Solo dieci giorni sono trascorsi dalla meravigliosa festa scudetto e come da tradizione, in casa Inter, ne succedono tante di cose. Di alcune, negli anni, ne avrei fatto volentieri a meno. Avrei fatto volentieri a meno di rivivere l'addio di Roberto Mancini dopo lo scudetto vinto sotto il diluvio di Parma, così come l'addio di José Mourinho dopo aver centrato il Triplete, così come quello di Rafa Banitez un minuto dopo aver vinto il Mondiale per Club. Ora è toccato ad Antonio Conte dire “ciaone” subito dopo aver stravinto uno scudetto che sulla sponda più nobile del Naviglio mancava da ben undici anni. Aveva ragione il grande Giovanni Trapattoni, detto Trap. L'Inter è una centrifuga. All'Inter si vivono emozioni intense quando si vince, ma dopo aver compiuto un percorso ad ostacoli che logora, strema, esaurisce. Mai banali le storie nella Beneamata e non poteva essere altrimenti, visto il dna dei soci fondatori in quella magica notte milanese del lontano 1908.

Questa volta Antonio Conte avrebbe voluto onorare i tre anni del ricco contratto che lo legava all'Inter. Voleva continuare a lottare per vincere vestito di nerazzurro, insieme a tutti i suoi fedelissimi. Per lui, nessuno di questi doveva essere ceduto, magari si sarebbe dovuto lavorare per altro tipo di cessioni con possibili entrate intelligenti. Conte non ha trovato terreno fertile per questo scenario, la proprietà ha ribadito come fosse imprenscindibile tornare a far respirare le casse del club. E così, mentre il tecnico campione d'Italia trattava e otteneva anche una buonuscita che ha fatto discutere, l'Inter ha iniziato ad ascoltare con grande interesse le richieste provenienti dall'estero, Parigi in testa, per Achraf Hahimi.

Dopo solo un anno di permanenza di questo violentatore della fascia destra che, dopo le partite, presenta solchi difficili da rimettere a posto. Sette gol e undici assist per la freccia marocchina, a soli 22 anni. L'Inter aveva trovato il nuovo Maicon. Sarà un altro Roberto Carlos. L'Inter lo cederà per tanti soldi che servono per la stabilità, ma non faranno esultare i tifosi che da settembre, incrociamo le dita, torneranno a riempire il Meazza. Uno strappo coast to coast di Hahimi accompagnato dal boato di San Siro avrebbe giustificato, da solo, il prezzo del biglietto. E invece, purtroppo, lo strappo sarà di altro genere.

Fortunatamente in Viale della Liberazione, dove spicca la decorata sede dell'Inter, lavorano dirigenti di grande spessore che, nonostante le difficili e impopolari indicazioni della proprietà, riescono a piazzare lo stesso il colpo ad effetto. E, visto che un vincente come Conte, alias Massimiliano Allegri, ha deciso di tornare da chi non lo aveva più voluto, ecco che Marotta e compagni hanno chiuso con Simone Inzaghi.

Quarantacinque anni, bella presenza, grande educazione e rispetto per l'interlocutore, cinque anni ad alto livello in una Lazio con ottimi giocatori, ma con rose mai complete dal punto di vista numerico. Inzaghi ha davanti a sé una grande sfida, quella di uscire dalla comfort-zone biancoceleste per misurarsi in una piazza che ha ritrovato il dolce sapore della vittoria e non vorrebbe tornare a cibarsi della semplice lotta per un posto tra le prime quattro.

Cosa non dovrà fare quindi Simone Inzaghi per non entrare prematuramente nella centrifuga nerazzurra? A mio avviso dovrà cercare di imporre sin da subito la sua personalità nello spogliatoio e anche nel club. Non si pretende che possa essere un “martello” come Conte che sapeva creare ad arte la polemica per tenere sempre l'ambiente carico. Simone ha altre caratteristiche caratteriali e quelle dovranno sempre emergere. Dovrà rispettare il club che lo ha scelto, ma non dovrà essere uno yes-man. All'Inter, soprattutto all'Inter tornata vincente, non pagherebbe.

In attesa della ufficializzazione del contratto biennale già firmato, l'ex tecnico della Lazio ha già preso contatti con il mondo Inter, ha già parlato con Romelu Lukaku. Big Rom, eletto dalla lega di serie A come miglior giocatore del campionato, era il primo dei fedelissimi di Antonio Conte, ma è diventato col tempo anche un giocatore-tifoso della squadra in cui milita. Siamo sicuri che aiuterà il neo tecnico, ancora di più quando si accorgerà della sua bravura. Sì, Simone Inzaghi: l'Inter è una centrifuga come diceva il Trap. Ma sarà bello provarci. Soprattutto con il tricolore sul petto.

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Sezione: Editoriale / Data: Mer 02 giugno 2021 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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