Alla fine è accaduto. Un fulmine a ciel sereno, perché nonostante il contesto ambientale fosse abbastanza indirizzato, dalla società non c’erano ancora segnali di una svolta così imminente. Anzi, sembrava che la decisione di andare avanti per le prossime tre partite con Mazzarri fosse più che assodata. Invece, nella notte il via libera al cambiamento repentino: esonero di Mazzarri, ritorno di Mancini. Un coup de théatre in piena regola di morattiana memoria, e chissà che il recente confronto tra Thohir e MM non abbia schiarito le idee all’indonesiano. Si ricomincia con il Mancio, dunque, una scelta apprezzabile per il semplice fatto che lo jesino sa come si fa a costruire una squadra partendo dal basso, con programmazione, così come ha intenzione di fare Thohir stesso. Però occhio, non basta un cambio in panchina, da tempo sostengo che l’allenatore era solo uno dei problemi di questa Inter. Bisogna dare una svolta anche ad altri livelli, e in particolare supportando il nuovo tecnico con rinforzi adeguati magari già a gennaio, sempre rispettando i parametri auto-imposti dal club. Altrimenti si rischia di ritrovarsi, dopo un’euforia iniziale, nelle stesse condizioni vissute fino a ieri.

A lungo ho sostenuto Mazzarri nella sua esperienza all’Inter, perché consapevole del fatto che, pur non ottenendo i risultati, etichettarlo come capro espiatorio era una forzatura, ingiusta nei confronti di un professionista serio e, a suo modo, anche vittima di situazioni indipendenti da lui, pur avendo le sue responsabilità. Responsabilità che, quando le cose non funzionano, penso si debbano dividere equamente tra tutti i soggetti in gioco, società in primis, e un settore tecnico che comprende sì l’allenatore e il suo staff ma anche la squadra. Penso che il problema fondamentale fosse soprattutto da ricercarsi nella transizione epocale che in casa Inter ha travolto tutto e tutti. La squadra in senso stretto si trova infatti ancora a pagare sulla sua pelle il passaggio di proprietà e soprattutto la situazione da profondo rosso delle sue finanze. Thohir sta cercando di risanarle e non può permettersi di rinforzare un parco giocatori che invece avrebbe bisogno di rinforzi di un certo livello. L’Inter di Moratti e del Triplete purtroppo non esiste più, i tifosi devono mettersi il cuore in pace. Un mercato quasi a costo zero provoca inevitabilmente grossi rischi, ti può andare bene come nei casi di Osvaldo e Dodò, o lasciare grossi dubbi come per il momento lasciano gli acquisti di Vidic, M’Vila e anche Medel.

Oggi si è consumata un’altra svolta, meno epocale rispetto al cambio di consegne societario, ma altrettanto significativa. Come abitudine di chi l’ha preceduto, Thohir ha deciso che per il bene della squadra fosse meglio cambiare allenatore, pur avendo protetto Mazzarri a lungo. Ritorno al passato, dunque, un passato vincente che lascia ben sperare per il futuro.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 14 novembre 2014 alle 14:00
Autore: Marco Barzaghi / Twitter: @marcobarzaghi
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