In questi giorni carichi di ansia, timore, smarrimento, il calcio somiglia tanto all'orchestrina sul Titanic che continua a suonare, mentre la nave affonda. Augurandoci naturalmente in un epilogo diverso e quindi felice in breve tempo, ora ci dobbiamo adeguare e credere che domani si possa trascorrere una domenica di passione e sofferenza, ma non per i dati sul Coronavirus che di ora in ora aumentano tristezza e preoccupazione, ma per le partite di calcio e le sorti della squadra del cuore. Dopo un vergognoso tira e molla, il carrozzone ha deciso di andare avanti a porte chiuse, decisione saggia per la salute di ognuno. Ma le porte chiuse, metaforicamente, serviranno a nascondere le vergogne di un sistema pieno di falle e che ora sono emerse in tutto il loro squallore. Falle nate all'origine, quando si è permesso di compilare calendari senza finestre utili per eventuali recuperi, perché la voglia di soldi sempre e comunque da parte dei club, permette al campionato di serie A di continuare a proporre 20 squadre. Una assurdità. Una cosa senza senso e provocatoria è che si sia arrivati a stilare questo calendario provvisorio scrivendo che Inter-Sampdoria sarà recuperata nella 'prima data utile'. La traduzione recita questo: non esistono date utili e quindi il calcio italiano dovrà sperare che l'Inter sia eliminata al più presto dall'Europa League. Applausi. Giovedì prossimo, escalation del virus permettendo, a San Siro si giocherà l'andata degli ottavi di finale fra Inter e Getafe. Penso che non ci sia tifoso nerazzurro che non speri in un impegno feroce della Beneamata per andare avanti nella competizione e far così sudare freddo i gufi istituzionali. Le gufate delle tifoserie avversarie sono sacrosante e rappresentano il sale della passione popolare che accompagna il calcio, ma sapere che ora nelle stanze del potere campeggino virtualmente i poster del Getafe per trovare la data utile a Inter-Sampdoria, fa ridere e piangere nello stesso momento.

In un momento così difficile per la salute della gente e drammatico per le sorti dell'economia nostrana, si è pensato bene di fare le pulci al presidente dell'Inter Steven Zhang per aver apostrofato in modo poco elegante il presidente della Lega di serie A. Non ho gli occhi foderati di prosciutto, il tifo che mi accompagna fin da piccolo per i nerazzurri non mi impedisce di capire come Zhang sia difeso a prescindere dagli interisti, mentre venga stigmatizzato oltre misura per la frase usata da chi tifa altri colori. Non mi interessa dire: si, ma... O si, però... Preferisco analizzare i fatti. Il presidente dell'Inter ha detto a più riprese e con molta enfasi che in questi giorni la salvaguardia della salute di tifosi e atleti debba prevalere su qualsiasi altro interesse. Fissare Juventus-Inter insieme ad altre cinque partite a porte chiuse il giovedì e poi cambiare idea due giorni dopo sperando in una fantomatica gara a porte aperte (ai soli tifosi bianconeri) per lunedì 9 marzo, è stato un pensiero quanto mai singolare. Non proprio propedeutico a salvaguardare la salute, visto che già nella scorso week-end si era capito che, purtroppo, non si dovesse fronteggiare una semplice influenza. La protesta dell'Inter messa a punto dalla coppia Marotta-Zhang non permetterà di arrivare ad un finale di stagione bello, avvincente, ma soprattutto sicuro. Nemmeno le porte chiuse potranno garantire che nessun tesserato sia toccato dal maladetto virus. Ma l'azione, accompagnata da parole più o meno forti ha contribuito a smascherare comportamenti dilettanteschi che il ricco calcio di serie A non può più permettersi. Alla fine della fiera quello che doveva accadere la scorsa settimana (giocare a porte chiuse) avverrà con sette giorni di ritardo e con ulteriori limitazioni dettate dal crescere del pericolo contagio. Ah e la Coppa Italia? Juve-Milan e Napoli-Inter? Quando e dove si giocherà la finale? Si vedrà, magari se ne parlerà la prossima estate. Dubbi e domande anche legittime, generati però dal peccato originale, quello di anteporre gli interessi economici dei club davanti a tutto e tutti. Ora si naviga a vista, sperando di non affondare definitivamente. Domenica sera cerchiamo di goderci un surreale derby d'Italia. A proposito, ma davvero Eriksen partirà dalla panchina?

Sezione: Editoriale / Data: Sab 07 marzo 2020 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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