sua forza e dei suoi mezzi, una scuderia in cui ogni componente sa a memoria quali sono i compiti e gli obiettivi, personali e collettivi, per questo può seguire la trama studiata in settimana ad Appiano o agire in maniera più creativa. È la formula di Inzaghi, ma visto il raggiungimento del prima posizione in classifica e la concomitanza dell'evento di F1 possiamo con più facilità definirla Formula Sim-One.
La quinta vittoria di fila vale il sorpasso a quota 40 punti in vetta alla classifica sul Milan di Pioli che a Udine è apparso meno indiavolato, nonostante l'uscita dall'Europa (una sola vittoria ma comunque a testa alta) avesse dovuto dargli maggiore benzina. Non si sa come l'addio a Champions senza nemmeno la consolazione dell'Europa League possa giovare in campionato ai rossoneri, favoriti per natura dal dna europeo: sarà contentissimo Ibra, che vedendosi avvicinare l'Inter (un mese fa distante 7 punti) e infine superato dai nerazzurri potrà giocarsela per lo scudetto con ancor più adrenalina. Crolla invece il Napoli che al Maradona contro l'Empoli ha subito il secondo ko di fila in casa. Una settimana fa era stato 2-3, ma di fronte c'era la Dea di Gasperini, poi la vittoria contro il Leicester in Europa League con tuffo sull'erba bagnata di Spalletti, ieri ci ha pensato Cutrone a causare uno svenimento improvviso al tecnico squalificato in tribuna. Al netto dei risultati e dello stato di forma delle compagini in gara, l'avversario più accreditato per l'Inter a oggi sembra essere proprio l'Atalanta, che battendo l'Hellas al Bentegodi ha infilato la sesta vittoria nelle ultime sei di campionato. I nerazzurri hanno un solo punto di vantaggio sul Milan e mantengono il più tre sui bergamaschi, balzati ora al terzo posto dopo aver superato il Napoli. E chissà se quel rigore di Dimarco contro la Dea... Alt, con i 'se' e con 'quel rigore' non si va da nessuna parte, lo dimostra Jorginho che ormai al Chelsea tira e segna bendato dagli undici metri, ma anche Lautaro che all'Inter continua a sbagliare, ma almeno stavolta ha la forza per riscattarsi.
Cogliamo al volo l'occasione per proporre un contratto a vita per Calhanoglu come rigorista, battitore di punizioni, calci d'angolo, rimesse laterali e rinvii dal fondo, magari anche da lì ne esce fuori qualche assist. Al volo come i palleggi di Barella, che si fa perdonare con due assist il rosso di Madrid, e come il raddoppio di Sanchez che non sembra sia rimasto adombrato dalle voci di un suo possibile addio a gennaio, mentre il turco porta a spasso il pallone sempre tra i piedi, circumnaviga la mediana cagliaritana e scaglia in porta il siluro del tris: sesto centro in nerazzurro per l'ex Milan, che a suon di gol conferma a Ibra di aver tratto vantaggio dal suo passaggio all'altra sponda del Naviglio, come l'Inter da lui. Detto del Toro, che prima stappa il match incornando su calcio d'angolo di Hakan e poi mette i sigilli sfruttando il doppio regalo dei due ex Godin e Dalbert, con il primo che se lo vede sfuggire alle sue spalle e il secondo che lo tiene in gioco facendo saltare lo schema del fuorigioco, ma è l'Inter che ormai funziona come un complesso orchestrale, una squadra sempre più consapevole della sua forza e dei suoi mezzi, una scuderia in cui ogni componente sa a memoria quali sono i compiti e gli obiettivi, personali e collettivi, per questo può seguire la trama studiata in settimana ad Appiano o agire in maniera più creativa. È la formula di Inzaghi, ma visto il raggiungimento del prima posizione in classifica e la concomitanza dell'evento di F1 possiamo con più facilità definirla Formula Sim-One.
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