Un’altra estate è iniziata e sta addirittura velocemente sfuggendo già via ed ecco che in men che non si dica è scoccato da poco il ventiduesimo giorno di calciomercato (quantomeno dall’inizio ufficiale della sessione di trasferimenti estiva) che equivale a quasi metà percorso. Loading, l’Inter 2024/25 è in divenire. Un caricamento, quello in corso, che procede a velocità di crociera più o meno uguale a quella dello scorso anno quando, di questi tempi, si erano già avvicendati una serie di spiacevoli inconvenienti che avevano di sicuro reso quell’apparente calma e serena crociera in un’avventura navale da mare forza nove. Di numero e di fatto considerato che a far imbarcare le prime manciate d’acqua fu proprio quello che ad onor di cronaca sarebbe dovuto essere il numero 9 di Inzaghi, ma tentennamenti, flirt con altri club, sparizioni improvvise e telefonate perse hanno scritto una storia ormai nota e arcinota ai più finita con un prestito rimasto secco, una trattativa Roma-Chelsea mai iniziata e un club ancora da sposare dopo un sesto posto e un’ennesima finale persa, al fronte di uno scudetto stravinto degli ex amici. Ma questa, ribadiamo, è un’altra storia, così come un’altra storia è il resto dei versi che hanno composto il lungo romanzo che ha portato all’assemblamento di quella squadra finita, nove mesi più tardi, sul gradino più alto del podio italiano.
Per tornare a noi e ad oggi, rispetto allo scorso anno di questi tempi, quando Inzaghi aveva già visto ri-partire Lukaku, già accolto Sommer, Thuram, Frattesi… per citarne alcuni, la sessione di mercato attuale ha tutti i tratti di un romanzo rosa da aprire in spiaggia per ammazzare il tempo: nessun grande colpo di scena per il quale sperare, nessun grande ribaltone da temere, né gioia né ansie da dover dosare. Nessun avvicendamento da scoprire con frenesia e impazienza, né grandi perdite da evitare o temere. Insomma da Viale della Liberazione, non spirano venti avversi e neanche sembrano esserci preludi di particolari tempeste al netto del concitato avvio che aveva visto il passaggio di proprietà da Zhang a Oaktree diventare centro di un ciclone più mediatico che fattuale che sembrava spalancare le porte per un insperato periodo di depressione che ancora una volta alzava il freno a mano della progettualità aziendale. Previsioni sbagliate e via con la convulsa ricerca di folate di vento che agitassero le acque.
Agitazioni e alta marea che faticano però ad arrivare al netto delle canoniche sterzate e leggere deviazioni di rotta dovute ai vari imprevisti quali Cabal, "soffiato" sul più bello dalla Juve e Tessmann, passato ai titoli come il Samardzic in versione 2024 di turno, che tradotto equivale all'oggetto del desiderio tanto corteggiato ma prontamente riposto nel cassetto di provenienza. Rinuncia che nasce non per nulla e che al contrario dà continuità alla linea tracciata lo scorso anno proprio con Samardzic: atteggiamento ritenuto non idoneo ai dettami societari e grazie e arrivederci. La speculazione immediatamente successiva (alla questione Cabal quanto a Tessmann) è naturale conseguenza di un'astinenza di mare forza 9 mai innescata e apparsa quasi come manna dal cielo ai detrattori a tutti i costi.
Per fortuna, almeno questa volta, l'esercito dei malcontenti perenni sembra aver perso buona parte dei ranghi. Per i più svariati motivi: magari per stanchezza, ovviamente per gli eccellenti risultati ottenuti dalla squadra. E molto probabilmente anche per l'acquisita certezza di avere una dirigenza che ha dimostrato negli anni di sapere il fatto suo e di sapersi muovere a dovere nei meandri di un labirinto chiamato mercato. Alla quale va aggiunta la visione pragmatica delle cose, e cioè il fatto che l'Inter poco deve fare per ritoccare la sua rosa e soprattutto lo può fare a determinate condizioni (leggi soprattutto liste UEFA e relativi parametri) e secondo il principio del 'uno esce, uno entra' che mai come adesso è l'architrave di ogni potenziale manovra. Nessuna fretta, come disse a suo tempo Ausilio, e nessun motivo per andare nel panico: la barca naviga placida, e gli scogli all'orizzonte ad oggi sono solo un lontano ricordo.
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