Innanzitutto, buon Natale tutti voi che ci leggete quotidianamente, che ci regalate un po' del vostro tempo e ci trasmettete quel booster che ci serve per migliorare ogni giorno, o quanto meno provare a farlo. La speranza è che stiate bene, senza la minima retorica che di questi tempi tradizionalmente abbonda, perché mai come in questi ultimi due anni abbiamo toccato con mano quanto le nostre certezze possano improvvisamente venire meno.

E per fortuna che tra le certezze, per noi tifosi nerazzurri, c'è ancora l'Inter. Un anno fa di questi tempi eravamo alle spalle del Milan, che legittimamente celebrava il titolo d'inverno con vista su una possibile impresa, mentre noi ci leccavamo ancora le ferite per quel nefasto 0-0 contro lo Shakhtar. Poi sappiamo tutti com'è andata a finire. Oggi l'Inter è davanti al Milan, che a sua volta si lecca le ferite per l'ultimo posto in Champions che, precedenti alla mano, potrebbe stimolare spiriti di emulazione. E chi siamo noi per negare questa speranza?

Si dice: a Natale siamo tutti più buoni. Per questa ragione non diremo nulla a chi la scorsa estate ha scelto di andarsene per seguire le proprie ambizioni e oggi probabilmente si sta chiedendo chi gliel'abbia fatto fare.

Per questa ragione non diremo nulla a chi, a mercato concluso, metteva in discussione persino la qualificazione alla Champions League dell'Inter.

Per questa ragione non diremo nulla a chi, dopo averlo ripetuto più volte un anno fa, a questo giro non pretende che l'allenatore più pagato vinca lo scudetto o che lo vinca chi è uscito dalle coppe europee con largo anticipo.

Per questa ragione non diremo nulla a chi sbeffeggiava Marotta e Ausilio per aver ingaggiato Calhanoglu, un reietto rossonero destinato a fallire perché estremamente sopravvalutato.

Per questa ragione non diremo nulla a chi, orfano di Hakimi, ha concesso dieci minuti a Dumfries per dimostrare di valere il marocchino salvo bollarlo come inadatto. Tra i due probabilmente c'è ancora tanta distanza, ma per fare bene a volte basta avere la testa giusta.

Per questo non diremo nulla a chi ha messo in discussione le qualità e la tenuta di Dzeko, simbolo di ridimensionamento dopo l'addio di Lukaku, solo perché arrivato praticamente gratis e per qualcuno già pensionato.

Per questo non diremo nulla a chi, via Conte, non avrebbe scommesso un euro su Inzaghi, sostenendo che avrebbero fatto meglio di lui colleghi on fire o cavalli di ritorno parecchio costosi. Siamo solo al giro di boa, ma qualcuno dovrebbe fare ammenda.

Per questo non diremo nulla a chi per giustificare il ritardo in classifica sbandiera gli infortuni della propria squadra, ignorando che anche l'Inter ha avuto i propri problemi di infermeria.

Per questo non diremo nulla a chi, pur occupandosi di altre squadre e altri colori, non fa che parlare di Inter confermando un pizzico di invidia nei confronti di chi ha in bella mostra lo scudetto sul petto e lo sta difendendo con orgoglio.

Per questo non diremo nulla a chi, sottovalutando la forza mentale di un gruppo campione d'Italia, si è focalizzato più sulle partenze rispetto a chi è rimasto e ha dato per scontato che l'Inter dovesse accontentarsi solo del ruolo di terza incomoda.

Ce ne sarebbero di cose da dire gettando l'occhio sulla realtà dei fatti, ma oggi è Natale e siamo tutti più buoni. E più contenti, da interisti, lassù in cima alla classifica.
Sezione: Editoriale / Data: Sab 25 dicembre 2021 alle 00:01
Autore: Fabio Costantino
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