E meno male che non doveva essere una vera rivoluzione. Una volta abbassato il freno a mano, Ausilio, Fassone e Mancini, con il placet dall'Indonesia, sono partiti in quarta. Al già annoverato Jeison Murillo, che da oggetto misterioso (accompagnato da diffidenza) è diventato improvvisamente un gran colpo in virtù delle prestazioni in Cile, ecco che si sono aggiunti Miranda e Geoffrey Kondogbia. Non i mezzi giocatori di cui tempo fa parlò l'ex presidente Moratti, ma calciatori di livello internazionale. Per il brasiliano manca l'ufficialità, ma lui dal ritiro della Seleçao, di cui è capitano, tra le righe parla già da interista. E a mio modo di vedere è uno splendido innesto, qualità ed esperienza, con l'età giusta per guidare un reparto a lungo orfano di un leader e sin troppe volte afflitto da labirintite. Poi c'è lui, l'altro Pogba. Non mi sono ancora espresso su questa operazione di mercato, ma al di là del valore intrinseco del giocatore esulto per la prova di forza dell'Inter in campo internazionale. Alla fine è stata quasi una questione di orgoglio cittadino, anche a costo di svenarsi economicamente (le rate triennali però aiutano e non poco) bisognava portare a casa il risultato. Qualcuno l'ha definita una sfida di virilità tra le milanesi, ma poco importa. L'importante è stato dimostrare che l'FC Internazionale può ancora sedersi a certi tavoli e fare la voce grossa, come non accadeva da tempo. L'immagine è tutto, soprattutto agli occhi dei tifosi che, conseguenza inevitabile, hanno manifestato il proprio entusiasmo in piazza della Repubblica. È questo l'unico modo per raccogliere abbonamenti su abbonamenti, per vendere le magliette, per dimenticare lo sgarbo di Yaya Touré che invece di fare il passo avanti che aveva promesso a Mancini si è tirato indietro. L'ivoriano è di un'altra categoria, ma Kondogbia promette bene e, soprattutto, è un valore aggiunto in ottica di bilancio: se il Mancio fa il suo dovere come ci ha abituati in passato, questo classe '93 pagato oggi 36 milioni bonus compresi potrebbe valere il doppio tra un paio di anni. Chiamasi investimento tecnico e finanziario, per la gioia di ET. Ben venga questa mossa coraggiosa, che però dovrà essere sostenuta dalle uscite, nonostante il FFP inizi a puzzare di anti-concorrenziale e in Europa non è un'etichetta che ti porta lontano.

Le uscite, dicevo. Resto dell'idea che Mateo Kovacic sia sempre in vetrina per far cassa e finanziare le acquisizioni da qui al ritiro di Brunico. Ma il #savekovacic forse ha sortito qualche effetto, o quanto meno ha scalfito certe convinzioni nella dirigenza. Magari è solo una coincidenza, ma da qualche giorno sono iniziate le grandi manovre alternative di sfoltimento: Kuzmanovic, Obi, Botta, Guarin, Andreolli, Hernanes, Santon (ok, fatico a capire questa possibile cessione, così come il diretto interessato e non solo), Nagatomo, Dodò, Juan Jesus, Shaqiri (ma siamo sicuri?) e chi più ne ha più ne metta. Non importa se gli incassi non saranno degni di applausi, conta raccogliere liquidità sufficiente per non attrarre l'attenzione degli ispettori Uefa e, soprattutto, per rinviare ad altre sessioni di mercato l'eventuale sacrificio del croato. Ribadisco il concetto dell'ultimo editoriale: se servisse per rinforzare la squadra, accetterei senza rimpianto un'uscita di Kovacic verso altri lidi. Anche a 25 milioni, se proprio non si riuscisse a strappare qualche euro in più. Ma solo in funzione di un reale arricchimento dell'attuale rosa, non certo per mezze figure. Kondogbia è un buon motivo per accettare il sacrificio. Ma se si riuscisse, come molti lettori reclamano, a trovare in modo alternativo, con tante piccole cessioni, il tesoretto necessario, ben venga. Il numero 10 potrà avere altro tempo per dimostrare di meritare la maglia e il numero che indossa: non certo per le qualità, indiscutibili, quanto piuttosto per l'utilità alla causa nerazzurra.

In conclusione, grande rammarico per i ragazzi dell'Under 21, che ieri sera hanno messo sotto l'Inghilterra di Harry Kane ma hanno pagato con un'eliminazione assurda la scellerata sconfitta all'esordio contro la Svezia. Menzione d'onore per Marco Benassi (che doppietta ieri!), nella lista dello sfoltimento ma, a mio modesto parere, da cercare di trattenere ancora vista l'evidente crescita mostrata nelle ultime due stagioni con la maglia del Torino e in nazionale. Certo, i soldi dei granata non puzzano e fanno comodo, ma per i giovani canterani che mostrano qualità e, soprattutto, margini di miglioramento così concreti, uno strappo alla regola del taglio al personale andrebbe fatta. Incrocio le dita, oggi potrebbero esserci novità: e se busta deve essere, che contenga qualcosa di interessante. Un plauso anche al capitano, Andrea Ranocchia, che tanti tifosi sperano possa fare le valigie. In campo non si sarà distinto per qualità e personalità, ma ieri su Twitter ha dato una lezione a tanti presunti tifosi, che lo hanno offeso/insultato mostrando anche la loro pochezza umana. Le repliche di @23_Frog sono state stupende: tanta autoironia e buon senso, una rarità per i personaggi pubblici così presi di mira sulle piattaforme social. Al di là di tutto, leggendo quei reply mi sono sentito orgoglioso di averlo come capitano.

 

P.S. - Ho ricevuto molte critiche per l'ultimo editoriale, alcune costruttive (grazie), altre offensive e senza un minimo di fondatezza. Oggi purtroppo esprimere un parere controcorrente ti espone a insulti a livello personale da parte di gente che neanche conosci e che non merita neanche il disturbo di una risposta (premetto, non sarebbe stata autoironica come quelle di Ranocchia). Pazienza, il mondo oggi va così, chi ha poco cervello lo certifica nel modo in cui si esprime. Tornando al tanto discusso paragone di Kovacic con Emre, non era tecnico. Si tratta di due profili diversi. Piuttosto, il messaggio era il seguente: nell'Inter in cui giocava (a singhiozzo) il turco, il croato avrebbe occupato il suo stesso posto tra panchina e spezzoni di gara. Non per assenza di talento, ma per concorrenza di alto livello nell'undici titolare. Sarebbe stato un onestissimo sesto uomo, usando il gergo cestistico, con talento ma poche opportunità per mettersi in mostra (l'Inter, storicamente, non ha mai dato tanta fiducia ai baby). E magari sarebbe stato ceduto proprio per lo scarso minutaggio a fronte di un'offerta sufficientemente gratificante. Lo posso assicurare, se si trovasse un modo per trattenere Kovacic, sarei molto contento per i tifosi che lo sostengono e per lui, che avrebbe un'altra stagione per onorare cotanta fiducia.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 25 giugno 2015 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
vedi letture
Print